Guardando la vetrina di una pasticceria, Leonardo pensò di completare, con una nota di dolcezza, il dono per il compleanno della sua fidanzata. Insieme a dolci di ogni genere stavano esposti in bella vista anche dei cioccolatini dall’aspetto particolarmente accattivante. Oltre ai fiori, al braccialetto d’argento lavorato a mano e impreziosito da piccoli pezzi di vetro colorati, una scatola di cioccolatini sarebbe stata un regalo sicuramente gradito che aggiungeva alla bellezza di un oggetto di fine artigianato l’indiscussa bontà dei bonbon. L’indomani Michela avrebbe compito diciotto anni, quindi altrettanti cioccolatini e rose rosse; idea non molto originale ma di sicuro effetto. Pur avendo una gran fretta di tornare a casa per vedere la partita di calcio, decise di fermarsi in pasticceria.
«Preparate confezioni regalo?» disse guadando la giovane e procace commessa alta e bionda dal seno candido e generoso messo ben in vista proprio come i cioccolatini in vetrina. La ragazza indicò lo scaffale più basso dove aveva accuratamente riposto proprio quella mattina, nastri, scatole e diversi rotoli di carta da imballaggio.
«Delle confezioni mi occupo personalmente. Cosa posso servirle?» chiese con ritmo cantilenante, quello di chi ripete la stessa frase almeno un centinaio di volte al giorno.
«Vorrei dei cioccolatini».
«Quale gusto preferite? Cioccolato al latte, bianco o fondente?».
« Cioccolato bianco».
«Con canditi, mandorle, o nocciole?».
«Nocciole».
«Intere o triturate?».
«Intere».
«Eccellente, proprio la specialità della casa, le nostre squisite montagne dell’amore! ottima scelta!».
« Quanti etti?».
«Vorrei esattamente diciotto cioccolatini, mi raccomando precisione, né uno in più né uno in meno».
Mentre la commessa li disponeva nella guantiera, un bottone si staccò improvvisamente dalla camicetta mostrando ciò che pochi istanti prima poteva essere solo frutto di una immaginazione non necessariamente fertile. La ragazza finse indifferenza continuando impassibile il suo lavoro; dalla gola di Leonardo uscì invece un grido smorzato, qualcosa di molto simile al flebile grugnito di un maialino, i suoi pensieri divennero improvvisamente peccaminosi, ovvero meravigliosamente umani.
Per un istante, quanto basta a confondere le idee, incominciò ad ammirare quei seni prosperosi, candidi e sodi immaginando di riempirli di baci una volta liberati dalla carta dorata in cui erano avvolti. Somigliavano straordinariamente alle montagne dell’amore, specialità della casa, che la commessa stava disponendo accuratamente nel vassoio di cartone. Ogni nocciolina un delicato capezzolo, ne contò esattamente diciotto così come aveva ordinato. Immerso nel paradiso dei suoi pensieri, protagonista di baci e poppate venne distratto dalla corsa del bottone che, ruotando improvvisamente su se stesso, gli finì tra le scarpe. Leonardo estrasse dalla tasca il fazzoletto per asciugare la fronte madida di sudore, raccolse il bottone e lo mise in tasca.
«I cioccolatini sono per una donna?» chiese la commessa prima di preparare la confezione.
«No, assolutamente» rispose Leonardo, piuttosto confuso e rosso in viso.
La ragazza preparò una bellissima confezione che chiuse con un nastro dorato, quindi scrisse su di un pezzo di carta l’ammontare della spesa.
«Sono esattamente quattrocentocinquanta grammi».
Il cassiere, un uomo alto e magro, la guardò con occhi complici e il sorrisetto di chi sa molto più di quanto dà a vedere.
«Quanto devo?».
«Settanta euro e cinquanta centesimi».
Leonardo pagò senza battere ciglio; il prezzo altissimo lo svegliò solo parzialmente dallo stato confusionale in cui era caduto, prese il prezioso pacchettino e uscì dal locale stordito, senza neanche chiedere il perché del costo tanto elevato.
«Questa storia del bottone che salta in aria deve finire, non ne posso proprio più di recitare la commedia, dobbiamo cercare una forma meno impegnativa di pubblicità subliminale e poi indurre in tentazione ha qualcosa di diabolico» disse la commessa con aria seria e preoccupata.
«Amore, se continuiamo di questo passo, in capo a pochi mesi, pagheremo anche il mutuo della casa, e poi non vedi quanti sogni erotici scateni? Dovrebbe lusingarti essere l’oggetto di tanto desiderio. Settanta euro e cinquanta centesimi per un’illusione, accompagnata tra altro da una salutare scarica adrenalinica a sua volta espressione inequivocabile di una appropriato e ben finalizzato tasso di testosterone è, in fin dei conti, un prezzo adeguato. Capisci, angelo mio, con la tua magistrale recita, sottrai un’anima alle fiamme dell’inferno, alla lussuria, alla perdizione e tutto con una semplice, innocente ma efficace fantasia. Secondo te è meglio pensare di ammazzare qualcuno oppure immaginare di portarselo a letto? Noi offriamo una salutare tentazione che anche il Papa approverebbe e tu sei, a ben vedere, una benefattrice, l’anti peccato per eccellenza, la sublimazione della purezza ».
«Non sono d’accordo» rispose seccamente la commessa.
«Ma hai visto il suo viso quando è uscito dal negozio? Sembrava un neonato mentre succhia il seno della mamma, soddisfatto, sereno, in armonia con l’universo e l’umanità intera, insomma appagato dalla vita. A tempesta ormonale conclusa, lui gode degli effetti della quiete senza aver commesso nessun peccato, e questo è un aspetto indiscutibile che ben si adegua alla falsa moralità di cui siamo vittime fin dalla prima infanzia. Comunque il discorso è troppo lungo e complesso per essere affrontato in pasticceria».
«C’è qualcosa nel tuo ragionamento che non mi convince, siamo due truffatori che sfruttano le debolezze umane, questa è la verità».
«Angelo mio, la linea che divide il desiderare un oggetto dal rubarlo è sottile, permeabile proprio come una membrana osmotica; il passaggio tra gioia e insoddisfazione segue la sola regola dell’appagamento, non dimenticarlo mai. Rassegnati, la verità non esiste ad esclusione del mutuo da pagare. Se vuoi provare come si dorme sotto un ponte basta saltare una sola rata e la banca provvederà immediatamente a esaudire questa tua curiosità ».
«Mio caro potresti avere un futuro luminoso in politica. Ma dove sarà finito?» chiese la commessa chinandosi per cercare il bottone.
«L’ha messo in tasca il cliente come ricordo, una specie di feticcio. Mia cara, dobbiamo rassegnarci, siamo creature imperfette, vulnerabili e tormentate che vivono in un mondo di ladri».
Senza dire una sola parola la commessa andò correndo alla merceria di fronte convinta come non mai di fare la cosa più giusta.
glauco ballantini
23 Febbraio 2020 alle 9:47
Il racconto mi ricorda un episodio del film “L’oro di Napoli” nel quale Sofia Loren fa la pizzaiola… Un bel quadretto attualizzato.