Stop all’uso personale di internet in ufficio

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Renato Brunetta ha dichiarato che è ora di dire stop all’uso del internet per motivi personali in ufficio. E’ lo stesso Brunetta , ministro, che ha tuonato contro l’analfabetismo informatico dei dipendenti pubblici ma adesso desidera mettere in atto le regole esistenti sull’uso di internet sul lavoro ma che non sono rispettate o applicate.
Tra gli obiettive della direttiva, composta di cinque pagine, sono incluse lo stop dei giochi al computer, il regolamento del e-mail e la pubblicazione d’una lista dei siti non accessibili. Saranno inclusi i siti con contenuto illegali, siti tipo facebook, siti dove si può comprare biglietti di viaggio e siti di shopping.
Ci sarà però da fare i conti con la violazione del regolamento della privacy. Come dichiara un esperto di privacy e sicurezza informatica al lavoro, Marco Maglio, dobbiamo fare attenzione alla “regola dello Statuto dei lavoratori che vieta qualsiasi controllo a distanza.”. Nonostante questo certi metodi per controllare il lavoratore su internet esistono ancora. Si possono configurare programmi informatici per bloccare siti illegali o non inerenti le attività lavorative; si possono usare dei filtri per i download; si può perfino controllare la quantità con la quale viene utilizzato internet.
In certi posto di lavoro alcune di queste regole sono già stati implementate. Ad esempio, nel Tribunale di Trento le chat e gli scambi di foto tramite internet sono stati proibiti come anche l’accesso facebook, senza eccezione.
Maglio continua comunque ancora sostenendo che “ovviamente le regole devono essere equilibrate , prevedere il confronto in azienda e non essere troppo rigide perché altrimenti si produce un effetto negativo.”.

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Commenti

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  1. Vincenzo Cardone


    Re: Santini contro il registro delle unioni civili. “Così si penalizza le famiglie”
    Concordo con Ghiloni e Tortelli che la discussione non può essere funzionale alla propria convinzione politica, anche se ovviamente ciò incide. Io credo che su alcune delicate questioni dobbiamo avere un atteggiamento laico nel senso più ampio del termine. Non dobbiamo partire da stereotipi, peraltro discutibili e facilmente confutabili, ma analizzare la società odierna e tentare di trovare soluzioni ai problemi dei cittadini che si trovano svantaggiati a causa della tipologia dei propri, “sacrosanti” rapporti affettivi. Affondare la nostra capacità di giudizio nel lontano passato ed affidarsi a vecchie regole (etiche e morali) per valutare situazioni che emergono oggi è un errore. Non dobbiamo perdere la nostra capacità, di creature pensanti, di nuove elaborazioni che ci consentano di superare e risolvere “nuovi” aspetti della vita di relazione. Sulla questione in discussione sono anche convinto che vi possano essere delle criticità, ma più che altro afferibili a problemi di natura economica che il riconoscimento delle unioni civili potrebbe in futuro toccare, ma qui entriamo in un’altra sfera di discussione. Termino ricordando a chi si è appellato al diritto naturale degli uomini/donne che questo diritto è profondamente mutato nel tempo in virtù di quelle elaborazioni, di cui ho fatto cenno, elaborazioni che con molte difficoltà sono un punto di sintesi (ancora in divenire) fra una visione laica della società ed una concezione religiosa della stessa.

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