Sassi

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Stamattina, mentre facevo colazione, dalla radio hanno cominciato a uscire le note di “Avrai” di Baglioni e, arrivato nel punto in cui il vecchio Claudio canta «Giochi elettronici e sassi per la strada…» un lampo di consapevolezza mi ha lasciato col cucchiaio fermo a mezz’aria:

Sono spariti i sassi!!!
Detto così sembra una bischerata ma, pensandoci bene, vi accorgerete che adesso camminiamo per le strade e sui marciapiedi senza incontrare mai quelle piccole forme dure e irregolari che usavamo per scrivere sui muri, come segnaposto per giocare a “campana*” o per tutti gli altri giochi che la nostra fantasia di ragazzi ci suggeriva.
Per la verità, all’occorrenza, fungevano anche da sibilanti proiettili per quella fionda che ci spuntava dalla tasca posteriore dei calzoni dandoci un’aria da monellacci poco raccomandabili, ma questa è un’altra storia.
Insomma, che fossero pezzetti di pietra o frammenti di mattoni da edilizia i sassi erano talmente parte integrante del paesaggio che li davamo per scontati.
Da soli o in compagnia eravamo soliti camminare con le mani in tasca, magari fischiettando assorti nei nostri pensieri o discutendo animatamente e, intanto, prendevamo a calci un sasso portandocelo davanti come un immaginario pallone.
Era più forte di noi e a niente valevano le sgridate delle mamme che, invano, si affannavano a ricoprire le punte “sgrugnate” delle scarpe con un velo di lucido che durava fino al prossimo sasso che avremmo incontrato per strada.
Ripensandoci, però, era bello che anche un sasso, la cosa inanimata per antonomasia, potesse girare un po’ di mondo anche se al prezzo di qualche calcio dato da un ragazzaccio come me.
Non dateci peso… è solo una delle bizzarre riflessioni che ogni tanto mi vengono in mente; pensieri di un bimbo invecchiato ma, forse, mai cresciuto del tutto.

*) si diceva anche a “mondo”.

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