Tempesta e le visite didattiche

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Tempesta

Tempesta era una cagnetta vivace e grassottella, il nome le calzava a pennello, perché una ne faceva e cento ne pensava. Fino all’età di un anno distrusse tutto ciò che le capitava nelle varie stanze, dalle ciabatte alle tende e tentò di addentare perfino i pioli delle sedie che conservano ancora l’impronta dei suoi denti!

Fortunatamente crescendo cambiò e diventò coccolona ed affettuosa, specialmente con le due cucciolette che erano nate al suo padroncino. Lei le difendeva sempre e comunque, anche se a volte confondeva chi aveva torto e chi ragione, ma, crescendo riuscì ad essere sempre più giusta ed imparziale.

Un giorno però i suoi padroni cominciarono a litigare, il clima in casa non era più lo stesso e Tempesta ne soffriva molto.

Alla fine, decise di fuggire alla casa vicina, dai nonni, che l’adoravano ma non era la sua famiglia.

Il rapporto tra i due giovani si deteriorò sempre più, finchè divorziarono e Tempesta rimase a vivere fissa nella nuova casa, dove spesso altre nipoti portavano un gattino piccolo ma furbo e attaccabrighe, Spid.

Cane e gatto naturalmente litigavano, così la nonna li divideva: il cane sulla terrazza, il gatto in salotto e la porta a vetri scorrevole chiusa.

I due animali cominciarono così a toccarsi, odorarsi, graffiarsi seppur per finta attraverso il vetro e passavano lì ore ed ore…. Diventarono così sempre più tranquilli, finchè un giorno la porta scorrevole, lasciata forse volutamente socchiusa, si aprì e i due animali si trovarono uno di fronte all’altro ….

Dopo qualche soffiata e qualche brontolata i due decisero di giocare insieme, almeno non li avrebbero più tenuti lontani e chiusi in qualche sgabuzzino buio.

Ma a complicare la loro vita arrivò una terza intrusa, una barboncina tutta riccioli e furbizia che, essendo nuova dell’ambiente, diede un bel daffare agli altri due animali.

Era abituata a vivere da sola con la sua padrona, che gliele dava tutte vinte, come ad un figlio.

Scodinzola, questo il suo nome, apparteneva alla nuova fidanzata del padrone di Tempesta e frequentava sempre più spesso la casa dei nonni. Non era cattiva ma troppo curiosa ed intraprendente e se con la cagnetta riusciva anche a giocare perché Tempesta, buona com’era, la considerava quasi una sorella minore, con Spid era difficile anche dividere il territorio perché non ne voleva proprio sapere dell’ultima arrivata! Due cani contro un povero gattino!… Era troppo, così Spid scappò di casa. Lo cercarono per giorni finchè la fame lo tradì, lui non aveva mai cacciato un topo in vita sua, non sapeva che cosa cercare per sfamarsi e quando i due cani le offrirono un bell’osso, preso dai loro nascondigli, non seppe rifiutare anche se non ne aveva mai mangiato uno.

Ora i tre animali avrebbero dovuto vivere insieme ma nessuno aveva sufficiente spazio per ospitare gli altri due. I loro padroni, infatti, vivevano in paese, in appartamenti senza giardino, e non potevano certo rimanere tutti e tre a casa dei nonni.

Quando Tempesta, Spid e Scodinzola erano ormai decisi a fuggire di casa, perché qualcuno pensava addirittura di darli in adozione, un lontano parente della fidanzata lasciò a questa una cascina abbandonata su, in collina, dove c’era posto per tutti.

Ristrutturata almeno in parte, la casa si dimostrò un ambiente ideale per i tre animali, che ebbero ognuno la propria casetta di legno, con il nome inciso.

Anche al cancello d’entrata della fattoria fu posto questo cartello:

“Casa di Spid, Scodinzola e Tempesta due cani e un gatto, è proprio buona questa!”

Passarono gli anni, la cascina diventò una fattoria didattica e i tre animali la maggior attrazione.

Tempesta, madre affettuosa di tre canaglie vivaci come lei, portava in giro bambini diversamente abili e com’era attenta!… Se qualche ragazzino avesse presentato difficoltà motorie, lei lo avrebbe aiutato, lo sosteneva e, se necessario, lo acciuffava per la maglia e lo teneva stretto finché il pericolo non era finito!

Naturalmente si aspettava sempre una ricompensa che poteva essere un biscotto, ma anche solo una carezza.

Spid, gattone con un bel pelo lucido, diventò il più accarezzato e coccolato del pianeta, perché all’entrata della fattoria era lui che fungeva da accompagnatore – maggiordomo degli ospiti sfoggiando ed agitando la sua coda enorme e sempre ben spazzolata!

Ogni tanto spariva per andare a fare la corte ad una gattina che viveva nelle vicinanze e dopo qualche mese diventò padre di quattro pesti che, con la madre vennero a vivere alla fattoria.

Scodinzola diventò guida per bambini non vedenti che camminavano sicuri e sereni legati alla cagnetta con una pettorina adeguata e quante carezze e baci si prendeva… Non ebbe mai una casa tutta sua perché diceva che la sua famiglia erano la fattoria e quei due svitati con cui aveva diviso gran parte della sua vita: Spid e Tempesta!

Visita ad un metato
Con il trascorrere del tempo la fattoria didattica diventò sempre più grande e famosa ed i padroni cercarono di creare nuovi percorsi interessanti, dedicati soprattutto a vecchi mestieri o produzioni che ormai erano scomparsi e di cui i bambini avevano sentito parlare al massimo dai nonni.
Dopo un restauro durato anni, nei mesi passati è rientrato in funzione il vecchio metato ereditato dalla padrona, così, dopo aver raccolto le castagne del bosco vicino, i coglitori ora le stendono sul canniccio che si trova all’interno, passando dalla finestrella del piano superiore.
Quando lo strato di castagne sarà sufficiente si procederà all’accensione del metato, alla presenza delle autorità locali e delle scuole, scortate sempre da Tempesta, Spid e Scodinzola. Qui nella zona è tradizione che ad accendere il primo fuoco sia il bambino più piccolo presente, assistito naturalmente da un adulto.
Quando il fumo avrà invaso tutta la stanza sotto al canniccio, dove è stato acceso il fuoco, tutti i presenti usciranno perché il metato è accecato, cioè pronto per seccare le castagne.
Di fianco ad esso ci sono quasi sempre: il pollaio delle galline, che si nutrono principalmente dei pesticci dell’anno precedente ed una stanza in cui si conserva la pula, indispensabile per mantenere il fuoco acceso anche la notte, coprendoci i ciocchi perché non brucino troppo in fretta.
Sotto la tettoia esterna del metato, in bella mostra si possono vedere le vassoie di legno con cui le nonne separavano le castagne secche dai pesticci ed altri scarti, il bigoncio con cui si misurava la quantità di castagne portate sul metato da ogni produttore e la vecchia macchina per sbucciare le castagne secche con un ancor più vecchio motore a scoppio, pesantissimo da portare da un metato all’altro, sempre sulle spalle perché i trattori erano un lusso per pochi! La giornata di ogni visita si conclude con giochi insieme ai tre amici animali e la degustazione dei prodotti derivati dalla farina dolce (o di neccio), che piacciono anche a loro…!
Nell’abitazione vicina al centro è stato creato per questo un piccolo punto – ristoro in cui bambini ed adulti possono assaggiare ed acquistare, oltre alle castagne secche e la farina, anche cibi tradizionali realizzati da mani esperte: polenta, pane, “menofatoli o menefregoli”, castagnaccio, necci , vinata e tante frittelle con la Nutella, che vanno sempre a ruba…!
L’ appuntamento è con il giorno della macchinatura, dopo un mese circa, ma in questo periodo di tempo bisognerà controllare tutte le notti il fuoco perché non sia troppo o troppo poco per l’adeguata seccatura delle castagne, che andranno voltate almeno una volta sul canniccio perché cuociano uniformemente.
Quando le castagne secche, vassoiate dalle nonne per togliere eventuali resti, saranno pronte, andranno portate a macinare al mulino e la farina ricavata sarà conservata in suppiani di legno ed usata per realizzare i cibi di una volta, semplici, antichi, ma nutrienti.

Finestrella del metato

Parole del linguaggio delle castagne
Metato: minuscola costruzione in muratura situata in un castagneto ed adibita ad essiccatoio per le castagne.
Canniccio: graticcio che divide in due piani il metato, formato da tanti pali di castagno sbucciati, posti uno vicino all’altro (in maniera tale da lasciar passare il fumo e il calore, provenienti dal basso) poggianti su robuste travi, sui quali verranno poste a seccare le castagne.
Accecato: pronto per essere acceso.
Pesticci: frammenti di castagne secche.
Pula: buccia tritata delle castagne secche.
Vassoia: grande paletta priva di manico con cui si toglievano gli scarti dalle castagne secche.
Bigoncio: contenitore in legno ma anche unità di misura delle castagne.
Menefregoli , manafregoli, menofatoli, nini, …: cibo a base di farina di neccio e latte.
Necci: cialde realizzate con farina di neccio.
Vinata: impasto molle fatto con farina di neccio e vino novello.
Suppiano o suppidiano: grande cassa di legno utilizzata soprattutto per conservare bene la farina di neccio.
Borghe o tullore: castagne secche cotte nel latte.

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