PSA, anche il comune di Barga passa in zona 1-CEV

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BARGA – Ieri, tramite il presidente ATC Lucca, Pietro Onesti è arrivata la notizia che per quanto riguarda la PSA (Peste suina africana” arrivano altre brutte notizie. Sono passati in zona 1 – Cev (ad alto rischio di infezione) i comuni di Barga, Coreglia, Gallicano, Fabbriche di Vergemoli, Stazzema e Seravezza.

La zona 1 è un’Area di restrizione vicina a quella infetta, dove non ci sono ancora casi confermati, ma si agisce preventivamente. CEV (Zona di Controllo dell’Espansione Virale) vuol dire che l’area è designata specificamente per il depopolamento intensivo dei cinghiali, per creare una barriera e bloccare la diffusione del virus.

Il depopolamento può essere effettuato da una squadra di massimo sei operatori e con un cane  limiere, ovvero specializzato nel seguire le tracce di selvaggina, specialmente cinghiali.

 

Intanto, sulla questione PSA interviene anche Francesco Feniello presidente provinciale di Enalcaccia Lucca. Ecco il testo.

 

“Siamo tutti consapevoli che la Peste Suina Africana (PSA) è una grave malattia virale che colpisce solo suini e cinghiali, con altissima mortalità e senza vaccino o cura, innocua per l’uomo ma economicamente devastante; si diffonde tramite contatto diretto, prodotti contaminati, rifiuti alimentari, indumenti o veicoli, e zecche, con focolai attivi in Italia (soprattutto in Sardegna, Piemonte, Liguria, Emilia-Romagna e Toscana) e in altre parti d’Europa.  Abbiamo ascoltato con attenzione il Commissario Nazionale quando è venuto in Garfagnana e ci siamo impegnati a collaborare, cosa che noi cacciatori abbiamo fatto e stiamo facendo. Ora però Basta! Non siamo più disposti a collaborare con persone “incapaci” a gestire, in zona, questa emergenza. Non condividiamo i metodi introdotti e le modalità adottate per la cerca e l’abbattimento dei selvatici ed i risultati si vedono. La peste avanza e le zone a restrizione si ampliano. Con questi metodi molte zone diventano ulteriori polmoni (oltre ai parchi e zone a divieto) per il rifugio dei selvatici, per la loro riproduzione e addirittura, a nostro parere, bacini eccezionali per la diffusione della malattia. Infatti, dove i gruppi di cacciatori non sono organizzati come da prescrizioni impartite non si effettuano le azioni di prelievo degli animali.

I cacciatori hanno fatto la loro parte. Hanno adeguato le case di caccia come disposto dall’Azienda Sanitaria, hanno fatto corsi per qualificare cani Limiere, corsi per conduttori di cani limiere, corsi art. 37, corsi biosicurezza, formato i gruppi come richiesto e tutto a spese proprie e cosa si fa? Non si esce in attività di controllo e prelievo perché l’eccessiva burocratizzazione impedisce di rilasciare i permessi necessari per esercitare l’attività richiesta.

Questi metodi utilizzati, a nostro avviso non servono a nulla, assolutamente a nulla. Nelle nostre zone non si possono scovare e abbattere i cinghiali con un cane limiere e sei operatori. Se siete bravi fatelo voi!  Anche l’attività informativa è carente in quanto le notizie prima escono sugli organi di stampa e poi arrivano agli interessati. Le associazioni venatorie non sono state minimamente coinvolte nelle varie attività, anzi sono state lasciate da parte e mai informate sulle norme adottate. I Cacciatori per avere notizie si rivolgono alle associazioni venatorie che sul territorio operano da anni nell’interesse di questa categoria, dell’ambiente, della fauna e del territorio stesso. Le associazioni venatorie hanno organizzato in emergenza tutti i corsi richiesti e necessari. Cosa hanno fatto gli Enti preposti? Nulla. Ora ci chiedono di portare le visceri degli animali abbattuti nei comuni della media valle nel centro di sosta in Camporgiano. I cacciatori di Bagni di Lucca e quelli degli altri comuni della media valle dovrebbero partire con questi sacchi e portarli in Camporgiano. Roba da matti. Fare oltre 50 km per smaltire le visceri degli animali abbattuti anche se negativi alla PSA in un centro, forse, ancora non autorizzato per il deposito di rifiuti speciali e/o pericolosi. L’Enalcaccia sezione Provinciale di Lucca dice Basta. Il servizio veterinario di zona è in affanno perché il personale è costretto a lavorare con forze ridotte e con ritmi infernali. I cacciatori hanno fatto tanto e la maggior parte dei Sindaci non ha fatto nulla (niente centri di raccolta carcasse – niente cartellonistica per indicare le zone infette). Cosa aspettano? Con questi metodi vogliamo combattere l’emergenza? A nostro parere, nelle nostre zone, l’unico metodo per eliminare ed eradicare il cinghiale rimane il metodo della braccata da incentivare anche nelle zone a divieto.

Attualmente è permesso a tutti di girare nel bosco tranne ai cacciatori di cinghiale come se fossero gli unici a veicolare la malattia. Ma stiamo scherzando? Vogliamo davvero eliminare la specie  o vogliamo che l’emergenza continui? Ci sono altri interessi? A nostro parere, se vogliamo davvero eliminare la specie, l’unico metodo efficace in queste zone resta quello delle braccate. La caccia al cinghiale in queste zone ha sempre rappresentato una caccia sociale, un momento di aggregazione e condivisione, un momento di socializzazione anche per le persone meno giovani. State distruggendo tutto questo.  L’alternativa è la peste e quindi il recupero di carcasse sempre maggiore con enormi costi per la società sia in termini economici che  sociali? State distruggendo un’attività socializzante che per anni ha mantenuto in vita anche le realtà rurali ancora esistenti. Di questo passo i cinghiali causeranno danni enormi all’agricoltura e alle attività suinicole esistenti sul territorio. Se davvero non volete questo dovete farci cacciare con regole diverse adeguate a questi territori. Siamo pronti a sederci ad un tavolo come siamo pronti a dire basta ed a scendere in piazza per far valere le nostre ragioni. Ora Basta…. Questa è la parola d’ordine per non farci prendere in giro”

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