Neve, freddo e riscaldamento globale

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(da Maria Elena Bertoli e da Max Strata riceviamo e pubblichiamo)

 

Come una rondine non fa primavera anche una serie di lunghe e copiose nevicate non indicano affatto che il nostro clima malato si stia sistemando. Il riscaldamento globale non viene percepito nella sua gravità perché è spalmato su tempi più lunghi di quelli che interessano normalmente i nostri fenomeni psichici: in sostanza vediamo un inverno “normale” o anche più freddo di quella che è la nostra memoria personale e subito ci dimentichiamo dei non inverni che hanno segnato il decennio o il ventennio precedente.

Il cambiamento climatico si muove ad onde ed è un processo complesso in cui trovano spazio anche periodi molto freddi alternati a quelli molto caldi. Ciò che conta è la media e la media ci informa che siamo di fronte ad un crescendo globale delle temperature e che il 2020 è stato l’anno più caldo da quando si effettuano le registrazioni in modo sistematico (1880). Purtroppo, non possiamo tranquillizzarci pensando che il lockdown ha forse aggiustato un po’ la situazione. In realtà il lockdown ha portato solo una temporanea e insignificante riduzione percentuale delle emissioni di polveri e gas serra ma ciò che conta sono le rilevazioni che si fanno nelle migliaia di stazioni meteo disseminate sul pianeta, gli studi effettuati nei laboratori, i calcoli e le simulazioni matematiche.

Il freddo e la neve di questo periodo sono anche frutto di un fenomeno atmosferico che tecnicamente si chiama stratwarming, ovvero un improvviso riscaldamento della stratosfera (tra i 10 e i 50 km di altezza) provocata dalla risalita di una imponente massa di aria calda proveniente dalla troposfera (la parte più bassa). Questo causa un aumento della temperatura alle alte quote anche di 50°C e la conseguente divisione in due grandi lobi del vortice polare che staziona sull’Artico. Quando i due lobi si separano discendono a latitudini più basse: verso il nord America e per l’appunto verso l’Europa. Lo stratwarming avviene ciclicamente ma in questo caso può essere posto in relazione proprio al riscaldamento globale, come se l’improvviso e intenso freddo costituisse un ulteriore conferma di un’atmosfera molto instabile su di un pianeta climaticamente sempre più caldo.

Max Strata e Maria Elena Bertoli

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