Pascoli al cinema. Al “Roma” l’anteprima esclusiva davanti al pubblico delle grandi occasioni

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BARGA – Davanti ad un cinema Roma quasi completamente gremito, che  ancora una volta è stato luogo di storia cinematografica, dopo le premiere dei film di Gualtiero Jacopetti, tanti anni orsono, si è svolta ieri sera la presentazione in anteprima esclusiva, a Barga come anche a San Mauro Pascoli, del film “Zvanì. Il romanzo famigliare di Giovanni Pascoli”, opera che celebra la figura del grande poeta attraverso un racconto intimo e profondo della sua vita familiare. Ripercorsa da tanti momenti rievocati durante il viaggio del treno che riporta la salma di Pascoli a Barga, dopo la morte avvenuta il 6 aprile del 1912. Il film, coproduzione RAI Fiction e MemO Films vede l’attenta regia di Giuseppe Piccioni.

Come detto un gran pubblico, dove non sono mancati anche alcuni dei protagonisti, coloro che hanno partecipato alle riprese barghigiane come comparse, ma anche coloro che hanno accolto in vario modo ed accompagnato e favorito la troupe e la grande macchina che sta dietro ad un film, nelle riprese.

Ad introdurre brevemente il film, le parole della prima cittadina di Barga  che ha ringraziato proprio tutti coloro che a Barga hanno permesso con grande disponibilità la realizzazione dei lavori di ripresa, mettendo a disposizione, fondi, palazzi o attività come il caffè Capretz che si è visto chiamante nel film anche se ambientazione di un’osteria lontana da Barga:

“Questo film –  ha detto la sindaca Campani – offre sicuramente un modo diverso e molto attuale per approcciarsi al Pascoli”.

Un parere sul film lo abbiamo chiesto all’indomani ad una persona che sicuramente oggi è uno dei massimi esperti pascoliani che vanta il nostro territorio, Sara Moscardini. La sua è una attenta e precisa recensione. Tra le cose che le sono piaciute:

“L’interpretazione dei tre attori principali, in particolar modo Pascoli e Ida; il modo fedele e impietoso in cui è stato rappresentato il nido, e come è mutato negli anni, da sogno idilliaco a gabbia claustrofobica e auto castrante per tutti e tre i fratelli; l’ampio uso di reali citazioni e frasi pascoliane, inserite nel contesto con ammirevole naturalezza; i fantasmi familiari che perseguitano i protagonisti, comparendo e sparendo silenziosamente: sempre presenti e sempre assenti, come lo furono nella realtà; il ruolo salvifico della poesia, che alla fine è il filo conduttore e il sostegno di tutta la vita di Pascoli; la fotografia livida, alternata tra rari esterni verdeggianti e abbondanti interni chiusi, ancora più chiusi dall’aspetto borghese ottocentesco; i colori autunnali dei paesaggi e dei costumi; la colonna sonora semplice e mai invadente”.

“Pascoli – continua Sara Moscardini – è un autore complesso e difficilmente addomesticabile, e tutta questa complessità viene fuori nel film che forse soffre un po’ nel dover sintetizzare in 110 minuti un’esistenza così ricca (e infatti il film si concentra soprattutto sugli anni giovanili e sulle vicende familiari, trascurando molti altri aspetti, ma d’altra parte questa è anche una scelta di chi realizza la pellicola).

Ho avuto la sensazione che il pubblico in sala sia rimasto deluso, forse da vedere poco di Barga (tanto è stato girato in città, ma spesso in interno, e comunque “trasformata” come Matera/Massa/Livorno), forse dal tono cupo della pellicola. Posso capire anche che il film è godibile per chi conosce le vicende biografiche del poeta, ma un po’ difficile da seguire per chi ne è digiuno.

Quello che personalmente ho più amato è lo straordinario modo in cui il regista (che in questo è stato sempre bravo anche nei film precedenti), gli sceneggiatori e l’attore sono entrati in empatia con il Giovanni Pascoli uomo, con i suoi sogni, le sue speranze, e poi le sue sofferenze, i suoi fallimenti. “Il tempo scorre via senza fare rumore”, dice Pascoli citando Orazio, e quanto di ammirevole ho trovato è assistere a questa lenta ed inesorabile metamorfosi dal giovane Pascoli combattivo e sorridente, al Pascoli maturo e disilluso, perseguitato dalla sensazione di aver sprecato la propria esistenza. Che poi è la nostra lotta quotidiana nel cercare di sentirci vivi nonostante il passare degli anni”.

 

Alla fine del film, tanti giudizi positivi anche in sala anche se ovviamente, e ci sta, non tutto è piaciuto: personalmente mi ha un po’ messo a disagio l’insistenza dedicata al difficile legame con la sorella Ida, che ho trovato assai morbosa. Tra i tanti spettatori barghigiani, come sottolineato anche da Sara, forse c’è stata un po’ di delusione per non vedere come si sarebbe voluto “più” Barga e Castelvecchio, ma del resto questa era la storia familiare di Pascoli e non di Barga o di San Mauro.

Nell’insieme il giudizio non può che esser positivo: questo film ci regala un Pascoli giovane, fresco, e sicuramente più attuale, “narratore dell’avvenire” come ama sottolineare e valorizzare la Fondazione Giovanni Pascoli ed il suo presidente Alessandro Adami, presente naturalmente all’anteprima nazionale.

Un Pascoli che qui amiamo a prescindere, ma che siamo certo in tanti ameranno di più dopo l’uscita del film anche sui canali Rai.

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