Angela

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Serpeggia tra i castagni e le acacie da oltre mille anni, salendo con i suoi numerosi tornanti fino al paese, sembra proprio una lunga biscia con le sue squame grigie e i segni evidenti d’incuria ed abbandono. E’ la mulattiera che a memoria d’uomo unisce il Ponte di Catagnana con Sommocolonia, per una lunghezza di circa 2 km.

D’ estate parecchi turisti la imboccano per andare a vedere il panorama del Barghigiano dalla terrazza panoramica vicino alla chiesa di Sommocolonia, ma d’inverno solo qualche motociclista coraggioso la percorre, procurando oltretutto danni anche al selciato. Oggi anche Angela ha imboccato quella che comunemente viene chiamata “la lastricata”, perché da casa sua, guardando in alto, vedeva nitidamente la casa sassosa di Rampica ed erano anni che non succedeva, forse qualcuno l’aveva acquistata e riaperta.

Lì vicino lei era nata e cresciuta e lì aveva conosciuto suo marito, ma da anni la casa era chiusa, abbandonata a metà lavori di ristrutturazione e le acacie, le liane e due ciliegi nascondevano anche la sua sagoma.

Nel pomeriggio imbocca curiosa la mulattiera con Dea, la sua cagnolona e cammina a passo svelto per riuscire ad arrivare prima di notte, anche se la fatica per la salita è tanta. A Rampica le arriva incontro un batuffolo di pelo che reclama il suo territorio, intorno alla casa tutto è pulito ed in ordine, ma non si vede nessuno finché una figura spunta sulla porta … Avrebbe pensato di vedere qualche straniero ed invece ecco lì la sorella della sua migliore amica di vent’anni prima , la padrona di sempre della casa!

Angela, io e un’amica

L’emozione è forte per tutte e due e nei ricordi ritornano alla mente la scuola di taglio da lei gestita e frequentata anche dall’amica, l’incontro del suo futuro marito nella casa vicina a quella di Rampica durante un pomeriggio di ballo nella grande sala, dopo l’acquisto del primo mangiadischi, i tanti pomeriggi passati con l’amica a cucire e a chiacchierare dei fidanzati mentre la sorella minore faceva finta di dormire ed ascoltava in silenzio. Ricorda anche di aver cucito per lei l’abito per la Cresima: un completino color ciclamino molto bello e come la sorella dell’amica si fosse affezionata alla sua mamma Rosina che la invitava a vedere “La tv dei ragazzi” a casa sua perché loro non avevano ancora il televisore, le domeniche al mare tutte e due le famiglie insieme perché i figli più piccoli avevano bisogno di respirare l’aria salmastra.

I nostri genitori al mare

Ricorda l’incidente in auto nella strada sopra le case popolari in cui il fidanzato distrusse la sua auto senza gravi conseguenze per loro due, ma che spaventò tutti gli abitanti delle case vicine. Il fratello dell’amica, infatti, aveva comprato l’Ape nuova e i suoi genitori si preoccupavano se ritardava perché aveva poca esperienza di guida. Una sera d’inverno, verso le sette, la madre girava da una finestra all’altra per controllare se dalla curva dietro alla capanna spuntavano fari accesi… niente, Giulio non arrivava! Ad un certo punto però due fari illuminarono la sera e poi rotolarono giù per la scarpata e subito dietro altri tre si fermarono improvvisamente e rimasero accesi!
Che stava succedendo? La madre, accompagnata dalla famiglia, corse disperata verso la capanna, urlando: “E’ morto! E’ morto!” ma all’improvviso si trovò davanti Giulio e dall’emozione svenne.
Quando si riprese, il figlio le raccontò: “Non sono rotolato io giù per la scarpata, ero dietro, sono stati Mario e Angela che sono usciti di strada ed io mi sono fermato ad aiutarli!”
Erano proprio Angela e Mario che tornavano a casa dopo una festa e Mario, conoscendo poco la strada, con il buio aveva perso il controllo dell’auto per una grossa buca finendo fuori strada. Per fortuna però, avevano solo qualche graffio; l’auto invece era quasi distrutta e dovettero aspettare il giorno seguente per tirarla su.
Angela racconta pure un simpatico aneddoto di quando lei , alla fine degli anni ’60 , viveva nelle case popolari vicino a Rampica, con i suoi genitori e tre fratelli, due più grandi, Ferruccino e Renzo ed uno più piccolo, Giorgio.
I due grandi erano tremendi e facevano disperare soprattutto la mamma perché “una ne facevano e cento ne pensavano”: insieme anche ad un vicino di casa, Renzino, più piccolo ma molto vivace e scatenato si divertivano a fare scherzi anche un po’ pesanti a tutti, grandi e piccoli, uomini e donne, parenti, amici ed anche sconosciuti… In particolare colpivano le ragazze coetanee, specialmente se venivano ignorati.
A quel tempo nella casa di Rampica viveva un falegname con moglie e due figlie, sempre truccate ed in ordine perfetto che si davano parecchie arie, perché forse pensavano di essere belle e non consideravano questi giovani come possibili pretendenti.

Il castagno del cucù

Nel bosco vicino alla casa c’era da sempre un grosso castagno detto “del cucù” perché forse in estate era il rifugio di qualche cuculo tornato in zona, che aveva il tronco tanto bucato da poter ospitare comodamente una persona in piedi. Guarda caso l’albero era vicino alla finestra della camera delle ragazze.
Una notte le giovani cominciarono a sentire una voce profonda e spaventosa che gridava: “Ecco i fantasmi!!!”. Spaventatissime svegliarono i genitori, ma quando il padre uscì non c’era più nessuno.
La sera successiva, a tarda ora, ecco di nuovo la voce ma non si vedeva nessuno.
La terza sera il padre, che forse già immaginava chi fossero gli artefici dello scherzo, si nascose vicino al castagno, con il fucile, naturalmente scarico, in mano e quando sentì di nuovo la voce, urlò: “Uscite, altrimenti vi sparo!” e si trovò davanti questi tre bontemponi coperti con un lenzuolo, che se la diedero a gambe e per qualche giorno… niente scherzi!

 

Tra un discorso ed un altro si è fatto tardi, ma Angela tornerà e questa volta le due donne forse faranno una passeggiata a piedi fino a San Rocchino, sotto Sommocolonia, e l’amica le donerà il testo della poesia “Vivere a Rampica: un sogno quasi realizzato”

 

 

Vivere a Rampica : un sogno quasi realizzato

Rampica, quassù tra acacie e castagni,

si realizzeranno forse i nostri sogni:

una casetta di sasso vestita,

marrone e grigia com’è spesso la vita.

 

Rampica, il sogno più bello,

da dipingere usando il pennello,

sulla tela di un bravo pittore,

che tinte coglie a tutte le ore.

 

Rampica, al mattino il panorama fresco di Barga,

a mezzogiorno la vista si allarga,

nel pomeriggio un vento fresco e insolente,

difende dal caldo tutta la gente.

 

La sera poi gufi e civette,

cantano in coro e nessuno vuol smetter.

Rampica, la casa desiderata,

se si vuole va davvero curata,

ma se metti il cuore vedrai che avverrà,

questo miracolo di libertà!

 

 

Panorama di Barga da Rampica

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