BARGA – Il silenzio come spazio interiore, l’immagine come strumento di rivelazione, lo sguardo come linguaggio universale. È questa la trama concettuale che percorre “Nel silenzio ascoltarsi”, la nuova mostra fotografica di Andrea Alfieri, che raccoglie anni di viaggi e di ricerche, dal Marocco all’Iran, da Parigi a Londra, dall’Avana a Seul, per restituire visivamente la condizione dell’uomo contemporaneo. L’inaugurazione è prevista per sabato 13 settembre alle 10:30, nell’Atrio del Palazzo Comunale. La mostra rimarrà poi visitabile, ad ingresso gratuito, fino al 27 settembre. L’appuntamento fa parte del calendario degli eventi del Comune di Barga, con il supporto comunicativo dell’associazione Start Attitude.
Il percorso espositivo si articola come una “caccia” di volti e di luoghi: deserti, musei, palazzi decadenti, discoteche futuristiche.
Scrive Alfieri: “Gli occhi comunicano più delle parole. Dalla solitudine dei soggetti che ritraggo, apparentemente fragili, emerge una forza che affascina e interroga. Spero che questi scatti silenziosi possano raggiungere l’animo di molti, suscitando una riflessione sull’intimo significato dell’isolamento in un’epoca sempre più connessa”.
La ricerca di Alfieri non è soltanto geografica, ma anche profondamente umana. Ogni scatto è insieme documento e riflessione, finestra aperta su mondi interiori che rimandano ad una condizione collettiva. Nelle sue fotografie, la solitudine diventa occasione di resistenza e di riscatto. Nel silenzio ascoltarsi si propone dunque come un itinerario visivo e interiore, che intreccia percorsi geografici e sentimenti universali. Ogni immagine invita lo spettatore a fermarsi, a sospendere il frastuono, a ritrovare un contatto con la propria interiorità.
La mostra si inserisce nel solco della grande fotografia contemporanea che non si limita a rappresentare, ma interroga e coinvolge, chiamando ciascuno a partecipare emotivamente al destino condiviso dell’umanità. La mostra sarà visitabile dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 14 ed il sabato dalle 9 alle 17.
Il linguaggio di Alfieri
Umbro di nascita e toscano di adozione, Alfieri si è avvicinato giovanissimo alla fotografia, affinando negli anni una sensibilità visiva che unisce rigore tecnico e intensità emotiva. Dopo trent’anni di lavoro come stampatore e correttore, ha maturato uno sguardo personale che Antonio Natali, già direttore della Galleria degli Uffizi, descrive come “radicato nella tradizione della pittura italiana, costruito sulle prospettive dell’Umanesimo quattrocentesco e insieme vicino alle atmosfere sospese di Hopper”.
La sua fotografia, spesso intrisa di suggestioni urbane e iperrealiste, rivela un profondo rispetto per i soggetti ritratti: mai curiosità morbosa, mai compiacimento estetico. Piuttosto, la capacità di distillare la nobiltà di ogni individuo, anche nei contesti più socialmente crudi, restituendo dignità e speranza.


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