BARGA – Ricorreva ieri, 2 luglio, l’85° anniversario della tragedia della Arandora Star dove perirono centinaia di prigionieri italiani e tedeschi deportati dal governo britannico in Canada, con la nave colpita durante il viaggio da un sommergibile tedesco. Nell’affondamento morirono, tra prigionieri, militari di scorta e marinai in circa 900: 420 erano italiani e tra questi si contarono 15 barghigiani che vivevano in Scozia.
Come tutti gli anni, nel giorno della tragedia, una cerimonia si è svolta sul terrazza delle Stanze della Memoria, preceduta da una santa messa celebrata nella chiesa di San Rocco, da don Stefano Serafini, in suffragio di tutti i caduti.
A seguire, presso le terrazze, la consueta deposizione di una corona in ricordo recata davanti alla lapide che ricorda la tragedia dai Marinai dell’associazione Marina d’Italia sezione di Fornaci. Dopo le parole della sindaca di Barga Caterina Campani che ha sottolineato il significato profondo che per Barga riveste questo anniversario, a ricostruire i fatti che causarono la tragedia ed a soffermarsi sugli aspetti militari e navali della vicenda è stato il Col. (ris.) Vittorio Lino Biondi che si è soffermato anche sulle principali responsabilità della vicenda: quella diretta fu di Benito Mussolini che dichiarando guerra alla Gran Bretagna fu il primo artefice di questa conseguenza che portò nel Regno Unito all’internamento di tutti gli italiani, temendo in essi una quinta colonna al servizio del fascismo; la responsabilità indiretta è da attribuirsi invece al Governo Britannico che affrontò la deportazione dei prigionieri con leggerezza; caricando al doppio della capienza la nave; cosa che si rivelò fatale al momento di utilizzare le scialuppe di salvataggio che furono insufficienti per oltre la metà delle persone presenti sulla nave.
Tra gli aspetti militari che causarono la tragedia anche l’armamento montato a poppa e prua della nave ed il fatto che viaggiasse senza le luci che caratterizzavano una nave mercantile, contribuendo così a favorire il giudizio del comandante del sommergibile tedesco artefice dell’affondamento, che quella era una nave adibita a scopi bellici e non una nave mercantile.
Tra i presenti alla cerimonia di ieri, da Firenze è giunta anche la signora Patricia Chietti, maestra in pensione. Saputo delle celebrazioni di Barga è voluta salire nella cittadina per ricordare il nonno Adelio Chietti, tra gli italiani periti sulla nave. Fu fatto prigioniero a Londra dove faceva il commerciante di vino tra l’Italia e la Gran Bretagna e morì nel tragico viaggio della Arandora Star.
Con la signora Chietti a Barga anche la nipote figlia di una sorella di Patricia, Elivia Giani, assieme al figlio Alessandro Musina.
Per quanto riguarda le commemorazioni della tragedia, a Barga sabato 5 luglio alle 17,30 presso la stessa terrazza del Museo “Stanze della Memoria” ci sarà la presentazione del libro “L’ultima crociera” di Chiara Clini. Interverrà nell’occasione anche la presidente della Fondazione Cresci, Ave Marchi.
Al pomeriggio prenderanno parte anche Giuseppe Beppe Conti, Responsabile del Comitato Pro Vittime Arandora Star di Bardi (dove ieri si è svolta una cerimonia a cui ha preso parte in rappresentanza di Barga Vincenzo Passini) e Romeo Broglia della Consulta Emiliano Romagnoli nel Mondo.
Gli eventi sono promossi da Comune di Barga, Unitre Barga, Barga Scot, Fondazione Paolo Cresci. Sezione di Barga dell’istituto Storico Lucchese.
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