La “prima” de “La caduta di Gierusalemme”, ultimo gioiello di Opera Barga

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Finale in bellezza per l’edizione 2013 del festival Opera Barga che a Barga chiude i battenti (con replica questa sera domenica 14 alle ore 21,15 al teatro dei Differenti) con l’interessante lavoro di riproposta della versione integrale dell’oratorio “La caduta di Gierusalemme”, una coproduzione con l’Associazione Musicale Auser Musici; un ensemble strumentale e vocale che riunisce musicisti e cantanti con una solida esperienza internazionale nell’interpretazione della musica antica con strumenti storici.
Lo spettacolo segue un ormai lungo percorso nella storia- recente del festival, ovvero la ricerca e la riscoperta di repertorio italiano meno conosciuto.
Da qui appunto “La caduta di Gierusalemme”.
L’oratorio, composto nel 1688 da Giovanni Paolo Colonna, è ritenuto un capolavoro del Seicento italiano, ed è stato recentemente riscoperto a Parigi e curato in edizione critica dal musicologo Francesco Lora.
Maestro di cappella nella basilica bolognese di S. Petronio, Colonna fu esaltato dal grande teorico Angelo Berardi, e fu ammirato dal papa Innocenzo XII e da due sovrani che furono a loro volta musicisti esperti: il sacro romano imperatore Leopoldo I d’Asburgo (che amò collezionare le sue partiture) e Francesco II d’Este, duca di Modena (che fu il committente della “Caduta di Gierusalemme”).
Il libretto dell’oratorio, scritto dall’erudito poeta bolognese Giacomo Antonio Bergamori, verte sulla storia biblica del trionfo degli Assiri sul regno d’Israele, che ispirò lo stesso Giuseppe Verdi per il suo “Nabucco”: benché avvertito da Geremia dell’imminente sconfitta, il superbo re Sedecia fa incarcerare il profeta e sfida il re d’Assiria, Nabucco; quando Gerusalemme cade nelle mani del nemico, Sedecia ammette tardivamente le proprie colpe.
L’oratorio prende spunto da un fatto storico che in quegli anni aveva turbato tutta l’Europa cristiana: nel 1683 l’esercito ottomano, condotto dall’ambizioso visir Mustafà Kara, aveva invano tentato di conquistare Vienna.
Un vero e proprio monito ai governanti in questa opera: il potere non deve mai essere disgiunto dall’umiltà.
Dopo essere stato creato a Modena nel 1688, nel perduto spazio di S. Carlo Rotondo, l’oratorio fu ripreso a Bologna nel 1690, nel corso di una sontuosa festa della nobiltà, e a Lucca nel 1695, nella chiesa di S. Maria Cortelandini.
Per i sei personaggi dell’allestimento barghigiano, oltre alla soprano Manuela Ranno e al tenore Alberto Allegrezza, già protagonisti lo scorso anno degli “Equivoci nel sembiante”, e a Kimberly Böettger Soller (“Il Tigrane”), sul palco (grazie alle audizioni che a fine aprile hanno visto oltre 70 cantanti esibirsi presso il Teatro di Pisa) altre tre giovani promesse del panorama musicale internazionale: Yannis Francois, Basso, per il ruolo di Sedecìa; Gloria Petrini, Contralto, per il ruolo di Nabucco; Andrea Schifaudo, Tenore, per il ruolo di Nabuzdaran
La convincente regia dell’opera è stata affidata a Dagny Müller . Belle inoltre le scene di Lisa Fütterer, ed altrettanto bisogna dire per i costumi di Santo Costanzo.
Ottima anche l’esecuzione musicale dell’orchestra di Auser Musici diretta da Carlo Ipata.
Stasera l’unica replica a Barga per questa produzione e da domani il prosieguo di Opera Barga in quel di Bagnone (MS)

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