Rivoglio un mondo in cui oggi cominciava la scuola e i bimbi di prima elementare, emozionati nel loro grembiulino, venivano chiamati “remigini”.
Rivoglio le rondini che si radunano sui fili della luce per volare in Africa.
E l’uva rubata dai filari che mi appiccica le dita, le mondine fatte tra amici con le castagne colte in Val di Lago, e il profumo dolciastro del mosto a solleticarmi le narici.
Rivoglio quei fuochi accesi con legna buona il cui fumo s’arrampica lento verso il limpido cielo d’inizio autunno.
Rivoglio le mie camicie di peloncino a quadri e i piccoli brividi delle prime mattine d’autunno affrontate in bicicletta mentre la campagna fuma accarezzata dai primi raggi di un sole più delicato.
E vorrei uscire dal doposcuola e trovare la strada piena di gente che, finito il lavoro, ritorna alla propria casa ma, soprattutto, vorrei sentire di nuovo cantare o fischiettare perché, ormai, non lo fa più nessuno e questi mi opprime il cuore.


Lascia un commento