Da qualche tempo è iniziata l’epoca della celebrazione dei nostri quattro artisti, che hanno conosciuto direttamente il Poeta, e quindi, se vogliamo, maggiormente ispirati dalla sua poesia. Nel precedente articolo si è parlato di due lapidi, una per essere affissa a casa Magri, che dopo assai tempo fu fatta, mentre non è mai stata eseguita quella a Balduini. Questo tipo di attenzione ai due pittori si deve ma lo ripetiamo, al maestro elementare Gualtiero Pia, un barghigiano amante, la sua Città e fortemente ispirato dalla poesia di Giovanni Pascoli, del quale condivideva in pieno il suo messaggio poetico ed anche la memoria della sua figura nei suoi dolorosi passaggi umani, il tutto con un trasporto dell’anima veramente eccezionale.
Parlando di Gualtiero Pia a me corre doveroso ricordare quando l’anno 1982, come attività propedeutica del Circolo Didattico delle scuole elementari barghigiane, lui allestì al Teatro dei Differenti, in due serate consecutive, l’8 e il 9 maggio, lo spettacolo “Immagini e suoni del mondo pascoliano”, cui lo scrivente dette la sua convinta collaborazione. L’idea, nata come omaggio a Pascoli nel 70° dalla morte, vedeva Gualtiero Pia, fine e amorevole dicitore e interprete di poesie, con lui molti alunni impegnati nello sceneggiare i vari testi recitati, oltre all’intervento di cantanti lirici per certi componimenti poetici musicati. L’anno successivo, era il 1983, lo spettacolo, ma senza la scuola, fu replicato il 10 agosto sull’Aringo del Duomo di Barga con la solita regia e collaboratori ed anche qui, grazie alla ricercata coincidenza della data totalmente resa memorabile da Pascoli, il successo fu veramente straordinario. Diremo anche che l’idea di rendere omaggio al Poeta, come scrisse Pia, “Un omaggio corale a Giovanni Pascoli” nella terra che lo accolse al termine del suo pellegrinare, si rivelò geniale, perché dette lo spunto per realizzare, in questo stesso giorno di ogni anno, degli spettacoli a Casa Pascoli, come ancora oggi si attuano grazie alla Fondazione Giovanni Pascoli.
Nello stesso anno 1982, ecco ancora Pia, in accordo con l’allora proposto di Barga don Piero, farsi promotore di una raccolta di offerte per dotare il Duomo di Barga di un organo, così com’era nel passato, prima dei colossali restauri al monumento che erano avvenuti dal 1927 al 1939. Cosicché, dopo quarant’anni di riflessione circa il perduto strumento, utile per una maggiore sacralità del Duomo, sì, bello nel suo attento restauro ma privato da troppi anni di un sonoro e dolce suono di un organo, ecco che ora andava realizzandosi questo pio desiderio, utilissimo per accarezzare lo spirito del fedele, così avvicinandolo maggiormente alla spiritualità della fede.
Molte le iniziative per arrivare al fine di avere l’organo, con Gualtiero Pia specialmente rivolto ai pittori operanti in Barga, affinché, memori dei due centenari appena trascorsi di Alberto Magri e Adolfo Balduini, volessero continuare il loro omaggio ai due grandi colleghi da qualche tempo defunti. Questo riguardo alle due lapidi annunciate l’anno precedente e che vedremo nella lettera inviata al Comune di Barga, ma soprattutto, in che reale modo il loro mondo della pittura avrebbe potuto contribuire alla finalità dell’organo. Ovviamente le due cose erano legate e conseguenti una all’altra e intanto leggiamo come si espressero circa le due lapidi:
“Barga, 25 luglio 1982. Al Signor Sindaco del Comune di Barga.
I sottoscritti pittori barghigiani, interpreti anche della volontà di numerosi concittadini, a conclusione delle celebrazioni dei centenari della nascita degli insigni Artisti Alberto Magri e Adolfo Balduini, i quali, con la loro opera, illustrarono e onorarono Barga, propongono a codesta Spettabile Amministrazione Comunale, l’installazione di sue targhe di bronzo sulla facciata delle rispettive abitazioni dei due artisti scomparsi. …”
Del contenuto poetico delle due targhe ne abbiamo già parlato nel passato articolo. Ora a noi interessa conoscere i nomi dei pittori che parteciparono alla mostra, poi chi, in quell’occasione, firmò anche la petizione di un ricordo in lapide dei due illustri predecessori.
Per entrare nei fatti si fa ricorso a un libro di Gualtiero Pia “Momenti Barghigiani” del 1993, dove a pagina 104 l’autore parla dell’iniziativa “Una mostra di pittura per l’organo del Duomo”, che egli stesso presentò nell’aprile 1982 tramite le righe del giornale parrocchiale L’Ora di Barga, con parole che in pieno rientrano nel presente lavoro di recupero memoriale dei nostri maggiori pittori del Novecento. Infatti, nell’elencare i nomi di chi aveva dato l’adesione, che sotto vedremo, ecco come si finiva la presentazione: “ I quali, ognuno a suo modo, riempiono dignitosamente i vuoti lasciati nel campo dell’arte, da Alberto Magri, Adolfo Balduini, Bruno Cordati e Umberto Vittorini.”.
Queste che seguono sono invece le parole usate nel successivo testo del libro di cui si è detto or ora:
“La mostra collettiva di una selezione di opere dei pittori barghigiani viventi ordinata presso il Conservatorio di Santa Elisabetta a beneficio dell’organo del Duomo, ha ottenuto un successo superiore alle aspettative, sia per l’accuratezza dell’allestimento, sia per la validità delle opere esposte.
È stata visitata da circa tremila persone, le quali hanno ammirato le suggestive opere dei pittori Alba Calamari, Colombo Da Prato, Rinaldo Biagioni, Rino Ferrari, Giovanni Magri, Romeo Ruggi, Persio Da Prato e Fabrizio Gianni.
Possiamo dire che le finalità che l’iniziativa si proponeva sono state raggiunte. Infatti, sono stati acquistati moltissimi quadri e il ricavato è stato devoluto al Comitato per l’acquisto del nuovo organo, una somma considerevole che si aggiunge alle generose elargizioni dei cittadini.”.
Chi adesso scrive ricorda con particolare trasporto dell’anima quando per quell’occasione della mostra vide pubblicato un suo ampio articolo su La Nazione, nella pagina Cronaca di Lucca. Era giovedì 2 settembre e il titolo dell’ampio articolo “Targhe alle case di Magri e Balduini –Artisti locali le sollecitano al sindaco”, se celebrava essenzialmente Balduini in occasione del 25° dalla sua scomparsa, però, era anche mirato a parlare della proposta delle due targhe e nello stesso tempo lo scritto terminava con l’esposizione collettiva da poco ultimata di cui riprendiamo le parole che alla fin fine chiudevano l’articolo:
“Questa iniziativa (N.d.R. le targhe) scaturita con spontaneità, in ricordo dei due centenari, di coloro che ispirano la loro mano veramente è degna d’attenzione. Qualcuno di loro, i più vecchi, li conobbe e ne parlano con frasi scultoree, sintetizzanti un’idea più ampia che se anche non esplicativa, è recepita dai più giovani come una lezione accademica. … Colombo, quasi ottantenne, narra di quando giovane mostrò assieme a Balduini, Magri, Cordati e Vittorini: intorno è gran silenzio.”.
Si è parlato assai di Gualtiero Pia e allora mi è piacevole dargli ancora voce, ricordando dei suoi scritti che parlano di questi nostri grandi pittori. Storie forse minime ma che hanno un sicuro valore di memoria circa la loro presenza in Barga. Per esempio si può stralciare qualcosa, un brano di un racconto raccolto nel libro di Pia, “La Revisione – Memorie del mio Novecento”, 1998, Gasperetti, Barga. Il racconto ha il titolo che segue: “La sera passava un pittore”, e questi era Alberto Magri.
“Quasi ogni sera, specie nelle belle stagioni, dopo il suono del campanone del Duomo che induceva la gente al sonno e le vie e le piazzette lentamente si spopolavano, sul tardi, in Via del Pretorio, già silenziosa e deserta, risonava il battito di un passo cadenzato e sicuro. Quel passo, sempre nello stesso punto della strada, sulla curva della nostra casa, tra il palazzo Gherardi e il Conservatorio di Santa Elisabetta, si posava pesantemente sulla griglia di ghisa posta in mezzo per lo smaltimento delle acque piovane. Alla pressione del piede la griglia, oscillante, mandava un rumore metallico e insolito, che si udiva con regolarità al passaggio di un personaggio del luogo: Alberto Magri.
Allora qualcuno in casa nostra, non ancora addormentato, ripeteva: il Magri torna a casa. … … Poi quel passo non lo udimmo più. Ma la sua eco rivive nella nostra memoria, come vive restano le sue opere immortali.”
Invece in un altro racconto si parla di Balduini, “Un artista grande e umile”. Nell’articolo Gualtiero Pia ricorda quando il 26 luglio del 1943, che era di lunedì, mentre che dal Duomo di Barga arrivava il suono del solenne doppio delle sue campane, sentì dire a quel signore anziano che era vicino a lui, là a Porta Reale: “È caduto! È caduto! Il Fascismo è caduto! Viva la pace e la libertà!”. Questi era l’artista Adolfo Balduini.
L’artista allora aveva sessantadue anni e agli occhi del giovane Gualtiero Pia, quel signore che gli appariva anziano, nonostante la diversità dell’età, con il tempo riuscì a stabilirci un amichevole rapporto. Iniziarono anche a passeggiare insieme lungo la via che scende a Fornaci di Barga, sino circa alla Chiesina delle Palmente, dove il pittore aveva un piccolo possedimento. In una di queste passeggiate, tra le tante cose che Balduini gli raccontava, ricordava anche di quando a Buenos Aires, città argentina dove i suoi erano emigrati, conobbe il tenore Enrico Caruso che in un Teatro teneva recite di un’opera lirica e lui aveva realizzato le scenografie.
A seguire, il nostro Gualtiero Pia, riporta alcuni commenti di critici che si erano interessati alla sua opera e a noi, dato la particolarità del presente lavoro, incentrato su Pascoli ispiratore i nostri pittori, ci interessa ciò che disse di lui Corrado Pavolini (1898 – 1980): “Adolfo Balduini ha dato alla sua regione, la sua arte, la sua opera con lo stesso amore col quale il Pascoli l’ha cantata. E, ricordando le liriche e le prose del Pascoli, vien fatto di pensare che il Balduini abbia, prima di accingersi al suo lavoro, imbevuta la sua anima nell’arte del Poeta di Castelvecchio.”.
Gualtiero Pia ci parla un poco anche di Bruno Cordati, ricordando che da Giovanni Pascoli, si è già detto, aveva ricevuto l’incarico di pitturare alla volta d’ingresso alla sua casa lo stemma pensato dal poeta, ma non fu mai realizzato. Poi ricorda di avere avuto in regalo dal pittore un piccolo ritratto di sua moglie Palmira Martinelli, che con altre ragazze si era prestata in gioventù a fare da modella al pittore.
Infine parla di Umberto Vittorini, definendolo un pittore barghigiano molto conosciuto in campo nazionale.
La cosa più interessante per il nostro lavoro è come lo conobbe e questo avvenne negli anni ‘50 a Pisa presso la Galleria Macchi in Sottoborgo. Lì stava guardando dei quadri e a chi era con lui, disse che alcune pitture gli ricordavano certi luoghi del barghigiano. Gli si avvicinò “un arzillo signore”, ma Pia non sapeva fosse quel Vittorini delle firme che leggeva sui quadri, cioè il pittore che mostrava le sue opere. Questi, avendo sentito il commento, chiese a Pia da dove venisse e saputo che era di Barga gli dissero che anche lui era nato in quei luoghi, in Val di Corsonna, e che era lui l’autore dei quadri. Questo fu il primo incontro tra i due. In quel tempo Pia insegnava alle elementari di Riparbella e solo dopo circa venti anni lo rivide a Barga che pitturava degli scorci e riconosciutisi, Vittorini gli disse che sua madre era di Barga e anche lui, nato qui, seppur lontano si sentisse un barghigiano e quando sarebbe stato il suo momento avrebbe voluto essere sepolto nel cimitero di Sommocolonia. Tornato alla pittura del suo quadro, ricorda Pia, che lo sentì declamare poesie di Carducci, ripetendo spesso in specie un verso “A notte canteranno i rusignoli / rimanti, e i rei fantasmi oh non seguire”, passo dalla poesia “Davanti a San Guido”, una lirica tutta incentrata sul ricordo del passato nel nostalgico paesaggio, per Vittorini, pensabile allusione alla sua campagna amica.
Questi anni ’80 del Novecento sono e continuano a essere molto importanti per il “quartetto” dei nostri pittori. Infatti, su Il Giornale di Barga dell’aprile 1984 appare un articolo in prima pagina molto espressivo a firma di Bruno Sereni, con il quale s’informano i lettori che qualcosa di molto importante si è mosso a livello regionale ma con propensione al nazionale, circa Alberto Magri. Sereni, che sin dagli anni ’60 di questo Novecento ha perorato la causa di un’attenzione al pittore, mostra una grande soddisfazione nel dare l’annuncio che appare sotto questo titolo: “Al Castello della Volpaia la mostra di Alberto Magri”. La località è delle più affascinanti del Chianti fiorentino e la mostra vedrà l’apertura dei battenti il 12 maggio di quest’anno 1984 e continua il racconto dell’evento chiosando sulla straordinaria occasione offerta dagli organizzatori che mostreranno opere di Magri che solo al tempo della mostra a Palazzo Strozzi, correva l’anno 1951, erano state esposte, per esempio si potranno vedere i famosi polittici della Vita dei Campi, proprietà degli eredi Matter di Padova. Sereni saluta con vivo piacere l’iniziativa chiosando che “noi” il giornale, abbiamo messo in campo da tanto tempo tutte le nostre forze affinché si muovesse un qualcosa d’importante per Magri.
(fine nona parte –continua)


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