Storia del Teatro Differenti. 1814: dopo l’Impero Napoleonico, con Ferdinando III risorge la Toscana. (quattordicesima parte)

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Da quanto si delibera da parte del Consiglio la Comunità di Barga in questo 22 settembre 1814, si capisce benissimo che il regime francese è ormai sorpassato, da poco, ma è terminato in Toscana e il Granducato ha fatto ritorno a tutti gli effetti, anche se ancora c’è da attendere qualche mese affinché ogni carta sia effettiva, cioè, il Congresso di Vienna.

Infatti, vediamo che siamo tornati a circa quindici anni prima, cioè, l’amministrazione francese, seppur importante per le novità che tutti sappiamo, ora ha ripreso il suo aspetto granducale, non più il Maire ma è reintrodotto l’ufficio del Gonfaloniere, ecc.

 

IV Adunanza del Consiglio e VII del Magistrato.

A dì 22 settembre 1814

Adunati Servatis Servandis – I Signori Priori residenti nel Magistrato della Comunità di Barga in sufficiente numero di quattro e con essi i Signori Consiglieri in sufficiente numero di quattordici, e così in tutto numero diciotto Rappresentanti il Pubblico General Consiglio della Comunità suddetta sufficiente per trattare.

Venuti alla chiama furono ritrovati mancare:

 

I Signori,

Giuseppe Bertacchi Gonfaloniere.

Antonio Pieracchi uno dei Priori.      

(Consiglieri stati tutti invitati da Luigi Funai come referse)

Parduccio Carlini, Filippo Bertacchi, Jacopo Manfredini, Davino Cestoni, Pietro Cardosi Mazzolini, Gio Battista Diversi, Costantino Giuliani, Giuseppe Sammartini, Jacopo Marchini, Giorgio Giannetti e Giuseppe Bonaccorsi.

(N.d.R. -Questi i presenti nel Generale Consiglio.)

Priori: Bartolomeo Guidi, Scipione Bertacchi, Jacopo Cardosi e Salvadore Menchi.

Consiglio: Antonio Giannelli, Niccolò Verzani, Parduccio Carlini, Gaetano Verzani, Francesco Mordini, Filippo Nardini, Vincenzo Niccoli, Luigi Bonanni, Agostino Giannotti, Filippo Gherardi, Pietro Cardosi Mazzolini, Giuseppe Lucignani, Luigi Salvi, Giovan Domenico Pistoia.)

 

Rescritto relativo al numero dei Consiglieri necessario per deliberare

Primieramente fu Loro partecipato e letta la missiva dell’Ill.mo Sig. Provveditore dell’Ufficio dei Fossi di Pisa del 10 corrente n ° 723, quale notifica che con rescritto emanato da S. E. il Sig. Principe Plenipotenziario Commissario di S. A. I. e Reale il Granduca di Toscana fatto dì 7 stante, è stato ordinato che le deliberazioni degli attuali Consigli Generali siano valide tutte le volte che il numero dei votanti si trovi eguale ai 2/3 del numero totale degli antichi Consigli Generali. ……

 

Vista questa delibera va detto che la Toscana era stata liberata nell’aprile 1814 dal re delle Due Sicilie Gioacchino Murat, che poi la consegnò a Ferdinando III. Il 1° maggio cera stato il passaggio in Palazzo Vecchio del Granducato al principe Rospigliosi, il Commissario Plenipotenziario del Granduca che abbiamo notato nella citata delibera che è sopra. Tra l’altro quella delibera, nel complesso degli incontri neo granducali del consiglio della Comunità di Barga, è affiancata dalla dicitura, come sopra vediamo: “IV adunanza del consiglio e VII del Magistrato”. Noi pensiamo che da quando è iniziato, ufficialmente, il nuovo corso granducale a Barga fu questo un passaggio che nei mesi precedenti non ebbe un corso facile, bensì, tutt’altro, così come vedremo più avanti.

Intanto diciamo che la delibera sopra riporta due timbri che ne sanciscono l’ufficialità, che però incuriosisce assai. In effetti, in timbro in basso, raffigura il potere granducale, mentre l’altro, in alto, rimanda a quello francese, perché si tratta di una marca da bollo “ Au – delà des Alpes ” (Di là dalle Alpi) di 75 centesimi.

 

Allora parrebbe chiaro che siamo ancora in uno stato di attesa del Congresso a Vienna che classicamente inizierà il primo novembre 1814, seppur paia che fosse già iniziato il 18 settembre di quell’anno e la delibera riportata sopra, datata 22 settembre, parrebbe rientrare nella seconda logica. Comunque, come si è visto, la Toscana aveva anticipato le mosse, cioè, le conclusioni del congresso che ufficialmente l’avrebbero riguardata. Nella stessa delibera di cui stiamo parlando ci sono anche le dichiarazioni dei festeggiamenti da farsi per il ritorno al trono granducale di Ferdinando III e qui rientra anche il Teatro dei Differenti che vedremo più avanti.

 

Si è detto poc’anzi che a Barga non tutto filò dritto e il suo Teatro sarà prescelto per una violenta dimostrazione, proprio come già abbiamo osservato parlando dello stretto controllo granducale circa i teatri in Toscana, con riferimento all’anno 1785, quando andò soppresso (temporaneamente però) il Teatro di Barga. Teatri che erano ritenuti luoghi di raccolta di gente e quindi da tenersi controllati e diminuiti nel loro numero, perché ritenuti pericolosi, infatti, ben si prestavano alla diffusione d’idee politiche, come nel caso di questo 1814, a una contestazione contro il morente sistema politico.

È in questo passaggio che in Barga si ha una visione futuristica tutta locale e che riguarda la sua fiscalità, ossia, l’avvenuta soppressione dei privilegi granducali, concessioni date dall’allora granduca Leopoldo I. La rivolta di questo momento è diretta contro chi ha nelle mani l’ufficio delle contribuzioni. Quando si parla di soldi, è facilissimo che si cangi ogni tranquillo vivere in baruffa, specialmente qui in Barga che si spera che tutto torni come prima, e in effetti, è con queste parole: “Tranquillità Pubblica”, che si apre tutta una serie di appunti dello scrivente, dove sono trascritte delle missive in partenza da Barga e che riguardano la Comunità. (A. C. di Barga.)

L’anno è il 1814 e chi scrive, è un Bertacchi, probabile Giuseppe e non più Francesco che fu già Maire sino alla morte avvenuta il 28 gennaio di quest’anno. Giuseppe Bertacchi, per ora si firma come Maire della Comune di Barga e si riferisce e parla principalmente con il Sottoprefetto di Pisa, il Prefetto era a Livorno, capoluogo del Dipartimento del Mediterraneo, ma colloquia anche con il Presidente del Buongoverno, circa ciò che si muove nella società da lui amministrata. Bertacchi si firma quale Maire sino al 24 maggio 1814, seppur dal 1° fosse già passato il Granducato di Toscana al plenipotenziario Rospigliosi, comunque, dopo la prima data, il 24, abbandona l’appellativo di Maire e usa unicamente con il cognome. Bertacchi non può ancora definirsi Gonfaloniere della Comunità, perché solo con il 27 giugno ci sarà il ripristino della legislatura leopoldina, cosicché, nel frattempo usa la sua qualifica di responsabile della Comunità, però, va detto che in una lettera inviata il 23 giugno, Bertacchi già si firma gonfaloniere. Ovvio si fosse in uno stato in cui è difficile muoversi con compiuta cognizione delle cose.

Il 9 aprile 1814 si nota a Barga l’arrivo di militari della fanteria napoletana e Bertacchi comunica al sottoprefetto di Pisa che sino al dieci, il loro caporale saprà come rifocillarli poi, dopo, a chi tocca? Alle Forniture Militari in Toscana? Poi si vede Bertacchi chiedere l’autorizzazione allo stesso sottoprefetto di potere procedere con la riscossione delle tasse dei morosi per le spese necessarie della Comune, autorizzando l’usciere addetto alle riscossioni, Angelo Martini, a poter procedere perché le casse sono vuote. Per il vero il Percettore delle tasse era un Bettini, mentre la precedente persona citata è solo un sottoposto, cioè, il pratico riscuotente. Di Bettini il Bertacchi chiede la sostituzione perché si presta troppo a esser ravvisato nel caduto governo francese e potrebbe alimentare lo scontro tra le fazioni, vecchio e nuovo governo, perché, cercando di mantenere l’ordine fiscale, i percettori si accusano di attaccamento al sistema francese e si attivano l’odio della moltitudine”. Perché si arrivi a quel tipo di contestazione, ci si mette chi insanamente la consiglia ma chi siano non lo dice, quasi certamente sono i possidenti, che nel cambiamento vogliono tornare ai privilegi leopoldini circa le tasse per Barga.  In questi primi momenti di giubilo portato fino all’entusiasmo, è certo che se si dovesse eseguire qualche misura di rigore, non sarebbe a quest’effetto adottata la Guardia Nazionale, perché in un piccolo paese dove tutti si conoscono e dove hanno fra loro dei rapporti d’interessi di amicizia e di parentela, troppi sono i riguardi che impediscono di agire liberamente e con risolutezza.”

 

Percettore e Usciere furono allontanati da Barga, con il ritorno al 18 maggio e il 20 del mese Bertacchi dichiara al sottoprefetto di Pisa che in pubblico non ebbero noie, tutto è tranquillo. Forse ciò è dovuto all’Editto del Presidente del Buongoverno, cioè, al timore delle pene che in esso si contengono. Questo, nel solito giorno, Bertacchi lo scrive anche allo stesso Presidente del Buongoverno, dove narra che ha fatto avere al Sottoprefetto la lista dei facinorosi che minacciarono gli addetti al fisco.  Poi si spiega anche la natura dei dinieghi ai pagamenti, che oltre ciò che realmente nascondono, si vestono anche di realtà vissute nel momento, come il brutto raccolto delle castagne e del vino nel passato 1813 e ora quello dell’olio e in previsione dei bozzoli per la seta. Poi si arriva al vero che cerchiamo di spiegare, ossia, che Bertacchi fa notare che le cose che si commerciamo sono troppo gravate da tasse e questo crea un malcontento molto diffuso. Unico modo che suggerisce Bertacchi per sperare di ottenere qualcosa di buono sia quello di “pulsare” sui più facoltosi che aderendo, possa l’esempio convincere man mano i meno abbienti.

Certamente l’idea si diffonde in Barga ed è ora che iniziano a comparire “satire”, fogli scritti con disegni, contro il Percettore e questi, il Bertacchi, dopo averli fatti raccogliere, si spediscono al Sottoprefetto di Pisa. In effetti, ecco che le ignote minacce contenute nei fogli, producono la sperata insurrezione e questo lo appendiamo in una lunga lettera che il 31 maggio Bertacchi invia al Sottoprefetto, dichiarante e descrivente che il ventinove, domenica sera, si è verificato un “Tumulto al Teatro”.

Questa pagina è ben descritta da Bertacchi. (continua)

 

 

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