SÌ vs NO. Barghigiani e non solo a confronto sul referendum. Strambi vs Santini

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A meno di un mese dall’appuntamento del prossimo 4 dicembre – con l’atteso referendum attraverso il quale noi cittadini saremo chiamati a confermare o meno la riforma approvata in via definitiva dalle camere lo scorso aprile – il nostro giornale ha pensato d’offrire uno spazio di confronto nel quale possano misurarsi a favore o contro tale proposta rappresentanti delle istituzioni, della politica locale come pure professionisti o semplici cittadini. Cinque identiche domande poste ai vari interlocutori che potranno motivare la loro posizione con risposte contingentate nella loro lunghezza (massimo 400 battute per ogni risposta).

Rimaniamo sui personaggi politici legati al territorio ed al comune di Barga, questa volta però con una posizione interessante che la dice lunga sul come gli italiani possono posizionarsi con il proprio voto nei confronti del referendum.

Guido Santini, commerciante fornacino, consigliere comunale in carica, rappresenta indubbiamente la voce del centrodestra ed in consiglio è in opposizione alla maggioranza, ma per il referendum voterà sì.
Giulio Strambi, bancario in pensione barghigiano, è invece attuale segretario del partito della Rifondazione Comunista a Barga che è uno dei partner dell’attuale maggioranza largamente rappresentata nei suoi esponenti dal partito democratico. Lui al referendum voterà no.

Referendum costituzionale, sì o no e perché?

GUIDO SANTINI:

Dopo averci riflettuto per un bel po’, credo sia giusto dire di si.
Quello che voglio sviluppare è un ragionamento che va al di la degli schieramenti, quindi nel tentativo di entrare nel merito della proposta referendaria mi astengo dal rimarcarne la valenza politica… cosa che inevitabilmente, anche se forse imprudentemente, i vari leader nazionali tendono a fare.
Da molti anni in Italia si parla di riforme istituzionali e più di una volta è sembrato di essere vicini al raggiungimento dell’obiettivo, per poi vederlo sfumare all’ultimo momento, per un motivo o per un altro.
La riforma costituzionale oggi al vaglio del corpo elettorale raccoglie vari spunti da alcune ipotesi di revisione della Carta gia viste in passato e cerca, a mio avviso, di fare una mediazione fra diversi orientamenti e diverse sensibilità politiche : da una parte vuole dare riscontro all’esigenza di rendere più snello il procedimento legislativo e dall’altra vuole tutelare sia la centralità del parlamento che il sistema dei ” contrappesi” istituzionali così come li avevano concepito i Padri Costituenti.
Non c’è in effetti una diretta attribuzione di maggiori poteri al governo né tantomeno al presidente del consiglio, ci sono però le premesse per avere un sistema parlamentare più efficace e concreto. È il frutto di un compromesso e forse si poteva osare di più, mi sembra tuttavia che la direzione imboccata sia quella giusta.

GIULIO STRAMBI:

Al Referendum Costituzionale si vota no perché le modifiche proposte dal governo Renzi sono sbagliate, confuse e non raggiungono gli obiettivi del risparmio e della semplificazione tanto enfatizzati.


La riforma prevede il superamento del bicameralismo perfetto di cui si parla da 30 anni: giusto o sbagliato e nel caso favorevole o contrario?

GIULIO STRAMBI:

Sono contrario a questa modifica del bicameralismo paritario perché si passerebbe ad un premierato confuso. Infatti il combinato disposto tra la Legge Boschi e l’Italicum porterebbe a rafforzare il potere del capo del partito che vince le elezioni e che diventa capo del governo con un premio di maggioranza abnorme ed una schiera di deputati e senatori da lui nominati e che a lui rispondono. Meglio sarebbe stato eliminare del tutto il Senato e eleggere una sola Camera col il proporzionale dando rappresentanza a tutti gli italiani.

GUIDO SANTINI:

Il bicameralismo paritario così come è concepito oggi in Italia non trova riscontro in nessun altro Paese europeo. E’ evidente e tutti che la complessità e la lentezza del nostro sistema hanno di fatto limitato moltissimo la produzione legislativa di iniziativa parlamentare. L’eterno rimpallo di DDL fra Camera e Senato ha fatto arenare in aula importanti proposte ed ha portato ad un utilizzo spesso forzato degli strumenti del decreto legge e della “fiducia” parlamentare. È giusto quindi provare a superare questa situazione di staticità nelle massime assemblee rapptesentative del nostro Paese.

Col nuovo Senato come Camera delle autonomie locali i territori sarebbero più rappresentati anche a livello centrale?

GUIDO SANTINI:

Il nuovo Senato avrà voce in capitolo sulle questioni inerenti alle Autonomie Locali.
Quindi è probabile ad esempio, che alcuni provvedimenti approvati in passato e che hanno causato non pochi problemi di bilancio ai Comuni, con questo nuovo assetto sarebbero stati oggetto di un confronto ben più paritario e costruttivo fra Stato ed Enti Locali.

Il riferimento è in particolare a tutta la disciplina che riguarda il cosiddetto Patto di stabilità e alla determinazione dei trasferimenti statali, ormai sempre più aleatoria di anno in anno.
Per quel che riguarda la rappresentanza politica dei singoli territori credo invece che conteranno ancora molto coloro che sederanno alla Camera.

GIULIO STRAMBI:

Col nuovo Senato i territori non sarebbero più rappresentati di ora ma al contrario il tentativo è di spostare al centro molte funzioni svolte dalle regioni. Inoltre i senatori non sono eletti dai cittadini ma nominati dai partiti presenti nei consigli regionali.

Col nuovo Senato si tagliano poltrone e costi della politica: giusto o sbagliato e nel caso favorevole o contrario?

GIULIO STRAMBI:

Se si voleva davvero risparmiare bisognava eliminare il Senato perché tenendolo attivo la macchina burocratica e logistica assorbe il 91% delle risorse e quindi, come ha detto la Ragioneria di Stato, il risparmio è solo del 9%. Oppure si potevano dimezzare deputati e senatori con risparmi molto più consistenti e senza stravolgere la costituzione attuale. Perciò sono contrario.

GUIDO SANTINI:

Sicuramente favorevole al taglio dei costi della politica. È l’elemento sul quale basa una buona parte della propria campagna il fronte del SI… a mio avviso però non rappresenta il punto centrale della riforma.
Il risparmio c’è , è vero, sia con il nuovo Senato che non prevede stipendi che con la soppressione del CNEL. Penso però che riuscire a garantire un iter legislativo più rapido ed efficace sia di gran lunga più urgente, senza dimenticare un altro aspetto interessante della riforma : si andranno finalmente a definire in maniera molto più precisa le attribuzioni Stato-Regione, che ad oggi hanno confini assai labili, tanto che le controversie che ne conseguono sono oramai la principale materia di giudizio della Corte Costituzionale.

Cosa succede il 5 dicembre se vince il si o se vince il no?

GUIDO SANTINI:

La vittoria del sì consentirebbe al governo di arrivare senza troppi problemi fino alle scadenza naturale della legislatura. Nel caso di affermazione del No lo scenario è assai meno definito. Comunque escluderei un rapido ritorno alle urne, almeno non prima che il parlamento abbia messo mano ad una nuova legge elettorale. Altrettanto difficile che Renzi possa far finta di niente. Fra le tante ipotesi di governi tecnici e non tecnici potrebbe spuntare anche quella di un governo di larghe intese fino al 2018 che si occupi di definire… un’ulteriore bozza di riforma!

GIULIO STRAMBI:

Il 5 Dicembre non ci sarà nessun cataclisma sia che vinca il si che vinca il no. Sono convinto che vincerà il no perché gli italiani non vogliono riforme frettolose, pasticciate e fatte senza un ampia maggioranza parlamentare e che portano al rischio di consegnare ad un capo partito i destini dell’ Italia.

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