La presentazione del libro “Alberi: fermiamo la mattanza” di Linda Maggiori al Sacro Cuore con la partecipazione di Alessandro Bottacci è stata l’occasione per ascoltare due pareri molto qualificati e riflettere insieme sui temi degli alberi, delle foreste e più in generale dell’ambiente in cui viviamo e del nostro rapporto con esso.
Di seguito, il resoconto della serata redatto dai Custodi degli Alberi e del Suolo insieme ai due relatori.
Venerdì 24 ottobre, al Sacro Cuore CAI Barga e Custodi degli alberi e del suolo hanno organizzato un importante incontro pubblico con due persone che, pur essendo molto diverse, si conoscono bene, si aiutano e si stimano: Linda Maggiori, 44 anni, minuta ma piena di energia, pacifista e ambientalista, piccola donna che si erge a difesa della natura e della giustizia con l’intraprendenza di una giornalista d’inchiesta – e si sa che cosa vuol dire, oggi, in Italia, essere giornalisti di inchiesta e Alessandro Bottacci, alpino, ex ufficiale del Corpo forestale dello Stato, conservatore della Riserva integrale di Sasso Fratino, docente all’Università di Camerino, per 5 anni responsabile a Roma di tutte le Riserve naturali dello Stato, dal 2018 docente di Conservazione della natura all’Università di Camerino, Vicepresidente della Società italiana di restauro forestale, insomma, uno scienziato e uomo delle istituzioni, ma francescano nell’anima.
Linda Maggiori presentava il suo libro, nato sul campo, un’immersione nel mondo dei comitati di cittadini sorti negli ultimi anni a difesa degli alberi. In questo libro sono analizzati, dati alla mano, le cause di questa sorta di ecocidio a danno degli alberi che, in particolare in questi ultimi anni, è in atto in tutta Italia, con conseguenze devastanti sul clima, inquinamento, blocco del ciclo dell’acqua, dissesto idrogeologico, danni agli equilibri ecologici e al benessere e alla salute dei cittadini. In cambio, cementificazione selvaggia, opere inutili e devastanti, miseri alberelli a “compensazione”, quasi tutti morti per seccume e abbandono.
Le cause sono molteplici: dalla soppressione del Corpo forestale dello Stato al TUFF (Testo Unico delle Foreste e delle Filiere Forestali), dagli incentivi per la combustione delle biomasse legnose, ai tanti, recenti colpi di spugna per le tutele di alberi urbani e forestali e degli ecosistemi, fino ai fondi del PNRR.
Se arrivano i fondi bisogna riqualificare e dunque si abbattono gli alberi in città che danno benefici incredibili: rinfrescano, purificano l’aria dalle polveri sottili, ospitano la biodiversità per cui, abbattendo anche dei piccoli boschetti cittadini, abbiamo una flessione drastica della popolazione degli uccelli e siamo sull’orlo di quella primavera silenziosa che, già negli anni Sessanta, la grande Rachel Carson profetizzava, una primavera senza i canti degli uccelli.
La vogliamo una primavera così o ci fa rabbrividire l’idea?
Per il taglio degli alberi urbani si invoca la pericolosità degli alberi – dice la Maggiori – ma quanti sono i morti per caduta di rami, si contano sulle dita delle mani, mentre 13.000 all’anno sono i morti per colpi di calore e 53.000 per polveri sottili, drasticamente ridotte dagli alberi.
Linda Maggiori ha anche sottolineato che le decisioni sul verde urbano non devono e non possono essere affidate unicamente agli esperti ma è giusto che prevedano anche il coinvolgimento dei cittadini che vivono il quartiere.
Eppure, in particolare in alcune grandi città, i comitati che difendono il poco verde rimasto, spesso subiscono una vera e propria repressione da parte delle forze dell’ordine, riuscendo però talvolta a fermare degli scempi, come nel caso del Parco Don Bosco di Bologna difeso e salvato dai cittadini riuniti nel Comitato Besta.
Il libro si divide in vari capitoli e si occupa degli alberi forestali, degli alberi ripariali (lungo il corso dei fiumi) e degli alberi urbani.
Leggere il libro di Linda Maggiori è un modo semplice per farci una cultura sulla questione alberi oggi in Italia e ci fanno capire come sia assurdo e masochistico quello che stiamo facendo agli alberi.
Alessandro Bottacci ci ha mostrato che la foresta è un sistema complesso in cui, attraverso le micorrize e le radici, gli alberi comunicano tra di loro scambiandosi zuccheri, acqua e informazioni, seguendo la logica della cooperazione mutualistica, piuttosto che quella della concorrenza.
Dobbiamo dare alle foreste tempo e spazio perché le foreste offrano i loro benefici e perché ci offrano anche molta più legna per usi umani. Se infatti le tagliamo quando sono molto giovani, ricaviamo poca legna e ogni volta il bosco riparte da zero e resta sempre piccolo, debole e semplificato. Sarebbe dunque necessario aver pazienza qualche decennio e fare “invecchiare” i boschi in modo tale che poi la loro provvigione, cioè il volume del bosco, sia maggiore. In questo modo potremmo utilizzare più materiale legnoso senza dover ogni volta “intaccare il capitale”. Il taglio a ceduo (quello che si ripete con periodi di 20-30 anni) e quelli a raso (che eliminano tutti gli alberi presenti in una determinata area) mantengono basso il volume delle foreste e, di conseguenza, anche la loro capacità produttiva.
Per tale motivo il taglio ceduo e il taglio a raso andrebbero aboliti, mentre invece, nella montagna di Barga, sono i sistemi di utilizzazione più diffusi.
Per Bottacci, non è detto che si debbano continuamente rinnovare e ringiovanire i boschi perché la rinnovazione naturale, vera e propria, comincia da 200-250 anni in poi. Un faggio di 100 anni è come una persona che ha 15 anni. Possiamo e dobbiamo ancora lasciarlo crescere tranquillamente!
In un recente convegno tenutosi a Vallombrosa e a Firenze, il 97% degli intervenuti ha detto che c’è qualcosa che non va nel tipo di gestione del bosco che viene fatta oggi in Italia e che bisogna tagliare meno, evidenziando il grande valore dei boschi vetusti.
I boschi, se sono sufficientemente ampi, attraverso un sistema complesso chiamato “pompa biotica” attirano acqua e quindi favoriscono le piogge. La chioma degli alberi poi intercetta e rallenta la pioggia e fa sì che l’acqua piovana non scivoli via troppo velocemente. Ciò aumenta il tempo di corrivazione, cioè il tempo che serve a ogni goccia caduta nel bacino per arrivare al mare favorendo l’infiltrazione dell’acqua nel suolo, rimpinguando le falde e le sorgenti e mantenendo il suolo umido e vivo (perché non dobbiamo dimenticare che il 25% della superficie italiana è a rischio desertificazione).
Per Bottacci non è vero quello che a volte si afferma e cioè che in Italia le foreste aumentano: aumenta solo la superficie classificata come terreni forestali, ma non la qualità degli ecosistemi forestali, danneggiati dai tagli, dagli incendi, dalle avversità atmosferiche e dagli attacchi parassitari. Le foreste italiane, infatti, hanno un volume medio di 165 metri cubi di legno per ettaro mentre quelle in Germania in media ne hanno più di 300: dunque i boschi sono poveri e semplificati.
Se è vero che negli ultimi anni in Italia è aumentata la superficie forestale (nella quale rientra anche un bosco tagliato, bruciato e distrutto da una tempesta), Bottacci precisa che non è però aumentata la copertura forestale data dalle chiome quindi la superficie forestale è aumentata ma la copertura forestale è diminuita: per cui di fatto il bosco si è impoverito. C’è insomma una spinta ingannevole a tagliare come se tagliare fosse bene e facesse bene al bosco.
Le attuali leggi forestali, statali e regionali, sono molto permissive e prevalentemente volte alla produzione legnosa di basso valore (legna da ardere e biomasse da energia) piuttosto che alla conservazione, al miglioramento e alla produzione legnosa di qualità e valore.
È stata una bella serata. Il folto pubblico è rimasto molto contento. Speriamo che possano essere tenute in considerazione queste istanze anche nella gestione dei boschi toscani, specialmente quelli della nostra Valle e della nostra montagna appenninica e apuana.
Quanto illustrato nella serata mostra che esiste un’altra via possibile nella gestione forestale e che, nelle attuali condizioni del nostro pianeta, dobbiamo imboccare proprio quella.
Tag: Custodi alberi e del suolo, Linda Maggiori, Alessandro Bottacci, sacro cuore


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