Da Londra a Barga in bici: la storia di Stefano Elmi e Oriano Gigli

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Da un po’ di giorni Stefano Elmi e Oriano Gigli sono tornati a Barga. Li si incontrano per le vie del borgo con un sorriso lieve, quasi impercettibile. Sorridono perché ce l’hanno fatta: hanno realizzato l’impresa di cui vi avevamo parlato a luglio: compiere il tragitto Londra-Barga in bicicletta. È stata dura sì, ma ce l’hanno fatta. Alla fine è questo che conta.
L’impresa è nata quasi per gioco, con Stefano Elmi che aveva concluso il suo periodo di studio e lavoro a Londra e l’amico Oriano Gigli che aveva un po’ di ferie a disposizione e con, per entrambi, un immensa passione per la bicicletta che già li aveva portati alla scoperta della Grecia, della Turchia, di Cipro.

Durante una delle sue passeggiate (spesso in sella alla sua bici, mai stanco di questo amore) abbiamo incontrato Stefano e con lui abbiamo scambiato due chiacchiere sulla sua “impresa”, durata tre settimane esatte dal 27 luglio al 17 agosto.
Il viaggio che ha condotto i nostri dal sud-Inghilterra alla Francia e al nord Italia è stato ricco di incontri e di sorprese, considerando anche il fatto che i due non avevano programmato granché: nemmeno un percorso di massima, nemmeno la durata delle tappe o i luoghi in cui sostare. Con una carta della Francia e senza neanche un navigatore satellitare sono partiti all’avventura, pedalando verso casa.
Ma quando sono arrivati il primo pensiero è stato: “Già finita?!”
“Volevamo continuare verso non so dove – racconta Stefano – eravamo diventati addicted (dipendenti) alla bici e alla strada, soprattutto…”

Come è andato il vostro “viaggio”?
“Sono state tre settimane e 1800 km di pioggia, vento sempre contrario, caldo, gambe bicolore, cene drammatiche (a volte anche non-cene, nel senso che siamo finiti nel mezzo al nulla senza la possibilità di mangiare) birre, salite infinite, pianure infinite, discese sempre troppo corte, personaggi incredibili incontrati per strada… Alla fine questi ventuno giorni sono letteralmente volati, con una media di 100 km giornalieri e con solo tre giorni di stop”

Come vi eravate organizzati?
“Come sempre in maniera essenziale. Tenda, sacco a pelo, due cose per cambiarsi.
Il percorso per attraversare la Francia ce lo ha suggerito un signore che affittava camere e allevava cavalli nella fattoria dove abbiamo dormito la prima sera in Francia, in un luogo perso in mezzo al niente poco distante Mont Saint Michel.
Non avevamo programmato niente ed avevamo solo la vaga idea di attraversare le città principali e giungere cosi sino alle Alpi; il nostro ospite ci ha invece disegnato un percorso obliquo che toccava città minori e cosi abbiamo attraversato tutta la Francia passando da luoghi sconosciuti e a volte davvero dimenticati. Con le sue indicazioni ci ha fatto risparmiare diversi km, indicandoci percorsi che sulla nostra cartina molto poco dettagliata e del 2003 non erano nemmeno tracciati… una mappa pressoché inutile ma alla quale oramai eravamo affezionati e non abbiamo avuto il coraggio di buttarla via”.

Quindi avete rispettato la tabella di marcia?
“Non avevamo una vera e propria tabella di marcia da rispettare, visto anche la casualità del percorso spiegato sopra. Però abbiamo fatto quello che ci aspettavamo e soprattutto quello che ci piaceva, fermandoci nei luoghi più interessanti e tirando di lungo dove non ci piaceva, visitando cittadine o spiagge con solo 3 giorni di stop completo”.

Quale è stato il momento più difficile?
“Sicuramente entrare ed uscire dalle maggiori città come Londra, Tours, Lione, Genova: passando di lì abbiamo vissuto dei momenti critici. Abbiamo pedalato su svincoli con auto che sfrecciavano ovunque e su strade poco amiche delle bici se non proprio proibite, sulle quali, volenti o nolent,
i ci siamo ritrovati dentro. In Inghilterra, purtroppo per noi, abbiamo percorso anche pezzi di autostrada, con la polizia che era lì intorno e ci ha sorriso (non so perché)”.

Quale è stato invece il momento più bello?
“Beh, sicuramente il passaggio dalle Alpi Marittime. È stato un week end lunghissimo da giovedì a domenica a base di salite, nebbia, vento, sole, pioggia, caldo e freddo, ma condito di scorci meravigliosi. Siamo riusciti a gestire tutto molto bene facendo tappe brevi ma intense, e attraversando paesaggi fantastici che ripagavano di qualsiasi sforzo”.

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