Dicembre

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Ancora una volta Dicembre dalle cime imbiancate era arrivato a pungere le mani e a far pizzicare i nasi di noi bimbi che la mattina presto ci radunavamo per andare a scuola riempiendo l’aria di quelle buffe nuvolette di fumo che uscivano dalle sciarpe che ci coprivano la bocca.
Da molti giorni il grande termometro appeso al muro esterno della farmacia si rifiutava di salire verso lo zero e grossi candelotti di ghiaccio pendevano dalle grondaie delle case a stento riscaldate dal camino o dalla stufa economica a legna.
Nell’aria gelida e immobile dense volute di fumo che odorava di buono si arrampicavano a fatica verso un cielo livido e assente.
Ormai era tempo… bisognava solo che arrivasse la perturbazione “buona”.
Poi, annunciata da quell’insolito silenzio e da quei rumori ovattati che il nostro istinto di bimbi ci faceva riconoscere ancor prima di svegliarci, era finalmente arrivata la neve.
A scuola le bianche farfalle che danzavano nell’aria ci distraevano dalla lezione e non vedevamo l’ora che arrivasse il pomeriggio per costruire pupazzi e per scatenarci nelle nostre battaglie a pallate senza esclusione di colpi.
Con le guance arrossate dal freddo, noi ragazzi delle Case Operaie eravamo soliti “prendere in prestito” dalla vicina carrozzeria dell’Enzo Gigli alcuni cofani della Fiat 500 che, dopo averci passato nei fori una corda a mo’ di briglia, diventavano degli slittini velocissimi.
Con quelle forme dal profilo liscio e concavo ci buttavamo a gran velocità giù dai ripidi poggi in un turbinio di rimbalzi, grida e risate che terminavano solo quando l’avanzato imbrunire decretava la fine del gioco e tornavamo a casa stanchi e sudati.
Allora calavano le tenebre e c’erano i compiti da fare prima di cena mentre la cucina, unica stanza calda della casa, sembrava stringersi addosso a noi come quel caldo maglione di lana fatto ai ferri dalla nonna con amore e maestria.
E poi c’era il dopocena con la TV in bianco e nero mentre nelle gelide camere lo scaldino nel letto faceva fumare i pesanti coltroni asciugandone l’umidità; ma questa, magari, sarà un’altra storia.

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