In Viaggio con Dante. All’ISI di Barga l’esame della parola del XXVI Canto dell’Inferno

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BARGA – Si è tenuta nell’aula magna dell’ISI di Barga,  alla presenza delle classi quinte dei vari indirizzi scolastici, la seconda delle conferenze “In viaggio con Dante” organizzate da Fondazione Ricci, ISI Barga, Comune di Barga, Istituto storico lucchese, sezione di Barga e Unitre Barga.

Il commento e l’esame della parola di Dante nel  XXVI canto dell’inferno ambientato nell’ottava bolgia dell’ottavo cerchio dei consiglieri fraudolenti, è stata a cura del prof. Berto Giuseppe Corbellini Andreotti accompagnato dal dott. Elia Tuccori esperto di comunicazione che ha proiettato slide esplicative della complessa analisi del canto dedicato principalmente alla figura di Ulisse.

L’articolazione dell’incontro, dopo l’esposizione di carattere generale sulla figura di Ulisse, che non deriva dai poemi omerici, come l’Iliade e l’Odissea che Dante non conosce, ma dagli autori latini come Virgilio, Cicerone, Orazio, e dalla letteratura medievale, ha visto l’esame del racconto dell’ultimo viaggio di Ulisse che si conclude con il naufragio, quello in cui perde la vita insieme ai suoi compagni davanti all’isola del purgatorio.

Un viaggio che ha un valore simbolico e allegorico e non geografico, il tentativo  di una personalità  dotata di “alto ingegno”, di raggiungere la piena conoscenza della verità e del bene attraverso la ragione.

Da ultimo la lettura del canto, in cui lo stile di Dante diventa alto, drammatico, solenne a sottolineare la tragedia di un personaggio, per certi versi, anche simile a Dante stesso per l ‘impegno intellettuale, l ‘esilio, i sacrifici, le sofferenze e per anteporre il dovere di sapere agli affetti familiari.

 

“… né dolcezza di figlio, né la pieta

del vecchio padre, né ‘l debito amore

lo qual dovea Penelopè far lieta,

vincer potero dentro a me l’ardore

ch’i’ ebbi a divenir del mondo esperto

e de li vizi umani e del valore;

ma misi me per l’alto mare aperto

sol con un legno e con quella compagna

picciola da la qual non fui diserto…”

 

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