Imparare la morte, ricordare il bene

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Imparare la morte, ricordare il bene.

Non è abbastanza fare dei passi che un giorno ci porteranno ad uno scopo, ogni passo deve essere in se stesso uno scopo, nello stesso tempo in cui ci porta avanti.

(Johann Wolfgang Goethe)

Forse un paese ci vuole per imparare la morte. Forse la morte si impara nell’ora del crepuscolo. Rientro nel mio perimetro e penso a quanto è difficile stare dritti controvento e a quanto è bello sentirmi la faccia schiaffeggiata dal freddo quando è necessario ritrovare il baricentro, ripescare i miei pensieri più sinceri, accorgermi che non sono pensieri e dargli spazio. I luoghi che ci insegnano la notte sono gli stessi dove la luce ci segna il cammino. I miei passi si muovono qui, vanno via da qui, ritornano puntuali alla fine di ogni estate. Non faccio altro che andare e tornare; imparo il valore delle distanze, delle vicinanze, della misure, delle contromisure, del rispetto della mia natura randagia; del mio ondeggiare, come se questa terra non fosse altro che mare.

Ho mal di gola, ma in gola trattengo cose belle da dire a chi amo e le dirò a gran voce quando sarà tempo. Sono stropicciata e stanca. Ho lavoro arretrato. Ho voglia di arretrare anch’io. Ho i capelli in disordine e così anche i pensieri.
Ho le labbra secche e screpolate.
Forse ho anche sete. Ho desideri grandi. Sogni impossibili. Una stanza da riordinare. Amore intorno. Ho la facciatosta di chi scrive troppo. Ho voglia di tornare a casa, quella di sempre, quella col camino, il giardino, i ricordi.
Ho tanto, ho poco, ho tutto, ho niente, sono niente, sono nuda, sono un nodo, una nenia, una meteora, un’eco, una bugia, uno scherzo, uno scarabocchio a margine del foglio.

Mi devo ricordare il bene, devo averlo sotto gli occhi
quando succedono cose che mi fanno stare all’erta. Devo ricordare quanta gente intorno a me si ricorda di me e addolcisce il mio mondo. Devo tenere a mente il profumo delle mele cotogne e il tepore di una coperta. Mi devo ricordare che c’è chi toglie e c’è chi dà. Devo tenere a mente che chi toglie spesso ha avuto troppo e troppo poco e non ha imparato la misura, non sarò io a insegnargliela e neppure a colmarla. Mi devo ricordare il bene!

E oggi voglio dedicare ogni parola a chi il bene lo ha smarrito perché la vita glielo ha strappato dal cuore troppo in fretta.

Commenti

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  1. Grazie, Doris Bellomusto, per queste parole toccanti, genuine e vere. Sono parole piene di consapevolezza, di dolore e d’amore. Condivido la voglia di dedicare un pensiero di grande affetto “a chi la vita ha strappato dal cuore, il bene troppo in fretta”.

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