Fusioni dei Comuni: il no del Comitato attuazione costituzione

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PIEVE FOSCIANA – “Molti pensano che l’unificazione dei comuni sia un atto di modernizzazione. Noi pensiamo il contrario. Pensiamo anzi che le unificazioni in corso – peraltro fatte coi piedi, senza nessuna logica territoriale, geografica, economica o storico-culturale – finiranno non solo per uccidere gli attuali Comuni più piccoli (per non parlare delle frazioni, specie se montane), ma renderanno i Comuni unificati dei semplici centri amministrativi, focalizzati sulla logica finanziaria non certo sui bisogni dei cittadini. L’esatto contrario di quanto è scolpito nella Costituzione repubblicana che gli elettori hanno difeso con forza nel referendum del 4 dicembre 2016”.

Così Leonardo Mazzei, del Comitato per l’Attuazione della Costituzione, Valle del Serchio che interviene a proposito del referendum previsto il prossimo 29 ottobre per la fusione dei comuni di Fosciandora, Pieve Fosciana e San Romano.

Mazzei prosegue: “E’ così che vuole l’Europa delle banche, come pure i governanti italiani che eseguono gli ordini senza fiatare. Se davvero il problema fosse l’efficienza, ben altri sarebbero i metodi da seguire. Qui invece si va solo a caccia di qualche temporaneo contributo, il classico specchietto per le allodole che i soliti politicanti senza scrupoli hanno ben posizionato per ingannare i cittadini.

Si dice che in Italia i Comuni siano troppi. Peccato che sia un falso. A fronte dei nostri 8mila comuni, la Germania ne ha oltre 12mila e la Francia (con una popolazione assai simile alla nostra) oltre 36mila! Che forse in Francia e in Germania si parla di riduzione del numero dei Comuni? Assolutamente no! Ma alla colonia Italia anche questo si vuole imporre. Fra l’altro senza tener neppure conto della specificità dei comuni montani, una bestialità che non ha bisogno di troppi commenti.Il prossimo 29 ottobre gli elettori dei Comuni di Fosciandora, Pieve Fosciana e San Romano in Garfagnana andranno a votare per ratificare o meno quel che i loro sindaci si sono arrogati il diritto di decidere, dando per scontato il sì dei cittadini. Ma di scontato non c’è proprio nulla, e la loro arroganza può essere battuta nelle urne.

In gioco è la stessa democrazia. E’ proprio nel suo nome che bisogna sconfiggere la malsana idea di consegnare il futuro degli enti territoriali ad un giochino di società tra sindaci e politici locali. A leggere le cronache locali appare infatti assai evidente come costoro abbiano come principale passatempo quello di disegnare a tavolino i prossimi assetti di potere. Ma se a loro interessano le poltrone, ai cittadini interessa il loro futuro.

Tutte le unificazioni fatte in questi anni in nome di una presunta efficienza – si pensi alla sanità, alla scuola, alla gestione degli acquedotti – hanno portato solo ad un peggioramento dei servizi, a minori diritti per le persone, a giochi di potere sulla testa dei cittadini. Perché con i Comuni dovrebbe andare diversamente? Ma lo sappiamo o no che – anche nella nostra valle – ci sono sindaci, che avendo già in corso il loro ultimo mandato pensano solo a riconquistarsi una poltrona inventando (spesso disegnandoli a casaccio) nuovi Comuni dove candidarsi? Altro che efficienza!

Ma poi, che diritto hanno gli attuali sindaci (e non parliamo solo dei tre Comuni che voteranno a ottobre) di proporre la “toppa” dell’unificazione a bilanci sempre più striminziti? Questi bilanci sono ormai ridotti all’osso a causa dei tagli imposti dai governi degli ultimi anni. I quali hanno sempre agito in ossequio ai diktat europei. Se i sindaci avessero avuto davvero a cuore l’interesse dei loro cittadini avrebbero dovuto opporsi con tutte le loro forze – al limite anche dimettendosi per protesta –  a questa sciagurata politica. L’hanno forse fatto? Non ce ne risulta uno.

Dunque la smettano con questa loro pretesa di volersi presentare come “nuovi”, “moderni”, “efficienti”, mentre sono solo la più classica espressione di una classe politica che ha portato il Paese al disastro. Che tutti se ne ricordino, votando NO, il 29 ottobre”.

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