Le cose che vedo

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Barga, 1 Ottobre

Vento e pensieri oziosi.

Io sono le cose che vedo. Vengo da un mondo minuscolo, sono pulviscolo e seme e vendo l’anima ai diavoli per un’ora di luce. Mi piace masticare sogni vecchi; spezzare con i denti le abitudini; soffiare
sul fuoco che ho nel cuore, ridere forte se, a dispetto, resta acceso.

A margine del foglio su cui scrivo la mia vita quotidiana ci sono tante cose: la poesia, la musica le nuvole, i riflessi, gli arcobaleni, i profumi, le fantasie, le scritte belle sui muri brutti, le caldarroste, la cioccolata calda, i caminetti accesi, i teatri, i film di Trouffaut, i baci, i fiori, le foglie rosse, le nespole, il gracidio delle rane, le fusa dei gatti e altre cose così.

Sono stata
serpe senza mela
volpe nella tana
rondine lontana
nodo stretto
sangue corrotto
luna storta.

Sono adesso
eco e riflesso
cielo terso
nome e cognome
Doris Bellomusto
niente e tutto
una canzone stonata
una risata aperta
una cianfrusaglia.

Forse domani sarò foglia,
aria, fuoco, nuvolaglia.

Soffio sul vetro appannato.
Oggi trattengo le nuvole e il vento; la rosa; le ortensie appassite; il sole sulla casa gialla; il bicchiere che brilla; la cameriera stanca; quattro vecchi su una panchina; due bambini e un pallone; chi fa la spesa alle sette di sera; i panni ancora stesi; i baci dati e presi; gli occhi stanchi; i respiri; i battiti del cuore; gli istanti; i minuti; le minuzie; le cose invisibili e mute; il sangue; i sogni; i sentimenti.

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