Crisi Fanin. I lavoratori: “Vogliamo chiarezza dalla presidenza. Le istituzioni non ci stanno aiutando”

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Vogliono chiarezza, voglono che qualcuno dica loro come stanno effettivamente le cose e che anche le istituzioni, che avevano promesso il loro interessamento ma che poi non si sono più viste, li aiutino a risolvere la situazione.
In sostanza sono queste lle voci che riassumono le richieste dei 90 lavoratori della Cooperativa Fanin di Fornaci (70 dei quali sono soci dipendenti e 20 semplicemente dipendenti ), azienda che da anni fa parte dell’indotto di KME che rappresenta praticamente l’unico committente della Fanin e che da alcuni mesi ha dichiarato di trovarsi in crisi ed ha richiesto ai lavoratori per evitare conseguenze più serie, un decurtamento del salario del 16% per far fronte alle difficoltà finanziarie. Decurtazione che secondo gli accordi, denunciano i lavoratori, doveva durare cinque mesi e invece sta proseguendo. Facendo crescere anche la preoccupazione per la perdita dei posti di lavoro.

Davanti all’ingressò dell’azienda stamani si sono ritrovati tutti i lavoratori, appoggiati anche da alcuni colleghi in rappresentanza di KME e naturalmente dai sindacati. Tra i presenti anche Mauro Rossi, segretario provinciale FIOM CGIL che ci ha detto:
“Questa azienda sono alcuni mesi che lamenta problemi organizzativi e anche finanziari e l’unica strada individuata è stata quella di tagliare i salari e i diritti dei soci-lavoratori che comunque hanno accettato questo invito. I problemi però rimangono. E ora è il momento quindi di capire come stanno le cose. Lo deve dire la presidenza della Coop. Fanin perché non si può pensare di gestire un’azienda facendo pagare il prezzo, di quella che secondo noi è invece una cattiva gestione, ai lavoratori.
Peraltro la Fanin ha al suo interno un potenziale di professionalità e una capacità produttiva di assoluto rilievo e possiede il valore aggiunto di una collocazione geografica ideale rispetto al proprio (quasi unico) cliente.
Possibile che la direzione aziendale non sappia valorizzare e sfruttare questi due importanti elementi in suo possesso? E’ davvero soltanto colpa e responsabilità del cliente che si approfitta della propria posizione dominante o ci sono anche incapacità produttive da parte della stessa azienda a monte della crisi?”
Le responsabilità addotte a KME Fornaci, di cui parla Rossi, le riassumono gli stessi lavoratori per voce di Marco Brogi della RSU Fanin che non si dicono convinti che in realtà il principale problema sia proprio questo:

“Il nostro presidente ci sta dicendo che la crisi viene da diverse parti e che una delle cause sarebbe che KME non rispetta gli accordi economici sui tempi di pagamento che porterebbero a problemi di liquidità anticipati dalle banche, generando forti interessi da ripianare in fondo all’anno, circa 170 mila euro.
Bisognerebbe una volta per tutte capire se è così, se la responsabilità della crisi sta nel non rispetto di accordi economici e di pagamenti da parte di KME o se invece c’è altro.
Comune di Barga e le altre istituzioni ci promisero che si sarebbero mossi per capire il problema, per darci una mano e invece non si è saputo niente. Qui ci sono 90 posti di lavoro a rischio e nessuno si prende la briga di venire a vedere che cosa sta succedendo.
Lo sciopero di oggi per affermare che vogliamo che tutte le parti in causa ci aiutino a fare chiarezza sui motivi di questa crisi perché le spiegazioni che ci vengono date dalla dirigenza non ci convincono”.
Concorda uno dei lavoratori, Daniele Pacini:

“Al momento l’unica cosa certa è che stanno pagando i lavoratori con una decurtazione del 16% del salario; ora ci è stato proposto di ridurre la decurtazione di pochi punti, portandola al 13%. Una cosa inaccettabile. Lo stipendio medio si aggira sui mille euro e spesso anche al di sotto con tutte le difficoltò che potete immaginare. Bisogna quindi che si chiarisca tutti i punti di questa crisi, se si tratta di problemi realmente legati ai ritardi sui pagamenti o se alla base ci sta altro e bisogna che ci aiutino a chiarire la situazione anche le istituzioni. Sarebbe bene che anche KME facesse sapere la sua versione visto che viene chiamata in causa ”.

Un punto questo che viene ripreso da Emilio Cecchini che rappresenta proprio la RSU KME presente allo sciopero:
“Siccome viene chiamata in causa KME, ci aspettiamo quindi che venga una risposta ed un chiarimento proprio da questa azienda. Perché prima di accettare per buone le dichiarazioni della presidenza Fanin, bisognerebbe averne la certezza. Secondo noi, se gli accordi ci sono, KME sicuramente li rispetta, ma è arrivato il momento che qualcuno da parte di KME sciolga questi dubbi e faccia chiarezza.
Anche perché gli unici a pagare per il momento sono solo gli operai della Fanin con riduzioni salariali da schiavismo moderno”.
In attesa che arrivino risposte dalle parti chiamate in causa, intanto per domani è previsto un nuovo incontro con la dirigenza per vedere di trovare un punto di incontro sugli stipendi e sui modi per uscire dalla crisi.
Se così non sarà i lavoratori promettono altre forme di protesta.

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