“Sottosuolo | Suolosotto”: alla Galleria Comunale la nuova esposizione di Ciredz (Roberto Cireddu)

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BARGA – “Sottosuolo | Suolosotto”: alla Galleria Comunale la nuova esposizione di Ciredz (Roberto Cireddu) che inaugura sabato 30 agosto alle 18 e che sarà visitabile fino al 5 ottobre 2025. L’esposizione – che è organizzata da Start Attitude e curata da Gian Guido Grassi – è parte integrante del calendario ufficiale degli eventi culturali della galleria inComune. Sempre nella giornata di sabato, alle 19, negli spazi del Conservatorio, ci sarà invece per un momento conviviale fuori dalla Galleria, negli impianti sportivi recuperati dall’oblio e abbandono dalla squadra dei Gatti Randagi e con la presentazione di un murales
Ciredz – tra i maggiori giovani muralisti sulla scena urbana europea – porta in mostra elementi che scaturiscono da un legame profondo con le sue radici. Le componenti della sua opera sono tre. Da un lato è infatti evidente l’ispirazione all’arte povera per la sua ricerca artistica, al cammino compiuto da maestri come Giuseppe Uncini, e l’utilizzo di materiali che fanno parte della sua storia personale, dal momento che la sua famiglia lavora da anni nell’edilizia. Il secondo punto riguarda la declinazione urbana della sua arte, quella che si esprime nel writing e nei graffiti. Poi c’è il legame con la madre terra, con l’humus della sua Sardegna, dalla quale è partito e dove ritorna sempre con la sua arte.
La mostra affronta  la questione della cementificazione; delle opere – disegni, sculture, strutture grafiche – che nascono dove il bello comunica con il cemento, dove la forma urbana, anche quando non è voluta, genera nuovi codici visivi. Ciredz traduce questo linguaggio in una ricerca fatta di linee, moduli, ombre, ripetizioni. Una grafica del paesaggio che documenta e interpreta l’invasione del cemento e l’ostinata resistenza della natura che cerca pertugi, sgomita, erompe tra le fessure.
Sottosuolo | Suolosotto è quindi, come dice il curatore Grassi, una riflessione sulla bellezza involontaria prodotta da un’espansione urbana disordinata. Una mostra che non celebra, ma osserva. Non condanna, ma registra. Non denuncia, ma rende visibile.

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