“Il Castellano delle Verrucole”: intervista a Manuele Bellonzi

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(le foto sono di Carlo Orsi che ringraziamo) – Sabato 28 settembre 2013, alle ore 17.00, presso la Fortezza delle Verrucole di San Romano di Garfagnana, nel Salone della Rocca Tonda, si terrà la presentazione del volume “Il Castellano delle Verrucole” di Manuele Bellonzi edito da Garfagnana Editrice. Alla presentazione interverranno il sindaco di San Romano Pier Romano Mariani, l’onorevole Raffaella Mariani, il presidente dell’Unione dei Comuni della Garfagnana Mario Puppa e l’editore Andrea Giannasi.

Proprio nella fortezza garfagnina, ieri, abbiamo incontrato l’autore del libro per saperne di più sulla sua opera e sulla storia delle Verrucole. Bellonzi, nato a Barga nel 1967, è giurista, ha pubblicato nei settori del diritto amministrativo, sanitario e della bioetica, in Italia, Francia e Svizzera, ha scritto numerosi articoli e monografie sulla Garfagnana, sua terra di origine che ama molto, come dimostra il suo bel lavoro.

Bellonzi, perché ha deciso di scrivere questo libro?
“E’ un’idea che è stata sollecitata dai tanti “Amici Fortezza delle Verrucole”, un profilo facebook che ad oggi conta più di 4600 iscritti, nato appositamente per promuovere, dopo la conclusione dei restauri fortemente voluti dal Comune di San Romano in Garfagnana, il monumento garfagnino. Era indubbiamente necessario uno strumento agile, rigorosamente storico ma non per i soli addetti ai lavori, che aiutasse a divulgare le notizie sul fortilizio e, se vogliamo, intrigare con notizie su misteri e magie, tutti rigorosamente rinvenuti negli archivi storici di Lucca e Modena. Da qui la volontà di scrivere un volume breve, corredato da fotografie (di Carlo Orsi), rivolto davvero a tutti. Questo obiettivo de “Il Castellano delle Verrucole” è stato apprezzato dal professor Jean-Jacques Marchand dell’Università di Losanna, che ha voluto arricchire il testo con una sua prefazione”.

Di cosa parla nello specifico il suo volume?
“Il Castellano delle Verrucole, dopo aver inquadrato la storia del Fortilizio, vuole presentare ai lettori il personaggio di Francesco Accorsini, capitano del Forte nella seconda metà del Seicento, che visse nel piano nobile della Rocca Tonda, recentemente ristrutturata. Militare estense fuori dagli schemi, è rappresentato dalle cronache e dalle fonti storiche come una sorta di manzoniano don Rodrigo: non si fa scrupoli a torturare, minacciare e fare pratiche magiche pur di ottenere privilegi e fortune. Attorno a questo personaggio ambiguo gira l’intellighenzia locale garfagnina del Seicento: preti, dottori, maestri di scuola e nobili. Tutti sembrano coinvolti in loschi affari e in pratiche superstiziose, alla ricerca di tesori e di ricchezze perdute, fino all’intervento del Tribunale dell’Inquisizione. Sono stati inoltre rinvenuti documenti che testimoniano in Rocca le frequenti visite della figura losca della Marchesa di Fosdinovo, Cristina Pallavicini, complice senza scrupoli con l’Accorsini in chissà quali misfatti…”

Quali altri personaggi vi sono all’interno del suo libro e quali aneddoti curiosi che possono stuzzicare un eventuale lettore?
“Il libro contiene diversi aneddoti che cercano di inquadrare il Seicento, secolo sì dell’arte barocca e della musica, ma anche misterioso periodo, ancora in parte da scoprire per la storia della Garfagnana. Va indubbiamente messo in evidenza che nel testo sono pubblicate alcune carte inedite, scoperte a Modena, che rappresentano, per la prima volta, la Fortezza in tutto il suo splendore del primo Cinquecento, quando la visitò l’Ariosto, e che in parte confermano gli scavi archeologici e danno inoltre nuovi spunti per decifrare la storia della fortificazione. Uno degli eventi più intriganti è indubbiamente il racconto, tramite i verbali dell’Inquisizione, della magia ordinata dal capitano Accorsini a due negromanti lucchesi per ritrovare un tesoro nascosto nel palazzo di Puglianella. Il verbale del testimone, un “putto vergine” usato dai maghi per l’esperimento, è tanto affascinante quanto incredibile. Pozioni e formule magiche, volte a invocare il demonio, fanno apparire allucinazioni al ragazzo che, istruito a dovere, sollecita le presenze affinché gli confidino dove fosse nascosto il tesoro…”

Ci può ripercorrere brevemente la storia della Fortezza delle Verrucole?
“Il territorio della “Curia delle Verrucole” era gestito in epoca medievale dai conti Gherardinghi, feudatari del luogo, poi passò ai lucchesi, ai Malaspina e dal XVI secolo agli Este. La Fortezza nelle sue fattezze attuali risale probabilmente a due periodi estensi: l’epoca del marchese Leonello (circa 1450) e di Alfonso II (circa 1564). Già il termine di Verrucole, che deriva sicuramente da verruca, fa capire facilmente come non si potesse scegliere una località migliore, arroccata e pietrosa, su cui costruire una fortificazione. Per più di quattrocento anni questo fortilizio, strategico per l’intera valle, fece parte del Ducato di Modena e dell’antica Provincia di Garfagnana. Si tramanda che in origine il complesso avesse due torrioni, con due castellani ciascuno a comando di un corpo di guardia, a difesa delle due rocche, la Tonda e la Quadra, poste ai due estremi del colle. Oggi, entrando dall’antica “Porta Piana” dotata ancora di guardiola e caditoia, girando a sinistra, si può fare una visita alla cortina merlata, alla casamatta-cannoniera così come ai baluardi cinquecenteschi che guardano verso il possente massiccio della Pania di Corfino. Nei pressi del lato opposto all’ingresso della casamatta si ritrovano i resti del magazzino e dell’alloggiamento del corpo di guardia (recentemente ricostruito). Salendo sul colle della Rocca Tonda non passa inosservata l’antica cappella a servizio dei militari ed il torrione oggi in parte ricostruito e restaurato. Ogni osservatore attento, a sinistra dello scalone in pietra, riconoscerà l’angusta porta del soccorso, via di fuga di ogni castello che si rispetti. Dalla porta a nord si entra nell’Orto del comandante, che conteneva a sua volta un torrione della polvere da sparo a ovest, esploso per colpa di un fulmine nel 1683, edifici di servizio, e una cisterna per la raccolta dell’acqua piovana. Il 1° agosto del 1524 la Rocca ospitò il poeta Ludovico Ariosto, commissario in Garfagnana, che vi pernottò prima di ripartire per Camporgiano, sede di Vicaria, promuovendone poi restauri e manutenzione e che compare nel mio libro”.

Nazareno Giusti

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