Che bella giornata

-

CHE BELLA GIORNATAdi Gennaro NunzianteItalia 2011 ————-Checco (Zalone), pugliese trapiantato al Nord, fa la bodyguard in una discoteca brianzola. In cerca del salto di carriera, attraverso una raccomandazione riesce ad entrare nel corpo di sicurezza preposto al Duomo di Milano. Nonostante l’aiuto del vescovo (Tullio Solenghi) e dell’amico don Ivano (Michele Alhaique) Checco comincia a creare da subito una serie di incidenti diplomatici e guai (come nei film di “don Brown”) fino all’incontro con Farah (Nabiha Akkari), ragazza araba, o meglio, “francese di madre bina” di cui si innamora perdutamente nonostante sia “un po’ piatta”. Farah si spaccia come laureanda in architettura mentre in realtà ha adescato Checco per
approfittare della sua ingenuità e piazzare una bomba sotto la Madonnina; non ha però fatto i conti con la tenera buonafede del ragazzo e soprattutto con la sua micidiale ignoranza.
Dotato di un cast di tutto rispetto (citiamo solo Rocco Papaleo, Ivano Marescotti, Cinzia Mascoli e Michele Salvemini alias CapaRezza), il nuovo film che vede protagonista la star televisiva Checco Zalone bissa il successo e il risultato del precedente. Zalone utilizza al meglio la sua verve comica in un crescendo di gag inanellate su un mix di arretratezza, stereotipi e villania, restituendoci un’immagine massacrata e – purtroppo – molto vicina alla odierna realtà italiana. Come non sorridere amaramente davanti alle innumerevoli citazioni della fantomatica famiglia Capobianco, ramo materno di Zalone, che pare una tentacolare organizzazione diffusa in tutti i corpi statali con lo scopo precipuo della raccomandazione e del favore personale? O allo scambio di battute: “Studi? Si vede che sei straniera, qua non serve mica a un c….”. Zalone sottolinea l’atteggiamento e il punto di vista animato di cliché dell’italiota, spingendolo a ridere di sé stesso con bonaria auto indulgenza. Il film, che non scade mai nella volgarità grossolana (ad eccezione meritevole delle canzoni simil melodiche, cifra di Zalone), ci presenta all’indomani del suo 150° un paese ignorante delle proprie ricchezze culturali ed umane, profondamente intrinseco ai soliti malcostumi e privo degli strumenti per avviare un confronto non solo interetnico ma addirittura interregionale. Così il pasticcio linguistico e lessicale creato da Luca Medici assurge a comico codice linguistico, grossolano e spassoso, che accantona e supera i vari cine panettoni all’insegna di una risata istintiva, ma almeno più intelligente.

Tag: ,

Lascia per primo un commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.