Un week-end indimenticabile a Barga con “Lo sport per tutti”

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BARGA – Un bellissimo weekend di sport e non solo: anche divertimento, riflessioni, socializzazione. Un fine settimana dove vecchi amici si sono ritrovati e dove sono state fatte amicizie nuove con persone splendide che si dedicano a portare avanti le loro passioni sportive per il bene della nostra comunità.

Questo è il riassunto dell’evento “Lo Sport per tutti” a favore della parità di genere nel mondo dello sport che si è tenuto al Circolo di Tennis a Barga organizzato dal Tennis Club Barga in collaborazione con le due squadre di calcio ASD Filecchio Fratres e Gatti Randagi Football Club con il patrocinio del Comune e la Commissione Pari Opportunità di Barga, la Regione Toscana e la Commissione Regionale Pari Opportunità della Toscana.

Nonostante il tempo incerto nel pomeriggio di sabato si è svolto il primo girone del mini-torneo di tennis con 6 coppie miste con il passaggio alla finale di Tania e Bruno vs Luisa e Luca e una sfida per il 3° e 4° posto con Antonella e Ismaele vs Barbara e Dante). Purtroppo per causa del brutto tempo di domenica non è stato possibile giocare le ultime partite programmate in contemporanea con il torneo di calcetto e saranno giocate venerdì e sabato prossimo.

Il resto della manifestazione si è svolto invece come da programma domenica pomeriggio nel campo coperto 3 con i saluti delle autorità da parte di Lara Baldacci come consigliere comunale alle pari opportunità e vice-presidente della Commissione Regionale e la Vice-sindaco Caterina Campani oltre ad alcuni membri della Commissione Pari Opportunità di Barga: Gina Gentosi, Sonia Ercolini e Benedetta Donati che è anche vice-presidente della Commissione Pari Opportunità Provinciale.

Di seguito il dibattito “Cosa significa essere donna nel mondo dello sport: esperienze a confronto”.  Hanno preso la parola i dirigenti delle due squadre: pe r prima è toccato a Elena Lucchesi che ha letto una lettera significativa che ha riassunto in modo semplice ma toccante le difficoltà di una ragazzina che decide di mettere via le scarpette di danza classica e sostituirle con le scarpe di calcio. Si tratta della “Lettera a mia figlia” (che trovate pubblicata sotto). Riccardo Fabbri per conto dei Gatti Randagi ha poi voluto ricordare Mary Campbell (prima presidente della CPO di Barga) che è stata per tanti di loro un importante esempio di vita, e poi Vincenzo Passini (dirigente ASD Filecchio) ha raccontato la sua scoperta di questo nuovo mondo del calcio al femminile. Il dibattito si è concluso con la calciatrice Beatrice Donati che ha raccontato la sua esperienza nel calcio femminile, i svantaggi e gli vantaggi per aver scelto questo sport, la lotta continua contro certi pregiudizi maschili, ma la grande soddisfazione di portare avanti questa passione trovando una squadra come quella di Filecchio che ha accolto le ragazze a braccia aperte e con grande entusiasmo. Dal dibattito sono emerse tante idee da portare avanti come la promozione dello sport nelle scuole, una giornata dedicata a tutte le associazioni sportive sul territorio ed un evento sportivo benefico

Per concludere, alle ore 16 il DS Flavio Stefano del Filecchio Fratres Calcio,  ha dato il via alla partita di calcetto con due squadre miste. L’ha spuntata alla fine la squadra verde, ma non è il risultato quello che contava…

 

Mi chiamo  Elena Lucchesi, sono una dirigente del Filecchio Fratres calcio. Oggi sono qui in duplice veste: come una dei dirigenti di questa società e come mamma. Intanto ringrazio Sonia Ercolini e chi con lei ha contribuito all’organizzazione di questa giornata. Prima di iniziare vorrei spezzare una lancia a favore della componente maschile della dirigenza dell’ASD. Quando ho presentato loro il progetto della squadra di calcio femminile, supportata e sopportata da Flavio Stefani (DS) e Francesco Passini (Vice allenatore a capitano della squadra maschile), ho trovato nell’allora presidente Danilo Corazza e successivamente in Giorgio Salvateci, così come in tutti i componenti della dirigenza, uomini sensibili e disponibili nell’accoglienza. L’unica titubanza dimostrata era dettata soltanto da un problema prettamente economico, cioè riuscire a sostenere due squadra con i relativi campionati. Il mio discorso prende spunto da una lettera che in pieno cèntra l’argomento della giornata. La lettera è scritta da un padre, ma come genitore mi calza a pennello, ne ho preso alcuni passi e l’ho fatta mia.

“Mamma voglio giocare a calcio!” mi disse sorridendo. Mentre mi guardava aveva il faccino tipico di chi ha in mente una marachella, uno scherzetto, forse aveva già capito che stava “osando”. Tra me pensai “Ma danza no eh?!” Tenni però quel pensiero per me e le risposi “Non conosco nessuna squadra femminile, cercherò di informarmi…” così feci e scoprii che poteva giocare con i ragazzi.

Il primo allenamento fu memorabile per l’entusiasmo e la passione che mia figlia trasmetteva ad ogni passo. MI commossi nel vederla così felice e pensai quanto fossi fortunata ad averla soddisfatta semplicemente acconsentendo ad un suo desiderio. Poi venne “notata” e finalmente iniziò a giocare in una squadra tutta al femminile…. Purtroppo era lontana, io e suo padre abbiamo entrambi un lavoro a turno, chiedemmo aiuto al nonno materno, fu un anno impegnativo, economicamente e di energie… tentammo altri sport, più vicini a casa, ma il suo cuore rimase lì su quel campo, all’interno di quella rete… poi finalmente raggiunse l’età e poté giocare in una squadra con ragazze più grandi, ed era abbastanza vicina a casa. Il portiere era probabilmente scritto nel suo DNA… quella ragazzina dai capelli biondi e gli occhi azzurri che “copriva” la porta con così tanta passione, emozionava tutti…

“Mamma sto vivendo un sogno” mi disse e a quelle parole lacrime di commozione mi bruciarono gli occhi… mentre dentro di me ringraziavo quel sogno che aveva reso felice la mia piccola donna…

Mia figlia appunto è una donna, una femmina, una XX per genetica. Non è un maschiaccio, parola orribile che ho spesso sentito per descrivere chi “ardisce” cimentarsi in sport che per cultura sono considerati solo per uomini, ripeto non è un maschiaccio, né vuole esserlo. Non imita nessuno ma esprime se stessa. Fa il portiere di calcio. Dice che quello è lo sport della sua vita e siccome vedere felice la propria figlia è l’obiettivo, credo, di ogni genitore, è sicuramente il mio. Nel senso che faccio di tutto per accontentarla e i sacrifici non sono pochi. Conciliare la famiglia con le sue sorelle, le faccende di casa, chiedere costantemente cambi turno per poterla accompagnare, comprare le scarpe, i guanti… improvvisarmi dirigente in un mondo a me fino ad allora sconosciuto, insomma, sacrifici in tutti i sensi. E poi… quando leggo sui giornali che famose squadra di serie A hanno deciso di puntare sul femminile… quando in realtà alle aspiranti giocatrici fanno pagare una retta non indifferente… mi viene quasi da ridere e mi domando “Ma se non riescono nemmeno a gestire qualche decina di migliaia di euro per il settore giovanile, tanto da farsi pagare l’annualità… ma su quali presupposti stiamo ragionando?” Poi penso ai sacrifici di mia figlia, agli allenamenti, alle partite e tutto da far conciliare con gli impegni scolastici e il mio cuore di madre si riempe di orgoglio e mi dà la carica e la forza di guardare avanti. Non è la prima della classe così come non è la prima dello sport, ma non è di questo che si nutrono i suoi sorrisi, bensì del fatto di impegnarsi con tenacia e arrivare ad aver dato sempre il massimo. Come tutte le ragazze ed i ragazzi della sua età, mia figlia ha dei sogni: vuole che il calcio diventi il suo futuro, il suo lavoro, la sua passione, il suo scopo; e per questo suda, si impegna, piange, rinuncia, in una parola: LOTTA. Sono la mamma di questa ragazza e una dei dirigenti della società a cui è iscritta, e tocca a me spiegarle cosa l’aspetta. Il calcio femminile non è quello maschile, non ha la sua storia né il bacino di sostenitori e il giro di affari. È, però, un movimento in grande espansione perché i dati degli altri Paesi, in cui il calcio femminile è sostenuto e fortemente sponsorizzato, lo dimostrano chiaramente. È quindi uno sport che rappresenta potenzialmente un grande affare e che potrebbe portare soprattutto tante soddisfazioni sportive al nostro Paese, basta pensare al risultato delle due Nazionali. A questo punto il calcio femminile ha due strade, o lo si aiuta a decollare e noi dell’ASD Filecchio Fratres nel nostro piccolo e con umiltà ce la stiamo mettendo tutta in tal senso, oppure no. Il mio motto è “Volere è Potere”. Se invece qualcuno, indubbiamente più “grande” di me decide che questo sport al femminile non merita aiuto, allora dovrò spiegare a mia figlia di divertirsi finché può. Io non so se la strada giusta sia la FIGC piuttosto che la LND, credo invece che se ci si mette seduti davanti ad un tavolo con l’obiettivo di far partire il calcio femminile e portarlo ai livelli degli altri Paesi, allora una soluzione, quella giusta, si trova di sicuro. Una strada prima di percorrerla, bisogna imboccarla. Mi chiedo: “Ma chi comanda lo sport ha l’obiettivo di promuovere il calcio femminile?” Se la risposta è sì il percorso sapranno trovarlo loro, non sono certo io in grado di suggerirlo, ma se non hanno questo obiettivo non pretendano di vincere laddove gli altri crescono i talenti e gli “pagano” per il lavoro che fanno, li tutelano con una regolare pensione, li incoraggiano a proseguire formando delle vere “atlete” esattamente in un cammino parallelo, seppur con le dovute differenze, a quello maschile. Spero che un giorno non troppo lontano tutto questo si realizzi, non siamo lontani, basta volerlo, basta crederci. Io come dirigente donna, in una società quasi tutta al maschile, ce la metterò tutta perché almeno nel nostro territorio il calcio femminile decolli infatti mi sto impegnando con i miei colleghi dirigenti nel creare la scuola calcio femminile, per dare la possibilità ai genitori di quelle figlie che come la mia amano il calcio, di poter realizzare il loro sogno e non essere costretti a rinunciare solo perché vicino casa non hanno una squadra femminile. A mia figlia e alle ragazze della mia squadra oggi dico: “Siete donne in questo Paese, oggi il vostro sogno è figlio di un interesse minore e non so se potrete realizzarlo. So solo che potrete lottare insieme, tu figlia mia con le tue compagne, come all’epoca fecero le suffragette per il diritto al voto, per farvi valere come atlete e come donne, per rivendicare un diritto che non può essere negato soltanto perché siete nate XX e non XY!”

 

Elena Lucchesi

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