La proposta di AVL Lucca: tra Erno Erbstein e Anna Frank l’occasione per fare educazione al rispetto ricordando la Lucchese dei Resistenti del 1936

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L’Associazione Volontari della Libertà Lucca federata FIVL, che dal 1948 raccoglie i partigiani autonomi e cattolici e si occupa della Resistenza senza armi di donne, sacerdoti, prigionieri, internati, raccoglie l’invito di alcuni iscritti a commentare i fatti di domenica prima dell’incontro di calcio Lucchese-Carrarese.

Nei minuti iniziali alcuni tifosi della società rossonera hanno disertato il saluto a Dante Unti di 98 anni superstite dei campi di concentramenti tedeschi durante il secondo conflitto mondiale. E mentre venivano lette alcune frasi tratte dal diario di Anna Frank altri continuavano a cantare inni senza alcuna forma di rispetto.

AVL Lucca non condanna il gesto, frutto di ignoranza culturale prima che ideologica o politica, e non chiede la chiusura della curva, né tantomeno ipotetiche sanzioni per la società. Altresì protocollerà quanto prima la richiesta di intitolare la curva ovest a Erno Erbstein, l’allenatore di origini ebraiche della Lucchese degli anni 1933-1938, riprendendo l’idea di Luca Tronchetti e del Tirreno di Lucca del 2015.

Inoltre AVL Lucca chiede che venga letto ad inizio di ogni partita fino al termine del campionato (quando ancora i calciatori e l’arbitro sono negli spogliatoi e dunque senza attendere l’iter della FIGC), brani tratti dal diario di Anna Frank.

Cercando di eliminare ogni possibile contatto e “inquinamento” di gesti oltremodo stupidi, AVL Lucca chiede che tutte le società calcistiche con settori giovanili dedichino parte della programmazione al lavoro sui bambini, alla crescita di un rapporto di eguaglianza e solidarietà, riprendendo i valori della Costituzione italiana.

Grazie al gesto infantile, ma pericolosamente contagioso ed emulatorio di pochi ragazzi ineducati, Lucca può diventare da oggi un laboratorio nel quale il rispetto in tutte le sue forme può assumere un ruolo centrale nella crescita dei cittadini.

E quindi poter andare allo stadio a tifare Lucchese ricordando in silenzio l’orrore dei totalitarismi che hanno distrutto l’Europa. Anche perché alcuni ragazzini non sanno che la Lucchese del 1936/1937 fu vera squadra di Resistenti al fascismo annoverando tra le sue fila uomini come Bruno Scher, l’istriano che non volle italianizzare il proprio cognome. Libero (“di nome  e di fatto”) Marchini che si rifiutò sempre di alzare il braccio per il saluto fascista. Gino Callegari l’anarchico padovano che lo stesso Mussolini durante un incontro di calcio non salutò. Aldo Olivieri, il gatto volante, il super portiere dei mondiali rigorosamente antifascista.

E infine Bruno Neri, nome di battaglia Berni, il calciatore partigiano che morì ucciso dai tedeschi domenica nove luglio 1944 nel Casale di Modigliana. Faceva parte del battaglione Ravenna con il parroco partigiano don Angelo Savelli, il comandante Vittorio Bellenghi, detto Nico, ex ufficiale del Regio Esercito. Morì per liberare l’Italia dai nazisti e dai fascisti per la libertà di tutti.

Questi sono i simboli indelebili di una Lucchese che è esempio e che nessun gesto di non conoscenza potrà mai cancellare.

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