Ambrogio, il gatto di Assunta
Assunta, la bisbetica, odiava tutti gli animali domestici perché, secondo lei, non facevano niente di buono e avevano sempre fame! L’unico gatto che andava d’accordo con lei era un randagio a cui aveva dato il nome Ambrogio, che ogni tanto si presentava super affamato alla sua porta. Lei gli apriva la cantina o la capanna e il gatto, in pochi giorni, sterminava i topi presenti, poi ripartiva e per qualche tempo non si faceva più vedere.
La figlia chiedeva spesso ad Assunta se era certa che fosse un maschio e lei la rassicurava: “E’ sempre pieno di graffi perché lotta con gli altri maschi, stai tranquilla!” La ragazza si preoccupava perché, se il micio avesse portato ad Assunta dei cuccioli, questi avrebbero rischiato la vita….
L’ultima volta in cui Ambrogio si presentò era stranamente ingrassato e miagolava più del solito, Assunta gli aprì la porta di capanna, ma lui si accucciò in un angolo. “Si sentirà male” pensò la vecchia “se muore, pace, ma chi acchiapperà i topi ?”
La mattina successiva il gatto era sparito ed Assunta non ci pensò più. Dopo due o tre giorni, una mattina presto, Ambrogio arrivò tutto tremante con un gattino in bocca e lo depositò ai piedi di Assunta e poi ripartì, s’infilò in un cespuglio e ritornò con un altro micetto… fece avanti e indietro per ben quattro volte e la vecchia rimase di sasso! Poi osservò Ambrogio: era ferito ad una zampa, doveva aver lottato con qualche bestia per salvare i suoi cuccioli! Assunta chiamò la figlia che preparò subito una cuccia per la famigliola in cantina, mentre Ambrogio mangiava a sazietà.
Da quel momento in poi anche Assunta cambiò atteggiamento e cominciò a ridere alle prese in giro della figlia: “Sarai anche una brava contadina, ma di gatti maschi o femmine non ne sai proprio niente!”
Il gatto, comunque, continuò a chiamarsi Ambrogio e rimase con Assunta , la bisbetica fino alla sua morte, trascorsero la vecchiaia insieme, facendosi compagnia!
Il gallo Pedro
Un signore benestante della piana lucchese decise un giorno di darsi all’agricoltura, così lasciò il suo lavoro da impiegato, comprò una tenuta in collina con tanti animali domestici e cominciò l’avventura, dopo aver letto trattati su trattati sull’allevamento di bovini, la viticoltura, l’enologia…
Mise su anche un bel pollaio, ricco di galline di diverse razze. Una in particolare era bella, grossa , colorata e molto vivace. “Che bel gallo diventerà fra qualche mese!” pensò soddisfatto il padrone…
Passarono i giorni, passarono i mesi, il gallo diventò sempre più grosso, ma anche sempre più silenzioso e schivo, non voleva infatti le galline intorno…: “Sarà malato” pensò fra sé il padrone, finchè una mattina finalmente lo sentì cantare: “E’ guarito, meno male!”, ma la sorpresa fu grande quando s’accorse che Pedro aveva cantato per annunciare che aveva fatto il suo primo uovo!
Il contadino improvvisato dovette ammettere che aveva allevato una gallina, la gallina Pedra, che invecchiò nel pollaio perché faceva molte uova.
La volpe Lucilla
La volpe Lucilla era scesa dall’Appennino Tosco – Emiliano alla volta della Valle del Serchio qualche anno fa, quando i lupi emiliani diventarono troppo numerosi e pericolosi. Anche quelli garfagnini erano tanti ma non così feroci come gli altri, infatti erano nati da incroci con cani lupi e spesso la loro intelligenza era piuttosto limitata: bastava sparpagliare il branco e molti se la davano a gambe….
La vecchia volpe appena arrivata era riuscita a rubare loro una preda che si stavano litigando in quattro!
Doveva però stare attenta agli uomini che spesso erano più crudeli dei suoi simili…
Quando fu nelle vicinanze della Selvaccia, a Catagnana, trovò una vecchia tana abbandonata e si accomodò lì.
Lucilla era una volpe speciale e forse anche per questo era vissuta fino ad allora: non cacciava prede che avessero un padrone, cercava di sfamarsi con frutta, verdura e piccoli roditori selvatici, quindi anche i pastori, non lo sapevano, ma potevano stare tranquilli.
Venendo nella nostra valle pensava anche di poter passare gli ultimi anni della sua vita in pace: i suoi cuccioli erano ormai adulti; perciò, non avevano più bisogno di lei che finalmente poteva godersi la vecchiaia. Il cibo non le mancava perché aveva scoperto che molte famiglie della zona avevano fuori, nel giardino, una ciotola in cui mettevano gli avanzi dei pasti, forse erano solo per i cani ed i gatti randagi, ma lei ne approfittava.
Entrava anche nei pollai ma rubava solo qualche uovo, lasciando in pace i polli, così i padroni non l’avrebbero accusata di furto….
I suoi più temuti nemici erano un istrice prepotente e un lupo vagabondo, a dir la verità c’era anche una strana cagnetta con il pelo ricciolo e la coda sparpagliata che sentiva il suo odore a distanza e si metteva ad abbaiare, anche se lei era lontana, svegliando tutta la famiglia.
Una sera il padrone della cagnetta sorprese Lucilla nel giardino, ma non la rimproverò, lì per lì ebbe paura anche lui, ma poi le allungò un pezzetto di focaccia che stava mangiando e così nacque la loro amicizia che durò per anni.
La cagnetta, curiosa com’era, riuscì anche ad avvicinarsi al lupo vagabondo e rischiò grosso: se non ci fosse stata Lucilla, forse non sarebbe riuscita a fuggire, perché il lupo l’aveva già acchiappata per la coda.
Con un balzo felino, però, la volpe agguantò le sue orecchie e lo lanciò qualche metro più avanti, contro un muro di sassi. Il lupo se ne andò guaendo e nessuno l’ha più visto…
Qualche tempo dopo Lucilla si scontrò con l’istrice e questa fu una lotta dura, se non ci fosse stata la cagnetta, forse da sola non ce l’avrebbe fatta. Alla fine dello scontro ambedue erano ferite: avevano due grossi aculei conficcati nel petto, la cagnetta era ferita solo superficialmente Lucilla, invece, aveva perso tanto sangue…. I padroni del cane fecero di tutto per salvarle la vita e ci riuscirono però la volpe non poteva più stare sola perché troppo malandata, così l’adottarono come fosse un cane e rimase con loro fino alla morte, assistita e coccolata dall’amica a quattro zampe.
Se ne andò una mattina di primavera mentre sognava felice di aver mangiato finalmente uno di quei polli che aveva sempre visto nei pollai e la cagnolina pianse e bevve soltanto, per una settimana…

La merla riconoscente
Mamma merla si buttò ad ali spiegate giù per la scarpata per soccorrere il suo piccolo che , non essendo riuscito a decollare , era finito in un cespuglio di ciliegi selvatici e non era capace di riprendere quota , cominciò allora a pigolare disperato e la madre lo consigliava sui tentativi da fare , finchè un quadrupede peloso si avvicinò al piccolo merlo , lo odorò tutto e poi decise di sfiorarlo con una zampa: era divertente e gli sarebbe piaciuto giocarci un po’ ma una mano di bambina prese il piccolo merlo e lo riportò su , in cima al poggio dove la madre lo stava aspettando, poi rimproverò la cagnolina e riprese il suo lavoro.
Qualche ora più tardi ecco ancora l’urlo disperato del piccoletto, che non riusciva proprio ad imparare a volare, forse perché era piuttosto rotondetto e fifone.
Ancora una volta la cagnetta decise di giocarci insieme ed ancora una volta la sua padrona cercò di spiegarle che il merlo era un cucciolo come lei, che come lei doveva imparare a muoversi nel mondo.
Il cane, stanco dei consigli della padrona, finse di allontanarsi, in attesa che il piccolo merlo rimanesse solo, ma questa volta la padroncina del cane, quando soccorse il piccolo, lo mise in una gabbietta aperta, sopra un tavolino, con tanto di acqua e cibo, in modo che la cagnetta non potesse fargli male e la madre potesse venire a prenderlo, poi si allontanò perché ormai era notte.
Il mattino successivo la ragazza vide la merla entrare nella gabbietta e spingere fuori il piccolo, che finalmente spiccò il volo e si allontanò , la madre, invece, volò a lungo intorno alla gabbietta, forse per ringraziare la bambina per il salvataggio del suo piccolo.

Due uccellini innamorati
Sopra due rametti di ciliegio in croce
un piccolo uccellin vola veloce,
vuole andare a cantar la serenata,
al mattino, alla sua bella innamorata.Da lì intona il suo bel canto acuto,
gorgheggia, trilla, svolazza e chiede aiuto
agli amici, per un bel coro fare,
di più che cosa lei vuole sperare?L’uccellina da un cespuglio salta fuori
felice di accettare questi onori
ed intrecciando le ali vanno via lontano,
come gli umani, si tengono per mano.


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