Fantasma d’Oriente (diciassettesima puntata)

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33. L’INCUBO DI PIERRE E LA PORTANTINA VERSO LE SETTE TORRI

Pierre sta facendo un sogno agitato: sulle lande deserte, di notte una leggera nebbia si innalza dalla terra e avvolge tutto in un’aria spettrale. Pierre cammina affannosamente, arrancando tra massi e grandi zolle di terra, incespica ad ogni passo.

PIERRE

(con affanno)

Fuori dalle mura, sola, nelle campagne…dove…

Tra le lapidi di un piccolo cimitero finalmente vede la sua amata: Azyadè è in piedi, ad attenderlo; lo accoglie con un sorriso di perdono e gli fa cenno con le mani di avvicinarsi. Ma quando lui si incammina, il piede cade in una profonda buca rettangolare, dall’aspetto di una tomba, da cui si apre un baratro, senza fine. Precipita, la sua caduta non si arresta. Pierre urla e si risveglia.

Si alza, sudato e agitato, prende la brocca e versa acqua in abbondanza in un vaso di ceramica colorato. Si lava la faccia, inspirando profondamente, poi si guarda allo specchio, ha gli occhi rossi e un’espressione sofferente.

Dopo interminabili istanti di angoscia, decide di reagire. Indossa l’abito turco. Dovrà visitare la tomba di Azyadè, si tratterà di un momento solenne. Con la mano destra si liscia gli ampi pantaloni, soffermandosi sul rilievo dei ricami. Poi apre la porta e si sporge nel corridoio, chiamando un inserviente.

Poco dopo, fuori dal Pera Palace Hotel, una carrozza si ferma. Aslan scosta la tendina solo per vedere chi sta uscendo in quel momento. E’ fortunato, Pierre sta dirigendosi verso un landau nero, all’angolo della strada.

ASLAN

(pensa stupito)

Pierre vestito da turco?

Il landau parte.

Aslan si rivolge al cocchiere,chiedendogli di seguire il landau.

ASLAN

Seguite quel landau, presto, ma con discrezione! Non dobbiamo farci notare.

Pierre arriva nel quartiere di Fanan. Scende e procede a piedi, verso la casa di Kadya. Dalla porta esce un primo portantino: retrocede con i bracci della lettiga in mano; il secondo portantino, ancora dentro casa, fa segno di no con la testa e discute animatamente con il Greco che, dietro di lui, dà i comandi per far uscire la portantina. Finalmente la lettiga è fuori. Il Greco si leva il cappello con una mano e con l’altra si asciuga la fronte con un fazzoletto spiegazzato. Si gira verso Pierre, che attende in piedi nel vicolo.

IL GRECO

(concitato)

Signore, finalmente è arrivato! Non c’è modo di convincerli: non la vogliono toccare e temono per la lettiga, che si sporchi il velluto.

PIERRE

Dì loro che sono pronto a pagare il doppio, purchè la vecchia resti al suo posto.

IL GRECO

Glielo ho già detto ma non si tratta solo di denaro, Signore, potrebbe avere la lebbra o cos’altro lo sa Dio.

Pierre infila una mano in tasca e dà una moneta al Greco.

PIERRE

Passando con la carrozza dal mercato ho visto delle coperte di lana arancione. Va subito a comprarne una e avvolgi la donna.

Il Greco scrolla la testa e parte a piedi.

Finalmente l’insolito corteo, formato dalla carrozza con sopra Pierre, il Greco e l’Armena, seguito dai portantini con la lettiga, si muove lento per le strade cittadine attirando gli sguardi incuriositi della gente. I bambini smettono di giocare per seguire i portantini, curiosi di vedere chi viene trasportato sulla lettiga. Quando la carovana rallenta, si avvicinano e scostano le tende: all’interno vedono la faccia nera e rugosa della vecchia con un sorriso deforme quasi da bambina mentre con una mano liscia la coperta arancione che la avvolge, felice come non lo era da molto tempo. I bambini si allontanano di scatto con grida di finta paura e risate di scherno.

Il corteo si dirige verso una porta nelle mura della città, con la volta ad ogiva.

Pierre risale sul landau. Lasciate alle spalle le vecchie mura, la carrozza prosegue a passo d’uomo, con dietro la lettiga, in una vasta distesa di terre desolate, di un grigio scarlatto, quasi desertiche, punteggiata senza ordine di lapidi senza nome. Di lontano qua e là, dei boschetti di cipressi neri si stagliano come guglie. La carovana si arresta difronte all’ingresso di un piccolo cimitero, cinto da una muraglia merlata, alla fine della quale si innalzano sette torri scure.

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