Riflessioni sul covid-19

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Ad ispirare al nostro Mario Camaiani questo racconto, che si aggiunge alla lunga serie di quelli già pubblicati, la risalita dei contagi ed i nuovi sviluppi di questa emergenza. Ecco il suo scritto.

 

Di buon mattino, il bar-pasticceria era affollato di clienti; ed in un angolo della sala si trovava un gruppo di persone, in gran parte anziani, che prima di iniziare la consueta passeggiata per il paese si rifocillavano con una buona colazione.

“Salutiamo il nostro nuovo amico Umberto – era il vecchio Camillo che parlava – che, neo pensionato, si unisce a noi, cioè nel regno dei più: da impiegato di banca è diventato, come tanti di noi qui presenti, stipendiato statale, a vita!”.

“Ma allora – fece il burlone Mansueto -, se è nel regno dei più, è morto!”.

Tutti a ridere serenamente, mentre Camillo aggiungeva:

“Per anni ed anni Umberto, dallo sportello della banca, mi consegnava soldi su soldi, cioè le mie spettanze pensionistiche che richiedevo, ed in quei tranquilli frangenti, parlando rapidamente diciamo a singhiozzo, diventammo amici”.

Un sommesso applauso di benvenuto al nuovo arrivato coronò la presentazione di Camillo, mentre Umberto, già nonno, uomo magro non di alta statura, ma energico, ringraziava.

Gli astanti consumarono le ordinazioni, poi Silvia, giovane mamma, prese a parlare:

“A proposito del coronavirus, che sta imperversando di nuovo, voglio fare un rilievo: per strada non c’è obbligo di mascherina; entrando nel locale invece c’è obbligo di indossarla; poi per fare colazione ce la siamo abbassata, o tolta; quando usciremo dovremo rimetterla ma, appena fuori potremo toglierla di nuovo…Non è strano tutto questo?”.

“Sembra strano – le rispose Mauro, un anziano in ottima forma -, ma combattere contro una pandemia non è facile; perciò vengono ordinati comportamenti atti il più possibile a difenderci dal morbo, ma anche nel contempo a vivere più normalmente possibile”.

“Giusto – commentò Camillo -; più volte, parlando del covid con Umberto, che ha un cognato, fratello di sua moglie, medico in un ospedale, sono venuto a conoscenza di interessanti ipotesi su questo argomento – poi, rivolgendosi al neopensionato, lo invitò -: Avanti, Umberto, come vedi tu lo svolgersi del contagio dei vaccini e le varie norme?”.

“Innanzi tutto – cominciò a parlare il nuovo amico -, condivido  ciò che ha detto Mauro; ma, nell’affannosa, urgente ricerca di trovare rimedio a tale violenta imprevedibile epidemia, sia dal lato sanitario che da quello comportamentale, si sono avute talvolta ordinanze contraddittorie, discutibili: ciò era inevitabile, nonostante l’impegno delle autorità responsabili, e l’abnegazione del personale sanitario; però tutte le norme venivano emanate in modo ottimistico, con efficacia sicura, forse per non spaventare la gente; ma poi così non avvenendo la stessa gente si disorienta. Eccone alcune, a mo’ di esempio: al sorgere dei primi vaccini fu detto che un certo tipo di questi non era adatto per gli anziani; e poi fu prescritto proprio a loro; poi fu detto che per il prossimo autunno se fosse stata vaccinata una certa percentuale di persone, e lo fu, il virus sarebbe stato vinto, e così non è stato; poi, altra cosa, i viaggiatori, sui treni a lunga percorrenza, fra diverse regioni, sono tenuti ad esibire il certificato verde, mentre sui treni locali regionali non occorre detta presentazione: ma è chiaro che ci si può contagiare viaggiando in treno, sia che il tragitto sia breve o lungo. Infine, adesso siamo alla terza dose vaccinale, dato che il morbo è ripartito in quarta ondata, ed addirittura si prospetta di vaccinare anche i bambini …”.

“Ma allora siamo ancora in alto mare, come si suol dire”, commentò Mansueto.

“Voglio essere ottimista – riprese a parlare Silvia -: sono convinta che alla fine della lotta i vaccini prevarranno ed il covid sarà sconfitto!”.

E tutti del gruppo condivisero il dire di Silvia: ormai sembrava che l’argomento fosse esaurito, quando Camillo si rivolse a Umberto, esortandolo:

“Hai ancora da dire come tutto l’andamento di questa calamità lo hai analizzato in modo originale: suvvia, raccontalo anche qui, ai nostri amici, come hai fatto con me”.

Umberto, così invitato a narrare, cominciò, ben ponderando il suo dire:

“Quello che ora vi dirò è frutto di una mia idea, capitatami non volendo, e quindi sarà certamente errata; non è quindi dipendente da cognizioni scientifiche o sanitarie. Ecco: come si sa, una volta realizzati i vaccini, ed usati, si pensava che il virus fosse vicino ad essere debellato; invece pur facendo il dovuto secondo vaccino, di richiamo, ecco che adesso siamo alla necessità urgente di somministrazione del terzo, mentre viene dichiarato che il detto vaccino, dopo sei mesi, ha già perso circa la metà del suo potere e quindi di conseguenza anche il ‘Green Pass’ durerà meno. E tutto questo perché il morbo, pur battuto, riparte di continuo in ‘varianti’, in ondate; ed oggi siamo alla quarta,.. mentre la precedente pandemia, la ‘spagnola’, di cent’anni orsono, non ebbe varianti, ondate, come pure non ebbe vaccini, che non esistevano. Da questo, allora, ho pensato che ad ogni vaccinazione il coronavirus subisce la sconfitta, ma nello stesso tempo, modificando il suo codice genetico riparte, con nuove formule, riprendendo a contagiare. Così si alternano, rincorrendosi, nuovi vaccini contro nuove ondate: fino a quando? – e Umberto continuò -: Quand’ero ragazzo seppi, dalle persone adulte come anche dai miei genitori che, forse a causa della guerra da poco terminata, gli insetti si erano moltiplicati; ed allora fu lanciato un nuovo insetticida detto DDT, che funzionava: le mosche venivano sterminate; però quelle che venivano dopo erano come vaccinate, quindi occorreva che il DDT fosse più forte, e così avvenne, a catena. Ma pure le nuove mosche, pur morendo, trasmettevano modifiche al codice genetico atte a difendersi dall’insetticida a quelle che venivano dopo, finché il DDT venne sospeso perché a dosi sempre più forti diventava pericoloso per le persone; poi le mosche vennero combattute con nornali insetticidi, con nastri con collante, ed altro ancora, Detto questo, mi sembra che ci sia un parallelismo nella lotta fra mosche e DDT, a ripetizione, di allora, e fra coronavirus e vaccini, in ondate successive, di adesso…”.

Qualcuno commentava sommessamente il dire dell’oratore:

“Interessante”.

“ Fa pensare”.

“Occorrerebbe però che una persona competente, come un medico, desse un giudizio in materia”.

“No, non credo alla similitudine fra i due fatti”.

Finché Silvia chiese direttamente a Umberto:

“Ma tu sei vaccinato? O sei un No Vax?”.

“Sì, sono vaccinato – rispose l’interpellato -: ho fatto il primo vaccino, il richiamo, ed ora sono prenotato per il terzo; perché il vaccino riduce enormemente i contagi, la degenza e, di conseguenza, la mortalità. Sono contento di questa domanda che mi è stata rivolta, ché con i miei discorsi potevo essere considerato contrario ai vaccini. Bene: ora è tutto chiaro”.

“Voglio aggiungere, a quanto già detto – è il vecchio Aristide che ora parla -, che i cosiddetti No Vax non sono certo da approvare, perché più facilmente si contagiano e a loro volta possono contagiare anche dei vaccinati, perché il vaccino non copre al cento per cento. Quindi, come avviene, sono passibili di ordinanze specifiche che limitano il loro vivere, onde evitare al massimo possibile il rischio, per tutti, del loro comportamento. Penso che meglio sarebbe che il governo decretasse la vaccinazione obbligatoria, ma è un estremo rimedio che per ora non viene applicato; ma se i contagi aumenteranno ancora, arriveremo anche a questa decisiva ordinanza, anche considerando che siamo prossimi a Natale, 2021”.

“Ed infatti – intervenne Mauro -, stamattina, ad un telegiornale, ho saputo che il governo, proprio nel periodo delle imminenti festività del Natale e del cambio anno, emanerà una nuova ordinanza, istituendo un Super Green Pass, che permetterà ai vaccinati di poter accedere a tutti gli eventi pubblici, all’aperto ed al chiuso; mentre ai No Vax ovviamente non verrà concesso, per cui questi non potranno partecipare a nessuna manifestazione di qualsivoglia genere”.

“Auguriamoci, allora – commentò Silvia -, che i contrari al vaccino, che in proposito hanno già fatto tante forti proteste, rinuncino ad azioni perturbative di ordine pubblico, si rassegnino e si facciano vaccinare…”.

“Speriamolo pure”, mormorò, qualcuno.

Qui sembrava che l’argomento fosse esaurito, quando prese la parola la ex maestra Iole:

“Tante opinioni sono state espresse finora, sul covid-19; ma, mi domando: come mai i cristiani, come anche qui tutti siamo, non ci rivolgiamo in preghiera al Signore, alla Madonna, per ottenere la grazia della fine del virus? E ‘evidente che la fede è scarsa, purtroppo; eppure qualche generazione fa, quand’ero bambina, per calamità come epidemie, terremoti, alluvioni, siccità, si effettuavano particolari funzioni, processioni, implorative, cui partecipava tutto il popolo, perfino anche chi era anticlericale. La tecnica, la scienza, con le loro scoperte ci hanno abituati a vivere buona parte della giornata chini su telefonini, computer, televisione, senza più alzare lo sguardo verso il Cielo…”.

“Brava Iole – entrò a parlare l’anziana Adele-: condividiamo, come oggi si dice, il tuo giudizio; ed ora partiamo subito per la nostra camminata, ché siamo in ritardo, e godiamoci la natura, a piedi, senza marchingegni moderni, all’aria aperta, sotto il cielo!”.

“Ben detto – fece qualcuno -: muoviamoci, avanti!”.

Ed io nostri, allegramente presero a marciare.

Commenti

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  1. Gian Gabriele Benedetti


    Argomento di pressante attualità e di assoluta importanza. La conversazione si svolge in modo non solo corretto, ma anche attraverso argomentazioni di una certa validità e di buonsenso.
    Tutta la narrazione ci porta a meditare su quale comportamento sia più idoneo da seguire, senza scalfire la legittimità dei dettati scientifici, che, purtroppo, spesso non si sono mostrati univoci. Nel momento di così grave difficoltà e di non sempre chiare indicazioni, la parola diviene voce portante di una fede. Così, quando l’uomo si trova coinvolto nel buio di situazioni drammatiche e vede le immani difficoltà ad uscirne, la via più sicura, più intima e più elevata appare sentitamente quella di rivolgersi all’Alto, al fine di ottenere quell’aiuto necessario a liberare l’umanità sofferente.
    Gian Gabriele Benedetti

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