La storia racconta: il Novecento e l’Aurea Stagione della pittura a Barga. (sesta parte)

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Ci siamo lasciati con il precedente articolo con uno sguardo circa gli artisti locali, quelli di cui si aveva ancora una precisa e sentita memoria agli anni ‘60 del Novecento, per chiarire, gli appartenenti al “quartetto aureo”, di cui restavano ancora in vita due: Cordati e Vittorini, a loro avevamo aggiunto chi era ricordato nel libro di Pina Iacopucci Marroni “Barga e i suoi Castelli – Fornaci.”. Ora ci muoviamo da questi ricordi datati al 1965, per vedere come evolve la nostra storia e chi di nuovo o più semplicemente si affaccia con più vigore alla scena artistica locale dei pittori.

Intanto va detto che in questi anni l’Italia si sta muovendo assai alla grande in tutti i sensi e questo fervore incoraggia anche l’arte che si espande maggiormente nelle sue espressioni comunicative. Così in tutti i luoghi, favorita da un maggiore benessere che permette gli acquisti per adornare a piacere le case di bei quadri, si ha un come, un sociale risveglio che si prefigura un buon viatico per i successivi anni ’70.

Il 1970 lo vogliamo aprire con una mostra che Colombo Da Prato tenne in una sede molto insolita, cioè, presso il palazzo Lazzeroni a Barga e la citiamo perché ebbe la presentazione nel pieghevole del notissimo pittore Renato Natali che così descrive la sua pittura:

“Questo puro toscano ha saputo scoprire nel suo animo quella poesia che emana dalla terra della sua Barga, con istintiva versatilità riesce a fermare nella emozione, il momento grafico, realizzando, nella sua manifestazione pittorica una vera espressione d’arte, che senza confondersi ad essere incerto e preoccupato della tecnica o da un sistema, oppure da una moda o maniera, per realizzare la sua pittura che è tutta semplicità, riesce allo scopo realizzando quello che è espressione definitiva.”.

 Nel 1972, ecco che su Il Giornale di Barga di Bruno Sereni, mese di novembre, in prima pagina appare un articolo dal titolo è secco e duro “Adolfo Balduini” che inizia con una foto del maestro. Sereni, che si firma “Girolamo Mocchia” esordisce dicendo che in quest’anno e in questo stesso mese di novembre, ricorrono i quindici anni dalla sua morte. Poi si passa alle dolenti note, ossia, che nonostante il Comune di Barga da un anno avesse deliberato una certa cifra per onorarlo con una mostra retrospettiva, affidando l’incarico alla locale Associazione Pro Loco, questa, per cause non specificate, ma dette indipendenti dalla volontà dell’associazione, di fatto non aveva fatto niente. Sereni però alza il dito su l’altra similare circostanza che a suo tempo aveva riguardato Magri, nell’anno del 25° dalla morte, il 1964 e che anche allora seppur deliberata dal Comune una certa somma, nei fatti non fu fatto niente.

Continua l’articolo spronando chi di dovere a far sì che almeno per la prossima estate si allestisca la retrospettiva. Poi passa a descrivere il personaggio Balduini, di cui si dice che non ci fosse mostra nazionale o internazionale di un certo livello in cui non fosse invitato. Si rammaricava della “Sua eccessiva modestia, la complessa timidezza, quel suo volersi appartare per anni a Sommocolonia, dove nella solitudine del luogo, produsse non reclamizzati capolavori, gli ha enormemente nociuto.”.

Sereni ricorda qualcosa della sua arte, come la drammatica xilografia che attuò quando i barghigiani, sotto l’infuriare dei cannoneggiamenti tedeschi dopo la battaglia di Sommocolonia del 26 dicembre 1944, furono costretti all’esodo dalla terra. La xilografia poi finì in copertina del libro di Mons. Lino Lombardi “Barga sulla Linea Gotica”. L’altra, quella del rastrellamento che ancora i tedeschi attuarono dei civili nel settembre sempre di quell’anno. Già prima delle sue xilografie di vario genere ma attinenti alla vita e bellezze di Barga, andarono a illustrare il libro del senatore Zerboglio “Barga, memorie e note vagabonde” del 1929 e ancora prima per il libro “Lucca a Giovanni Pascoli” del 1924, qui con personaggi legati al poeta. Poi, con altri ricordi terminava lanciando una frecciatina “Di lui meglio di quanto abbiamo fatto noi, dirà il critico d’arte quando il prossimo anno verrà ad inaugurare la mostra, sempre che si faccia.”.

Nel successivo agosto 1973 ecco apparire su Il Giornale di Barga un breve articolo con cui si annuncia che nelle aule delle scuole Elementari in Piazza Pascoli, l’Associazione Pro Loco ha allestito la mostra con alcune opere di Adolfo Balduini. Ora è detto perché l’anno precedente non si allestì la mostra, perché la suddetta associazione non fu capace di reperite espressive opere dello scomparso artista. La mostra fu presentata dal prof. Gino Arrighi di Lucca, il quale ripercorre la vita dell’artista con un invito a riflettere che Balduini con le sue opere lancia dalla vita che vede dei messaggi universali che sanno di un’umanità che scivola con buona volontà nei tempi.

Il fervore del nuovo che in quegli anni circola in Italia, contagiando positivamente anche Barga, in loco si traduce in una bella iniziativa diretta proprio ai pittori, che sono assai attivi nelle persone dei già ricordati cui si aggiungono ora dei nuovi, come Persio Da Prato e Romeo Ruggi, che si propongono in una “Mostra collettiva Città di Barga”, proprio in questo 1973, gli altri nomi sono Laura Marchetti, Fabrizio Gianni che già da qualche tempo si son fatti conoscere, e Cesare Puccinelli, che da Pontedera era giunto a Barga e qui sposandosi rimase sino alla morte.

Questo 1973 è da segnarsi con particolare attenzione nel nostro excursus quale anno, diremo topico, per le future fortune pittoriche e in parte lo abbiamo già capito ma ci torniamo per rendere luce a un articolo che scrisse Bruno Sereni per il numero d’agosto del suo Giornale di Barga, dedicato a “Il pittore Umberto Vittorini”. Lo leggiamo un poco perché chiarisce l’importanza di ciò che nell’ambito della pittura si stesse muovendo e quale messaggio fosse diretto alle future fortune di Barga e dei suoi artisti, che per Vittorini arriverà nel successivo 1974.

Intanto Sereni lo presenta ai lettori come un personaggio che con la moglie viene nelle estati a Barga a villeggiare, abitando una casa in fondo alla via del Piangrande, subito chiarendo che si sta parlando di una persona che è molto legata alla terra di Barga. Infatti, dice che sia nato in val di Corsonna, da madre di quei luoghi e padre pisano, poi battezzato a Sommocolonia. Passa poi a descrivere brevemente il suo percorso di vita, partendo dal suo arrivo con la famiglia a Pisa, dove il padre volle fare ritorno, citando la sua frequentazione dello studio di Gordigiani, dove apprese l’arte della pittura. Poi fa un excursus della carriera di Vittorini, dicendo delle sue presenze dal 1924 al 1950 alle biennali di Venezia, poi alle quadriennali di Roma, ecc. Per il presente si cita che nel mese passato rispetto all’agosto del giornale, ha avuto l’onore a Pisa di una mostra curata dall’Ente Provinciale del Turismo, al Museo di San Matteo e fatto indicativo, che i manifesti dell’annuncio della detta mostra fossero arrivati anche sui cartelloni pubblicitari di Barga. Per l’occasione la galleria Macchi di Pisa avesse curato un catalogo delle opere di Vittorini con un saggio critico di Fortunato Bellonzi.

Infine, Sereni ci dice ancora che intrattenendosi con la moglie di Vittorini, chiacchierando con lei, gli avesse confidato che quando sono a Milano non parlano altro che di Barga e che la loro idea fosse quella che un domani potessero riposare per sempre a Sommocolonia.

Sempre in questo 1973 prende avvio la Galleria d’Arte Magri di Luigi Clerici, situata in Piazza del Comune, dove aveva anche la sua bottega di ferramenta. Intanto, come semplice ma dovuta attenzione, diciamo che l’idea di una galleria dedicata a Magri è già, in senso compiuto, una celebrazione locale al personaggio e con lui ai restanti del “quartetto aureo”, perché citando lo stesso Magri, gli altri si fanno subito presenti alla mente. La scelta del nome Magri non fu assolutamente casuale, perché la sua cifra artistica che lo aveva fatto conoscere a larghissimo raggio, appunto, aveva la forza di far udire l’iniziativa ben lontano da Barga. Per dire un poco di questa bella e onorevole iniziativa e cosa volle dire in Barga, qui riporto un brano di quanto di essa scrissi in un articolo che è su questo sito (8):

 “Fu con questa importante iniziativa che Barga iniziò a riappropriarsi di quel ruolo che l’aveva contraddistinta sin dall’anteguerra, quando era definita la Città dell’Arte, grazie a quel “quartetto d’artisti” che avevano per nome: Alberto Magri, Adolfo Balduini, Umberto Vittorini e Bruno Cordati, tutti riuscendo a raggiungere l’agognato invito a esporre la loro arte alla biennale di Venezia. Una “stagione aurea” dell’arte barghigiana che Luigi Clerici intende di contribuire a rinvigorire dando l’opportunità ai nostri artisti di farsi vedere nel loro prodotto artistico in un luogo a loro espressamente dedicato, da cui ricevere lo stimolo per migliorarsi.  … … … La Galleria Alberto Magri ebbe vita per alcuni anni e al termine della sua bellissima esperienza il Comune di Barga, capito che la Città, anche perché e in un certo senso è lanciata verso il turismo, ormai non poteva fare a meno di un simile luogo d’arte, decise di aprire una sua galleria nell’ex studio fotografico di Pietro Rigali in via di Borgo, che ancora oggi ha la sua vita d’arte. Non solo questo stimolò l’idea di Luigi Clerici, perché il suo messaggio d’arte proseguirà negli anni successivi, con l’arte della pittura che sempre più riusciva ad avere altri luoghi a lei espressamente dedicati.

Terminiamo questo doveroso ricordo con la memoria di quando la bottega di Luigi Clerici, lì a due passi dalla sua Galleria, oltre che di clienti era meta anche dei pittori locali, dove sapevano che avrebbero trovato accoglienza e anche l’opportunità di un dialogo tra loro, ovviamente sfociante sempre nel campo artistico, come accadeva con Kraczyna. Tra i frequentatori anche Bruno Cordati, che lì e più volte s’incontrava magari con Colombo Da Prato, oppure Cesare Puccinelli e allora il dialogo, seppur breve per la consueta fretta dello stesso Cordati, per la cifra artistica del Maestro, si proponesse sempre interessante da ascoltarsi. Bruno Cordati, già avanti con l’età, in genere capitava lì per ordinare dei colori a olio, i buoni prodotti della Di Volo, che però non ritirava subito, chiedendo a Luigi Clerici di portarglieli allo studio, forse per il piacere di avere con lui un dialogo d’arte nella sua casa dell’ex palazzo Bertacchi, a contatto con la sua produzione. Io, che bazzicavo quella bottega con molta frequenza, qualche volta, quando Clerici aveva da fare, lui mi chiedeva se gli avessi fatto il piacere di portare quei colori allo studio di Cordati, per me un’occasione da non lasciarmi sfuggire, perché ero attratto dall’idea di vedere i suoi quadri.

Erano due centinaia di metri di strada, poi entrato nel portone, salivo le scale per arrivare allo studio, un battito e subito la porta si apriva, perché il Maestro pitturava proprio lì dietro. Ah! Mi hai portato tu i colori. Bravo, vieni pura avanti e dopo avermi chiesto un parere su ciò che andava dipingendo, (parrebbe una mia esagerazione ma è vero), per ringraziarmi, mi dava l’opportunità di poter visitare la sua produzione disseminata in tutte le stanze; decine e decine di quadri ammassati lungo i muri, io perdendomi a sollevarli e a gustarmeli.

Ecco allora che veramente finendo quest’articolo, cosa stesse creando quella Galleria, certamente un interesse che andava diffondendosi in Barga circa la pittura, una sorta di rinascita dell’arte che andò pian piano aumentando, sino alla mostra storica retrospettiva di quella grande stagione aurea: Magri, Cordati, Balduini e Vittorini (tutti e tre i pittori erano scomparsi).  Questa mostra, inaugurata il 26 luglio del 1980 e voluta dall’allora Commissione Barga Castello nominata dal comune, fu allestita nella Sala Consiliare del Comune di Barga ed ebbe un grande successo di critica e d’affetto. Finalmente, dopo tanti anni, Barga poteva riassaporare le grandi stagioni dell’arte locale che nei ricordati e ormai lontani anni ‘20 del Novecento ebbero il loro battesimo e parte del merito spetta anche all’importante ruolo svolto dalla Galleria Alberto Magri.”.

 

Parleremo ma non ora di quel 1980, anno della definitiva acquisizione memoriale e soprattutto culturale circa la valenza artistica espressa dal “quartetto aureo”, ora che scoccò per la morte degli ultimi due artisti, prima, però urge un passaggio d’obbligo che si è accennato parlando poc’anzi di Vittorini. Ossia, che dopo l’articolo del 1973 scritto da Sereni ecco che nel successivo 1974, domenica 26 maggio, ci sarà una bella iniziativa a Barga in suo omaggio, in un certo senso preparata già con il detto articolo. Nei fatti, Vittorini riceverà a Barga, nella sala consiliare, lo stemma d’oro del Comune di Barga, mentre alla Galleria Magri di Clerici, che stava lì vicino, ci fu la mostra, detta antologica, dei suoi lavori. La giornata vide la presenza di un qualificato pubblico, composto anche da tutti i pittori e incisori di Barga e qualcuno venuto anche da fuori, tra questi il gallerista Macchi di Pisa, forse chi aveva tessuto la tela della bella giornata. Dopo l’intervento del sindaco Felice Menichini, prese la parola, il critico d’arte Dino Carlesi, ripercorrendo le tappe della vita artistica del Maestro.

Andando avanti con questa nostra storia che già con diversi articoli abbiamo doverosamente cercato di ricordare dal 1980, occorre fare un passo indietro al 1978 e vediamo cosa prospetta. Entrando nei fatti quell’anno fu pubblicata una lettera dello scrivente su Il Giornale di Barga, ottobre di quell’anno, con cui si proponeva di prestare attenzione alla memoria di due personaggi di Barga, Alberto Magri e Alfredo Bonaccorsi (9), per Magri a distanza di pochissimo tempo fu intitolata l’allora scuola per ragionieri in viale Cesare Biondi. Con ciò si vuol far capire che mai è mancata a Barga l’attenzione ai suoi personaggi di un certo merito e da portare ad esempio per un pensato buon futuro sociale della cittadina. Andando un poco avanti rispetto al nostro racconto fermo al 1978, anticipiamo, che l’anno 1993, tempo in cui il Comune di Barga si stava apprestando a nominare diverse vie del Comune di Barga, lo scrivente sollecitò l’allora Gruppo Ricerche Storiche di Barga diretto da Maria Vittoria Stefani, a stilare diversi nomi di personaggi locali legati alla cultura e non solo, cui l’istituzione pubblica prestasse attenzione nelle nomine e non mancò Vittorini come tutti gli altri del “quartetto”, ma pure il musicologo Alfredo Bonaccorsi (Barga 1887 – Firenze 1971) ebbe la sua via.

Detto quanto sopra, ora che siamo al 1979, vediamo Bruno Sereni che su La Nazione del 22 febbraio, ha pubblicato un suo articolo “Ricordo di Alberto Magri a quaranta anni dalla morte”. Un articolo carico d’incitamenti a fare di più a Barga per la memoria del pittore, annunciando che l’anno successivo saranno cento dalla sua nascita, con una personale frecciata a ciò che lui preconizzò ma che non si fece per il venticinquesimo dalla morte, la ricorrenza che lui aveva introdotto a tutti con i suoi otto articoli sul suo Giornale di Barga di cui si è già parlato. Poi, incita ancora a darsi da fare per rendere maggiormente visibile in loco la memoria del personaggio, evidenziando che per intitolargli una scuola ci siano voluti i quaranta anni dalla morte, mentre la casa ancora aspetta una lapide che sulla frequentata via per il Duomo indichi al passante, che in quella casa che incontreranno a sinistra visse un pittore che aveva lasciato un’orma importante nella pittura nazionale. Un tale incitamento lo prese amorevolmente in carico non l’ente pubblico ma il barghigiano Gualtiero Pia, ma lo vedremo a suo tempo.

Il 1979 scorre e nel settembre il giovane pittore lucchese Marco Pasega (Lucca 1944-1983), nell’edizione speciale La Nazione dedicata alla Santa Croce di Lucca, è pubblicato un suo lungo articolo celebrativo l’arte di Magri. Nel leggerlo colpisce profondamente un passaggio riportato da cose già scritte da Carlo Lodovico Ragghianti, parole provenienti dal catalogo “Arte Moderna in Italia 1915-1935”, attuato per la mostra tenuta a Palazzo Strozzi, che ci riportano diritti alla poesia di Pascoli, il poeta della grande ispirazione al “quartetto d’artisti”: “Di natura solitaria, meditativa, di cultura non conformista sino all’anarchia, Magri si staccò dalla cronaca per serbare e nel pensiero l’essenziale e il perenne di una vita in cui valgono le stagioni, il lavoro, i casi inevitabili degli uomini, l’immobile condizione delle cose. Certo alimentò questo atteggiamento con la poesia pascoliana.”. Nel finale lanciò un’idea, introdotta dal costatare che Lorenzo Viani avesse avuto con l’importante mostra a Bologna il suo ufficiale riconoscimento e che ora fosse il momento di Alberto Magri. A questo incitamento qualcosa a suo tempo si muoverà ma lo vedremo andando avanti nel racconto di questa nostra storia.

(Fine sesta parte – continua)

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8) Pier Giuliano Cecchi: “La Galleria Alberto Magri – Anni ’60 e ’70 del Novecento”. Giornale di Barga e della Valle del Serchio, 16 settembre 2019.
9) Pier Giuliano Cecchi: “Onoriamo Alberto Magri e Alfredo Bonaccorsi”. Giornale di Barga, n. 355, ottobre 1978.

 

 

 

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