Testimonianze dal terremoto

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Così vicini eppure così lontani: Barga e Minucciano distano di soli 40 chilometri ma più di una volta si sono sentiti lontani; “quella del terremoto” è una di quelle volte.
Minucciano è in questi giorni tristemente protagonista delle cronache per il lungo sciame sismico che lo sta investendo da venerdì 21 giugno, giorno in cui un evento primario di 5.2 gradi Richter ha smosso una qualche faglia che ancora, a distanza di 10 giorni, non sembra voler ritrovare la pace.
Le repliche si sono fatte sentire quasi ogni giorno con uno sciame che ha raggiunto ad oggi quota 1457 episodi con 19 sismi superiori ai 3 gradi, alcune delle quali davvero di forte intensità. Fortunatamente (per noi) nel nostro comune le scosse di terremoto avvertite sono state solo 4 o 5 pur essendo l’epicentro prossimo alla vicina ma lontana Minucciano.
E a valle giungono echi di campi di accoglienza e colonne della Protezione Civile, di edifici lesionati e di popolazioni spaventate ed è difficile, per noi, rendersi conto della reale situazione già che, forse la distanza, forse la morfologia del territorio, ci proteggono dal grosso dei movimenti tellurici e dal momento di emergenza che invece i nostri vicini della Garfagnana e della Lunigiana stanno purtroppo vivendo.
Comincia con questo presupposto il nostro viaggio verso le zone del sisma, per il quale abbiamo scelto come destinazione finale Minucciano, zona di molti epicentri di altrettanti terremoti anche solo strumentali di questa lunga sequenza. La domanda che ci muove è: cosa sta accadendo, realmente, in alta Garfagnana?

Lungi da noi – poiché impossibile – spiegare cosa succede sismicamente; sarà solo possibile capire gli effetti sugli immobili e sulle persone, ma questo è già importante per approfondire la nostra inchiesta.

La prima tappa del nostro viaggio verso l’epicentro del sisma è Gramolazzo, una frazione di Minucciano conosciuta soprattutto per il suo lago e la magnifica natura. Presso il campo sportivo, nei giorni immediatamente dopo il sisma del 21 giugno, è stato allestito un campo con circa 16 tende da circa 8 posti ciascuna, dove la popolazione dei paesi più colpiti sta trovando un poco di conforto grazie alla Protezione Civile della Toscana che ha in gestione il punto di accoglienza. Qui svolgono la propria opera anche i volontari del Nucleo di Protezione Civile ANC di Barga.
Alle 8.30, sotto un gazebo, incontriamo un po’ di persone che hanno passato lì la notte: anche se le loro abitazioni non sono danneggiate, dopo la scossa di 4.4 verificatasi nel pomeriggio di domenica 30 giugno, hanno preferito trovare un posto sicuro presso le tende della Protezione Civile.
Uno dei maggiori danni di questa sequenza sismica è infatti il panico che lentamente si è instillato nella popolazione ormai sfinita dal continuo tremare e è rimasta ancor più spaventata dal ritorno di scosse forti dopo giorni di movimenti solo strumentali.
La signora Tulia, di Minucciano, ci dice subito che chi ha potuto si è trasferito da parenti o amici lontano dalla zona dell’epicentro; gli altri, almeno la notte, la passano invece alle tende della Protezione Civile, dove “si sta in compagnia e passa la paura”. È lo stesso per Ornella e Marina, anche loro spaventate dalle continue scosse piccole o grandi che siano, le quali sottolineano come un grande conforto a questo senso di impotenza venga dalla gentilezza dei volontari e dalla grinta che il comune guidato dal sindaco Davini ha saputo dimostrare.
Anche il bel tempo è una piccola consolazione, ma la paura torna ad ogni scossa e così come Antonia e Michele, in tanti sono in apprensione per le proprie case. Quanto potranno ancora resistere, scossa dopo scossa?
Il capo campo Roberto Bocci dell’Anpas Lucca vigila su un campo che sembra essere una grande famiglia, neanche troppo affollato, ed anche lui, che di post-terremoti ne ha vissuti – dall’Aquila all’Emilia per citare solo i più recenti – ci spiega come il problema più grosso sia il terrore che ormai ha conquistato la popolazione. L’umore durante il giorno è assai sereno, ma poi basta una “scossetta” per paralizzare la gente e gettarla nel panico. La paura di essere traditi da ciò che si ha di più sicuro – la propria casa – è una bestia nera e la prospettiva di poter perdere tutto in un soffio atterrisce gli animi tanto che, ci conferma Bocci, ci si sta organizzando anche per poter offrire supporto psicologico.
Ma intanto è già un grande aiuto morale, per la popolazione, sapere che per ogni frazione, anche la più isolata, è stato allestito un campo di accoglienza: un piccolo conforto che fa sentire meno soli e meno vulnerabili.
Lo sanno a Ugliancaldo, delizioso borgo di pietra in provincia di Massa Carrara ma a un tiro di schioppo da Minucciano i cui abitanti hanno lasciato in massa le proprie case trasferendosi, come ci dice la signora Egle – l’unica che troviamo in paese – “nel campo vicino al cimitero nuovo”.
Lei e la sua famiglia, assieme ad un paio di altri nuclei sono rimasti in paese ignorando le fettucce bianche e rosse e le tracce di crolli solo “perché abbiamo le bestie”; gli altri hanno invece lasciato quello sfortunato borgo, all’imbocco della cui strada d’accesso dei cartelli gialli indicano chiaramente che l’”accesso è vietato a causa di crolli”.
Inquietante: Ugliancaldo è rimasto orfano dei suoi abitanti mentre pietre e calcinacci sono lì dove la forza di gravità li ha fatti precipitare e vistose crepe si aprono su alcune facciate, segno evidente di tutti i movimenti che hanno patito.
“Un danno doppio – dice il figlio della signora Egle, Nello, titolare dell’omonimo agriturismo e uno dei pochi rimasti in paese – oltre alle case, anche il lavoro è danneggiato: per noi, la stagione turistica, è già finita”.
Eppure, in questa situazione di anomalo pericolo, si cerca di rimanere normali: sulla strada che conduce a Ugliancaldo un nonno passeggia tra i castagni con la carrozzina ed il cane senza guinzaglio; il primo rumore che sentiamo giunti a Minucciano è quello di un decespugliatore, segno che qualcuno sta “sfrullinando” i poggi; vicino a dove parcheggiamo una signora innaffia le piante sulla scalinata.
Ma a svelare che tutto normale in realtà non è ci sono, nella piazzetta ai piedi del centro storico, diverse unità dei vigili del fuoco pronte per sopralluoghi ed eventuali soccorsi, dato che da queste parti le scosse sembrano non voler smettere di sollecitare vecchi muri e nuove costruzioni.
Un caffè al Bar alimentari “Caffè e delizie” ci permette di scambiare qualche parola con gli abitanti, anche loro atterriti da questo lungo periodo di apprensione e preoccupati per i danni riscontrati in diverse abitazioni.
Lo stesso bar, ad esempio, non è sicurissimo, lo ha detto il genio civile: la chiesa parrocchiale, lesionata, gli incombe sopra, e potrebbe portare ad un triste epilogo. Valentina, la barista, ci racconta un po’ come va la vita: “la situazione è di angoscia e ansia totale, siamo perennemente in allerta” ci dice descrivendo Minucciano come un paese fantasma: chi può se ne è andato, altri, addirittura sono stati sfollati. È il caso della signora Leandra, anche lei al bar per un caffè, anche lei “minacciata” dalla chiesa del paese; ed anche per Leandra “la paura è tantissima” e si acuisce ad ogni nuova scossa.
Fortuna che (e questa è opinione comune tra tutti quelli che abbiamo incontrato) “l’amministrazione comunale è stata bravissima: il nostro sindaco, Domenico Davini – ci dice la signora – ha agito davvero bene”.
Il sindaco Davini, sul campo senza sosta da oltre una settimana, non riusciamo ad incontrarlo, riusciamo però a parlare con il vicesindaco Erminio Monelli, anche lui impegnato senza interruzione da giorni e giorni per tutelare i suoi concittadini ed il patrimonio.
Con lui facciamo il punto della situazione e abbandonando il mondo delle emozioni ci addentriamo in quello dei numeri: da venerdì 21 giugno il comune si è immediatamente attivato in tutte le frazioni, aprendo ai cittadini la scuola (antisismica) di Gorfigliano, la scuola altrettanto antisismica di Gramolazzo e allestendo, grazie agli Alpini in congedo, gazebi con cucina a Pieve San Lorenzo, fino all’arrivo della Protezione Civile (che forse all’inizio aveva sottovalutato l’evento) e della Croce Rossa che hanno contribuito ad avere un punto di riferimento sicuro in ogni frazione.
Del resto sono 300 le segnalazioni di lesioni pervenute al comune e, mentre i sopralluoghi continuano (anche perché continuano le scosse), già 20 edifici sono stati dichiarati inagibili.
Molti si trovano nel centro storico del capoluogo, altri sono nelle frazioni ma fortunatamente non si sono verificati crolli così importanti da mettere a repentaglio la vita della popolazione.
Questo anche perché, sottolinea Monelli, dopo il terremoto del 1920, molti edifici sono stati consolidati con criteri antisismici e si augura che anche le strutture lesionate in questo 2013 possano essere rinforzate in modo analogo. Certo spesso il valore della casa non giustifica il prezzo dell’intervento, ma Monelli sa che la gente non vuole lasciare le proprie case e le proprie terre ed è sicuro che, con il supporto di contributi pubblici, tali interventi verrebbero effettuati.
Insomma non ci si abbatte e si aspetta che il terremoto smetta di tormentare questa terra: ogni giorno gli amministratori fanno il giro dei campi di accoglienza ed ogni giorno invitano la popolazione ad essere vigile e rimanere lucida, dato che l’unica difesa dal sisma è la prevenzione.
Certo la situazione è logorante ed il boato del terremoto, che qua si avverte chiaramente, paralizzante. Ma i garfagnini son gente concreta che non si perde d’animo e pare siano già pronti per tornare alla propria vita, quella serena, operosa, piena, tipica delle verdi valli del Serchio.

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