“… QUANDO NACQUE LA PIEVE DI LOPPIA”

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La storia dei suoi 950 anni

“….quando nacque la Pieve di Loppia”

In un recente volantino, distribuito in occasione della benedizione delle case del 2007 nel circondario di Loppia, si poteva leggere una precisa nota storica che così diceva: “Era il 4 febbraio 1058, un sabato, quando il vescovo di Lucca Anselmo da Baggio, il futuro papa Alessandro II, si recò a Loppia per consacrare la nuova costruzione sacra e dare inizio ad una nuova era della sua incisiva storia millenaria….”

Vi si poteva inoltre trovare un’altra importante frase “…. risorse nella nostra valle la Pieve di Loppia, per desiderio della Contessa Beatrice di Canossa che tendeva a imprimere nel suo dominio e anche in quelli circostanti un segno concreto della presenza religiosa”.

Beatrice era la madre della più famosa Matilde di Canossa, che all’epoca aveva 12 anni; da 6 anni erano rimaste sole a governare i loro possedimenti, perché il grande Bonifacio (marchese di Toscana) era morto nel 1052 in un incidente di caccia.

Perché questa forte volontà di costruire bellissime Pievi e caritatevoli ospizi, soprattutto in Toscana, da parte di queste due donne che vivevano nei loro castelli sulle colline di Reggio Emilia?

Un detto popolare giunto fino ai nostri giorni parla di “…100 chiese della Contessa Matilde”. Cerchiamo di capire il rapporto che c’era fra il castello di Canossa e le nostre terre e perché un futuro Papa venne proprio a consacrare la Pieve di Loppia.

Nel 1058 siamo in piena epoca feudale e il castello di Canossa è la dimora regale del più ricco feudo d’Italia e uno fra i più ricchi dell’Europa del tempo.

A nord degli Appennini comprendeva, a grandi linee, le attuali province di Brescia, Cremona, Mantova, Ferrara e una buona parte dell’Emilia. Al disotto degli Appennini comprendeva l’intera odierna Toscana, parte dell’Umbria e l’alto Lazio, fin sotto Tarquinia. La città più importante del territorio padano era Mantova; in quello della Tuscia-Toscana era Lucca. I titolari di questo piccolo impero erano i Signori di Canossa, detti anche famiglia degli Attoni.

All’inizio del X secolo Lucca era una città ricca e prospera di commerci; anche la chiesa lucchese stava diventando proprietaria di vasti territori e beni immobili, dato che la gente longobarda in punto di morte, usava elargire alla chiesa i propri beni terreni, così da poter riparare a peccati e misfatti della vita appena trascorsa. Questi beni erano talmente vasti che fin dall’inizio del X secolo si sentì la necessità, da parte del vescovato, di concederli in “livello”: una sorta di contratto d’affitto feudale; quanto alla territorialità della chiesa di Loppia e Fosciana, esse gravitavano politicamente attorno al controllo del Fines Lastrindi (Territorio di Castelnuovo).

Nell’anno in cui il vescovo di Lucca Anselmo da Baggio venne a Loppia a consacrare la nuova chiesa, il papa di Roma Nicolo II decise di annullare l’editto dell’imperatore che avocava a se il diritto di eleggere il Papa e decretò che i preti non potessero più sposarsi, dando inizio alla lotta contro la corruzione e simonia del clero che dilagava da quando la nomina dei pontefici era ad esclusivo appannaggio dell’imperatore.

Lo scontro fra papato e impero era appena agli albori; il castello di Canossa si schierò subito dalla parte del pontefice.

In quegli anni, precisamente nel 1057, Anselmo da Baggio fu nominato vescovo di Lucca; già nel 1062 divenne papa col nome di Alessandro II.

Al tempo il patrimonio della chiesa di Lucca era diventato talmente grande che cominciava ad oltrepassare i confini della nostra odierna provincia. Alessandro emanò una bolla in cui si stabiliva che le concessioni in livello dei latifondi, delle stesse chiese (intese come edifici) con le rendite annesse dovevano essere assicurate a persone serie e fidate così da non disperdere tale patrimonio; inoltre auspicava il rinnovamento delle gerarchie ecclesiastiche sulla scia del pensiero benedettino.

Beatrice e Matilde avevano nelle terre lucchesi anche dei possedimenti privati: Diecimo e il suo circondario, Bagni a Corsena (Bagni di Lucca), buona parte della Val di Lima e alcune zone del porcarese.

I “Porcaresi” erano quella famiglia feudale che fece da tramite diplomatico fra il vescovo Anselmo e le contesse di Canossa. L’uomo forte di questa famiglia veniva chiamato “Paganus de Corsina”; vale a dire Pagano dei Bagni di Lucca. Per una dozzina di anni accompagnò quasi tutti gli atti notarili riguardo le città e il Contado Toscano; Beatrice gli regalò (in feudo) la Val di Lima.

Nel 1071, anno in cui moriva Alessandro II, Barga e il suo territorio, pur non essendo un bene allodiale (privato) di Canossa, aveva ricevuto privilegi e libertà dal secondo marito di Beatrice: Goffredo il Gobbo di Lorena.

Stavano terminando i primi 100 anni del secondo millennio, Matilde aveva già 54 anni e non aveva avuto figli.

Un po’ dovunque si sentivano i primi fermenti dell’età comunale che si stava appressando. Per non disperdere le proprie terre, Matilde decise di far ritornare al “Patrimonio di San Pietro” buona parte del suo piccolo impero. Nell’editto di Villa Faxano (Pieve Fosciana) del 1105, Matilde fa convergere i suoi possedimenti privati della “Mediavalle” e dei suoi vassalli “Porcaresi” verso il Monastero di Badia a Pozzeveri.

Comincia così a delinearsi la divisione storica della nostra valle con due poli pievani: Sopra Perpoli (a Perpore sopra) con centralità religiosa a Pieve Fosciana e Sotto Perpoli (a Perpore infra) con la Pieve di Loppia quale principale chiesa della religiosità del territorio.

La chiesa di Loppia, dedicata a S. Maria Assunta in cielo, in realtà era forse già sorta nel VI secolo, detenendo il privilegio del fonte battesimale e le funzioni del pievano quale delegato del vescovo. Le prime notizie sicure risalgono al IX secolo: dai documenti custoditi nell’Archivio Arcivescovile di Lucca sappiamo che signora delle terre e del castello di Loppia era la nobile famiglia lucchese dei Rolandinghi. Ai primi anni del nuovo millennio la chiesa mostrava già la necessità di opere di restauro, che furono rese possibili proprio dalla contessa Beatrice di Lorena; sabato 4 febbraio 1058 il nostro Anselmo da Baggio, futuro Alessandro II, si recò a Loppia per consacrare la rinnovata costruzione.

Nel ‘200 la pieve raggiungeva il massimo del suo splendore; le erano soggette tutte le parrocchie che si trovavano sulla sponda sinistra del Serchio, precisamente 28: si andava da Tereglio (S.Martino di Bori) a Lupinaia (S.Pietro di Lupinaia).

Ma nel 1230 ebbe luogo un grave scontro con Lucca: i Garfagnini avevano ottenuto dall’imperatore l’esenzione dalle tasse, cosa che i lucchesi non accettavano; perciò nel 1228 i principali signori della Garfagnana, tra i quali un “Ottinellus de Loppia” prestarono giuramento di fedeltà al pisano. La vendetta di Lucca non si fece attendere: il pievano fu messo in prigione, il castello distrutto e la pieve devastata.

Nel corso del ‘300 la zona cominciò a spopolarsi a causa delle invasioni e delle epidemie: la pieve, che era in un luogo aperto perché nei periodi di assedio potesse comunque svolgere le proprie funzioni, fu abbandonata a favore del forte di Barga; il 23 gennaio 1390 il vescovo Giovanni emana una bolla in cui decreta l’assoggettamento di Loppia alla chiesa dei Ss. Jacopo e Cristoforo di Barga.

Dal 1390 al 1520 la chiesa rimane abbandonata.

I primi anni del ‘500 furono tempi migliori: il contado tornò a popolarsi e nel 1520 il preposto di Barga Jacopo Manni decise di procedere alla riedificazione della chiesa; abbiamo notizia che nel 1522 i lavori erano a buon punto e che esisteva una compagnia di Maria Ss. Assunta che con le elemosine pensava al mantenimento della chiesa e dei sacri arredi. Il preposto successivamente concesse a Loppia un cappellano per dire messa alla domenica e durante le festività.

Nel 1621 alla chiesa viene restituito il fonte battesimale; nel 1684 Loppia tornò ad essere indipendente da Barga ottenendo il titolo di Rettoria per decisione del cardinale Spinola, vescovo di Lucca.

Nel 1789 la pieve di Loppia con tutto il territorio di Barga passò dalla diocesi di Lucca a quella di Pisa.

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