Nel decimo anno dal diploma di maturità, lettera di un docente ai suoi (ex) alunni

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Cari ragazzi,

il tempo ha sempre un valore relativo nella vita delle persone: a volte un minuto può essere interminabile come dieci anni possono volare in un batter di ciglia.

Ricordo con grande emozione la mia prima chiamata a scuola in qualità di docente. Era la fine del mese di ottobre del 2012 ed avevo quasi dimenticato di essermi inserito nelle graduatorie. Giunse improvvisa quella telefonata con la quale mi comunicavano che avevano bisogno di un docente di economia aziendale per una classe quinta dell’ormai fu Istituto Tecnico Commerciale A. Magri di Barga.

La chiamata mi colse impreparato, ma non timoroso di affrontare questo gravoso impegno e quindi accettai senza riserve. La sera che precedette il mio ingresso nel mondo della scuola si rivestì di trepidante attesa; non avevo paura per la mia preparazione, avendo avuto alle spalle anni e anni di tutoraggio, bensì di come poter far breccia nei miei futuri studenti e di come sarebbe stata l’accoglienza in una realtà lavorativa che non conoscevo. Il viaggio verso Barga sembrò interminabile, ma alla fine giunsi in quel piazzale e, varcata la soglia della porta, provai subito calore e familiarità. Fui accolto da facce sorridenti e da un grande stupore per aver accettato un incarico così gravoso (eravamo alla fine di ottobre ed i ragazzi avrebbero avuto la materia come seconda prova all’esame di stato). La mia risposta fu col sorriso e forse un po’ di sana incoscienza e da lì a poco mi trovai catapultato in mezzo a venticinque ragazzi. Qualcuno di voi – mi hanno raccontato – mi aveva intravisto mentre aspettavo di entrare per il cambio dell’ora e, vuoi per il capello allora lungo e ribelle, vuoi per l’abbigliamento piuttosto serioso, mi avevate già catalogato come uno che gli avrebbe fatto sputare sangue.

I primi momenti di presentazione, se ricordate, mi videro piuttosto imbalsamato, ma con il passare del tempo mi trovai di fronte una classe che tutti avrebbero desiderato. Eravate venticinque studenti volenterosi, energici, simpatici e intraprendenti; venticinque studenti ognuno con i suoi pregi e le sue fragilità, ma sicuramente schietti e ben predisposti ad affrontare l’anno ed il cambio di docente con grande determinazione.

Il tempo era poco, già quasi due mesi dall’inizio dell’anno erano trascorsi, ma nessuno di voi si perse di coraggio e da quel momento ebbe inizio un cammino intenso, duro, non privo di ostacoli e di momenti difficili che vi avrebbe condotti all’esame di stato. Il tempo volava, le ore di lezione pure – forse per qualcuno un po’ meno -, ma l’impegno, la fatica e le energie spese dettero i loro risultati.

All’esame di stato ben cinque studenti di voi si diplomarono con il massimo dei voti – alla classe fu dato l’appellativo di “quelli dei cinquecento” -, ma tutti aveste l’opportunità di mettere in luce le vostre potenzialità. Sono passati dieci anni da quell’anno scolastico 2012-2013, ma il ricordo vivo di quell’esperienza che mi ha catapultato nel mondo della scuola rimarrà per sempre indelebile nel mio cuore.

La scorsa estate è stata foriera di un casuale incontro con due di voi “ex” studentesse alle quali è venuta la geniale idea di ritrovarci tutti insieme per festeggiare un anniversario importante.

Non è stato particolarmente difficile organizzare l’incontro ed il 13 ottobre abbiamo avuto modo di poter condividere nuovamente una serata tutti insieme nel ricordo di anni – per me uno solo – vissuti insieme tra i banchi di scuola.

Al di là dell’immenso piacere di rivedervi, sono rimasto entusiasta dell’evoluzione personale di ciascuno di voi; una crescita morale, intellettiva, culturale, emozionale frutto del cammino che avete percorso in questi dieci anni; percorso fatto di strade diverse in cui ciascuno ha portato con sé desideri e aspettative mettendo a frutto i propri talenti e realizzando sogni già coltivati fra le mura scolastiche.

Qualcuno ha proseguito sulla scia degli studi fatti altri hanno cambiato completamente direzione, ma ho preso davvero consapevolezza che quei semi gettati durante gli anni di studio hanno trovato un terreno fertile. È stato bello conversare ad un livello “superiore”, trovare una maturità nella dialettica, nel modo di porsi e nel modo di affrontare le discussioni.

Vi ho lasciati poco più che adolescenti e vi ho ritrovati uomini e donne, mariti, mogli e madri (per ora padri non ancora) con un notevole spessore umano.

Con alcuni di voi il rapporto non si è mai interrotto avendo avuto modo di potervi seguire nel cammino di studio intrapreso dopo il diploma o per essere diventato per qualcuno un confidente e consigliere.

Dieci anni fa, durante l’anno scolastico, non ho mai nascosto i miei “sentimenti” nei vostri confronti e la mia passione nel trasmettere un messaggio, ma non sono mai stato “tenero”, se ricordate, da un punto di vista didattico. Esigevo dedizione, rispetto, impegno e perseveranza; ho dato tutto quello che era in mio potere dare ed ho cercato di andare anche oltre le nozioni per seminare – assieme agli altri docenti – uno spirito critico, consapevolezza, ma soprattutto speranza e determinazione nel perseguire desideri e raggiungere obiettivi.

Oggi mi sento orgoglioso di avere avuto la possibilità di iniziare il mio percorso scolastico con voi perché ho avuto modo di capire come il tempo possa far germogliare quelli che consideravo minuscoli semi in alberi solidi e forti che gioiscono della luce del sole estivo, ma sanno anche affrontare con perseveranza le intemperie invernali.

La cena dell’”anniversario” è stata una boccata di ossigeno in un momento storico in cui la scuola fatica ad essere riconosciuta – da studenti, genitori e talvolta ahimè docenti – luogo di crescita e di formazione, essendo ormai diventata in molti casi un mero luogo in cui le parole “rispetto” ed “educazione” stridono con i comportamenti e con le sensazioni che vorremmo respirare.

Ho avuto una grandissima fortuna nel poter iniziare questa avventura con voi e, se da un lato vivo con ricordo quasi nostalgico questa meravigliosa esperienza di vita, dall’altra penso che ancora oggi i semi che spargo in una realtà diversa e più difficile possano trovare qualche aiuola di terreno fertile per poter diventare piante che sapranno dare fiori e frutti.

Cari “ex” alunni della V I.t.c. devo molto a voi se oggi sono ancora qui e ricordate sempre che nel momento in cui si dà, non ci accorgiamo subito di quanto riceviamo in cambio ed io ho ricevuto molto da voi.

Con grande affetto e riconoscenza.

 

Il vostro “ex” professore di economia aziendale.

Simone Tomei

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