“Una riflessione sull’Alpe di Barga” 

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Da parte del gruppo dei Custodi degli alberi e del suolo riceviamo e pubblichiamo:

 

 

Da tempo ormai, a Barga, vediamo scendere dall’alpe enormi carichi di legname di faggio. Provengono dalla macchia di proprietà di tutta la collettività dei residenti nel comune di Barga.

Non si era mai visto un utilizzo così intenso della faggeta, nemmeno nei tempi passati quando essa doveva provvedere alla produzione di carbone vegetale, unica risorsa per i fornelli domestici dei nostri nonni.

Oggi non abbiamo più quelle necessità, i tempi sono cambiati. I problemi odierni sono i mutamenti climatici e il loro contenimento passa anche per una attenta politica forestale.

Il comitato di gestione dei nostri beni civici pare non aver capito il problema, né l’esigenza primaria di tutelare l’ambiente e la qualità dell’aria e invece sembra puntare solo a modesti obiettivi economici che in ultima analisi potrebbero finire per incentivare interessi estranei.

Le motivazioni addotte che quei pesanti tagli boschivi darebbero maggiore vigore alla faggeta sono totalmente prive di fondamento scientifico. Gli stessi cambiamenti climatici che dovremmo contrastare rappresentano elementi di forte incertezza per il rinnovamento del bosco: rischiamo cioè che, nei prossimi decenni, il bosco non rinasca come lo abbiamo visto rinascere nei decenni passati.

L’auspicio espresso da alcuni di tornare a raccogliere i lamponi negli spazi disboscati denota un grave travisamento della realtà e una preoccupante leggerezza. In realtà, con i pesanti tagli boschivi, oltre a limitare l’assorbimento della CO2, si finisce per impoverire il sottobosco rendendolo sempre meno adatto alla nascita dei funghi e meno ospitale per la selvaggina. Inoltre i tagli intensivi favoriscono frane e alluvioni e limitano l’assorbimento dell’acqua, altro bene universale come l’aria.

Auspichiamo una riflessione collettiva sui beni di uso civico che appartengono a tutti noi.

 

I Custodi degli alberi e del suolo della Valle del Serchio

Commenti

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  1. Maurizio Giacomelli


    “Muore la pecora,
    muore l’agnello.
    Muore il bue
    e l’asinello,
    muore la gente piena di guai;
    ma i rom……….oni
    non muoiono mai.”
    BASTAAAAA

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