Dal caro amico Frank Viviano riceviamo e volentieri pubblichiamo:
BARGA – Questo agosto segna per l’artista barghigiano Keane la retrospettiva dei suoi quarant’anni di lavoro (presso la Fondazione Ricci) e, contemporaneamente, a Palazzo Pancrazi, il suo ritorno al monumentale fulcro del paesaggio evocativo di Barga: il Duomo. Undici anni dopo la sua straordinaria serie di dipinti dedicati agli enigmatici bassorilievi della facciata superiore, il suo sguardo pittorico si è posato sulla gigantesca statua lignea millenaria che domina l’interno.
Il punto focale della lunga navata centrale del Duomo non è un crocifisso, come nella quasi totalità delle chiese cattoliche romane. È invece quella enorme statua lignea, che nominalmente rappresenta San Cristoforo, ma che nello spirito ricorda piuttosto una divinità boschiva delle tribù celto-liguri che abitavano la Garfagnana prima dell’arrivo del cristianesimo. Il compianto professor Stefano Borsi, figlio di Barga e uno dei più eminenti storici dell’arte italiani, osservò una volta che
“entrare nel Duomo è l’esperienza più vicina che possiamo fare alla sensazione di entrare in un tempio pagano di oltre duemila anni fa”.
Quasi a conferma di questa affermazione, nel 1969 il Vaticano rimosse silenziosamente San Cristoforo dal calendario liturgico, citando la mancanza di prove storiche sulla sua vita. Ciononostante, il santo rimane estremamente popolare tra i fedeli, solitamente raffigurato nell’atto di portare il Bambino Gesù sulla spalla mentre attraversa un fiume in piena, e venerato come protettore dei viandanti.
La Barga medievale lo considerava anche un alleato militare. Quando la statua fu restaurata negli anni Venti, decine di punte di freccia furono ritrovate conficcate nei suoi fianchi. Presumibilmente, era stata portata lungo le mura cittadine per proteggere dalla minaccia di eserciti assedianti, durante i quattro violenti assedi avvenuti tra la metà del XIII e il XV secolo, e colpita dalle frecce dei nemici.
Dal suo più familiare posto dietro l’altare maggiore, San Cristoforo volge lo sguardo attraverso le monumentali porte del Duomo verso l’orizzonte occidentale. Quando il tempo lo permette, i tramonti drammatici delle Alpi Apuane avvolgono la statua in un raggio di luce eterea, che da generazioni ha assunto un significato mistico per i barghigiani. Keane ha realizzato una delle sue immagini utilizzando un software di illuminazione che riproduce in modo sorprendente questa carezza luminosa.
Il ciclo completo di San Cristoforo di Keane si spinge però ben oltre le origini di Barga, fino all’Egitto faraonico del terzo millennio a.C., tracciando analogie tra la statua del Duomo e Anubi, il dio dalla testa di sciacallo che guidava le anime dei defunti nell’aldilà. La mostra si sposta poi alle prime epoche del cristianesimo ortodosso orientale, che similmente raffigurava il santo come un cinocefalo (“creatura dalla testa di cane”) che prestava aiuto ai viandanti.
In altre variazioni di Keane, San Cristoforo appare in una vetrata gotica, in una serie di immagini monocromatiche e cupe nel suo ruolo iconico di traghettatore del Bambino Gesù attraverso un fiume – e in una falange di statuette dorate in gesso, repliche di quelle prodotte in migliaia di esemplari in Cina per il mercato del turismo religioso. Un richiamo alle ironie del ruolo del capitalismo globale nel confronto tra tradizione e cambiamento a Barga, tema ricorrente nell’opera dell’artista da quattro decenni.
San Cristoforo di Barga: la Statua di Legno nella Luce e nel Tempo
Dipinti di Keane, Palazzo Pancrazi fino al 11 settembre 2025


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