Si riaccendono i metati delle castagne

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VALDIVAIANA – La tradizione legata alle castagna ed alla farina di castagne entra nel vivo in queste settimane con la caduta dalle piante di questo speciale dono che cregala la montagna. Siamo in  notevole ritardo rispetto alla stagione solita, ma la caduta, complice anche la pioggia di ieri, è iniziata e così pure la raccolta.

Purtroppo sempre meno abitanti nella montagna  portano avanti il lavoro che riguarda il mondo della castagna ed anche quest’anno a quanto si sa nella montagna barghigiano un altro metato non verrà acceso.

Si temeva che la stessa sorte potesse toccare anche al tradizionale metato del Giovannino di Valdivaiana, visto qualche problemino di salute del mitico Giovanni, ma lui non molla e con l’aiuto anche degli abitanti del posto ha deciso che la tradizione non si lascia nemmeno quest’anno.

Proprio in questi giorni c’è stata l’accensione del metato e come vuole la tradizione, deve essere il più piccolo delle famiglie che gravitano attorno alla raccolta delle castagne ed al metato, ad accendere il fuoco che poi permetterà di affumicare ed essiccare le castagne per i prossimi 40 giorni.

E’ toccato quest’anno alla piccola Viola Moscardini di Carpinecchio che con grande maestria ha acceso il piccolo fuoco, alla presenza di tanti di coloro che nei prossimi giorni raccoglieranno le castagne nei boschi di Renaio e Carpinecchio, ma non solo e le porteranno al metato di Valdivaiana. A tenere acceso il fuoco, ogni giorno, ogni notte, sarà come sempre il Giovannino e così farà per 40 giorni a venire.

C’è davvero un grande impegno da portare avanti e meritano rispetto coloro che ancora tramandano la tradizione della castagna. Che inizia intanto dalla cura dei castagni prima e prosegue poi ogni autunno con la faticosa raccolta delle castagne che alcuni fanno ancora con pochi attrezzi tradizionali: il rastrelletto di legno a denti larghi, fatto sempre a mano, il grembiale dove riporre le castagne raccolte, sostituito ora da un secchio di plastica che è più capiente…

Il lavoro va  poi avanti appunto con l’essiccazione delle castagne nei metati ancora attivi (in tutto forse cinque in tutto il territorio comunale).

Il metato rappresenta con le sue quattro mura una specie di piccola ma simbolica comunità montana in miniatura. Qui confluiscono infatti le castagne raccolte da diverse famiglie che lavorano insieme per giorni e confidano insieme in un bel risultato, in una farina di anno in anno il più buona possibile.

Ogni quattro ore circa il fuoco sotto il metato deve essere controllato: deve restare acceso; né troppo forte, né troppo debole. Per quaranta giorni chi si occupa del metato segue questo scandire del tempo fino a quando le castagne non sono state seccate al punto giusto. Nel frattempo da varie famiglie arrivano le castagne raccolte, come quelle che a  Valdivaiana arrivano dalle famiglie Renucci, Moscardini e Marchi di Carpinecchio o come quelle invece raccolte a Renaio dall’inossidabile Sergio Guidi che in questi giorni trovate in giro per boschi a raccogliere le “cesarucche”, le castagne che crescono sulle montagna barghigiana in prevalenza.

Quella del metato è una fase importantissima di tutta la lavorazione, Oggi le aziende più grandi utilizzano speciali essiccatori, ma il profumo ed il sapore in grado di regalare alle castagne il fumo del metato, è ineguagliabile. Ma per quanto tempo anche da noi potrà andare avanti questa tradizione?

Comunque sia, atteso il tempo che ci vuole, si procederà tra quaranta giorni alla lavorazione delle castagne, alla loro battitura che si fa ancora con i macchinari che si usavano decenni e decenni fa. Ci si ritrova  appunto in gruppo, proprio come fanno i contadini per la mietitura del grano, e si porta avanti insieme questo lavoro che è un vero e proprio rito. Ci sono le misure che servono per capire prima quante castagne si sono messe in metato e poi quante ne devono essere suddivise dopo la lavorazione… Poi il tutto finisce nella macchina e la battitura ha inizio…

Infine il lavoro forse più duro: la ripulitura dalla “pecchia” e dalle impurità delle castagne secche che richiede ancora giorni di lavoro. Poi è il momento di portare il tutto al molino dove si ottiene la farina dolce, macinata a pietra, secondo una lavorazione antica di secoli.

Una lavorazione ancora lunga, che è appena iniziata, sotto i buoni auspici del fuoco acceso dalla piccola Viola; del fuoco e di quel fumo che regalerà alla farina di castagne dei prossimi mesi un sapore senza eguali.

 

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