Fare e disfare le valigie

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Non sono tornato indietro. Mi sono messo a errare per il mondo pur sapendo che fuggire non serviva a niente: tutte le strade riportano a casa (Elie Wiesel)

Da Vito Teti, Nostalgia, Marietti 1820, 2020.

Stasera sto seduta

sulle cose di sempre

come sta il corvo

appeso al ramo

quando piove.

Sento l’aria e il tormento,

ritorno dopo l’estate

alla versione adulta

di me stessa,

vestita di elegante

apprensione,

nutro di languore l’emozione

dell’incompiuta appartenenza

alla brava gente di paese

che accoglie l’arrivo e raccoglie

i cocci della partenza.

Sarò fra due giorni

anfora sbreccata,

piatto rotto

nel giorno della festa.

Brindo ai frammenti

sparsi di me stessa,

alle parole arse nella sera,

alla finestra spalancata sull’aurora

e a questa poesia

spaesata e persa.

Questa poesia la scrivevo tempo fa, la sto scrivendo ancora.

Oggi ritorno a Barga, non so più se è questo il viaggio di andata o di ritorno. So che anche oggi la mia  identità è in viaggio. Ritorno a una vita semplice, col cuore diviso fra partenze e ritorni, la gioia e la nostalgia, la fatica e l’entusiasmo.

Basterebbe, ogni tanto, pensarsi per quel che si è, senza aggiungere niente: creature mortali, nate e determinate dal caso, animali sociali addomesticati per necessità. Basterebbe questo per ringraziare di quanto si ha, di quel che si è, indipendentemente dal merito e, soprattutto, basterebbe risvegliare quell’istinto animale che spinge alla cura, all’amore. Siamo solo granelli di sabbia, polvere di stelle siamo e pensarsi così fa bene.

Io non sempre ci riesco, ma forse a volte so abbassare il volume dei miei pensieri, sfumare le tinte dei miei sentimenti, rallentare il passo, fare e disfare le valigie.

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