Fotografia come testimonianza fotografia come memoria: archivi e resistenza

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BARGA – “Fotografia come testimonianza fotografia come memoria: archivi e resistenza”. Il prossimo 27 settembre (ore 17) la Fondazione Ricci di Barga ospita una conferenza curata da Isabella Negri e Caterina Salvi . Durante l’incontro sarà presentato il volume “Photography and resistance. Securing the evidence in nazi-occupied Europe” di Janina Struk (Routledge, 2024) e ci sarà un intervento del Col.(Ris.) Vittorio Lino Biondi sul tema:

Documenti preziosi: il territorio di Barga attraversato dalla guerra nelle foto dell’archivio storico Rigali”.

A partire dal volume “Photography and Resistance. Securing the evidence in Nazi-Occupied Europe” di Janina Struk , la conferenza esplorerà i diversi ruoli dell’immagine fotografica nei contesti di conflitto, violenza e ingiustizia, e sottolineerà la centralità̀ dell’Archiviazione nel costruire e conservare una memoria storica dinamica. La riflessione sarà  arricchita dall’analisi a cura di Vittorio Biondi di una selezione di fotografie tratte dall’Archivio fotografico Pietro Rigali: fotografie scattate a Barga durante il Ventennio fascista e nel periodo in cui la città si trovava sulla Linea Gotica: preziosi documenti che raccontano di un territorio attraversato dalla guerra e della vita quotidiana della sua popolazione sotto il regime.Un dialogo tra teoria e immagine, tra responsabilità̀ della memoria e forza propulsiva della testimonianza visiva.

 

 

Janina Struk è una fotografa documentarista freelance, scrittrice e docente. È autrice dell’acclamato libro “Fotografare l’Olocausto, Interpretazioni delle prove” (2004), che presenta una storia e una critica delle immagini scattate durante l’Olocausto, e di “Pronate Pictures: Soldiers Inside View of War” (2011), una stimolante prospettiva sulle immagini di soldati che abbracciano le guerre degli ultimi .
Di cosa parla il libro:
Fotografia e Resistenza” racconta le storie delle persone che resistettero al fascismo in Europa scattando o assicurandosi fotografie.
È un complemento dell’innovativo libro di Janina Struk del 2004, Fotografare l’Olocausto, diventato un testo standard sulle immagini dell’Olocausto. Ora si concentra sulle immagini scattate con enorme rischio da coloro che resistettero ai nazisti, siano essi attivisti politici o volontari di reti clandestine, lavoratori di studi fotografici o istituzioni pubbliche, prigionieri nei campi di concentramento, fotografi professionisti o individui che credevano nella fotografia come forma di resistenza. Include immagini inedite e resoconti di azioni ed eroismo raramente riportati in passato. Molte immagini furono scattate clandestinamente e il libro discute i mezzi impiegati dai fotografi e le motivazioni che li spinsero a rischiare la vita per raccogliere le prove. Il libro si chiede anche se l’importanza del loro contributo alla sconfitta del fascismo sia stata riconosciuta e se le aspirazioni che li hanno spinti si siano realizzate

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