Mancini e l’antifascismo lucchese dimenticato

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Augusto Mancini, uomo di lettere e di impegno civico e civile, ha forti rapporti con la storia di Barga. La figura del letterato, inoltre, “accompagna” la storia di Lucca dalla fine dell’ottocento sino agli anni cinquanta del Novecento. Eppure, su di lui, non esiste una completa biografia che renda merito a questa complessa figura che ha attraversato un arco non indifferente di tempo della nostra storia. Se n’è accorto il professor Gianluca Fulvetti che da un paio di mesi si ritrova a ricoprire il ruolo di Direttore dell’Istituto della Resistenza e dell’età contemporanea della provincia di Lucca.

“Assieme ad altri amici (eletti dai pochi mesi dai nostri soci nel nuovo direttivo dell’Istituto)- spiega- ci siamo trovati davanti ad una situazione assai complicata, determinata dal cattivo stato dell’archivio e della biblioteca e dalla presenza di stranezze amministrative e di pesanti pendenze economiche”.

Ma la cosa che è balzata subito agli occhi di Fulvetti e dei suoi collaboratori è “l’assenza di studi e ricerche promossi dall’Istituto in questi anni che riguardassero la storia delle culture democratiche, repubblicane e antifasciste, di quelle persone e di quegli ambienti che – pur nelle difficoltà e nei percorsi complicati e magari ondivaghi che ne hanno caratterizzato il “lungo viaggio attraverso il fascismo” – hanno garantito il passaggio della dimensione politica, culturale e anche etica che aveva caratterizzato il Risorgimento e la storia precedente il 1922 dentro la stagione dell’Italia repubblicana”.

Insomma, un Istituto in cui si è studiato molto il fascismo, con un approccio molto “interno” al regime e alle sue articolazioni, ma molto meno la sua attività repressiva e ancora meno chi in quelle repressioni è suo malgrado incorso. E sono tanti. Dai giovani cattolici cresciuti con l’arcivescovo Torrini e poi protagonisti della ricostruzione e del dopoguerra passando per le figure dell’antifascismo e della resistenza versiliese (Giuseppe Antonini, Nilo Caprili, Pietro Marchi e altri ancora) sino ad arrivare ai protagonisti della storia di Lucca dove spicca Mancini, docente universitario, protagonista di battaglie riformiste importanti (come la nascita della Camera del Lavoro, le prime lotte operaie nelle fabbriche della provincia), deputato in Parlamento, avverso alle violenze politiche e gli estremismi , che, dopo il “ripiegamento” nell’insegnamento, sarà protagonista della rinascita antifascista tra 1943 e 1944 e primo rettore dell’Università di Pisa dopo la Liberazione.

“Sono convinto- continua Fulvetti- che studiando i fondi dell’Archivio di Stato di Lucca, ma anche quelli conservati presso l’ACS di Roma e gli archivi della Scuola Normale di Pisa e dell’Ateneo pisano, si possa ricostruire il profilo di questo personaggio, un profilo che sarà necessariamente poliedrico e complesso, ma che merita di essere consegnato quanto prima alla comunità Lucchese”.

Per far fronte a questa forte mancanza l’Istituto intende costituire un Dizionario degli antifascisti e dei resistenti che (analogamente a quanto altri Istituti italiani hanno fatto negli ultimi anni) sia “in grado di consegnare al XXI secolo e alle generazioni più giovani un patrimonio ideale e culturale, un insieme di impegni e scelte senza la cui conoscenza ben poco si capisce cosa abbiano rappresentato il Novecento, le guerre mondiali, le Resistenze , la Repubblica e la Costituzione”

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