“La metallurgia europea sta vivendo una fase di forte instabilità ma in questo contesto critico, KME, uno dei principali gruppi industriali europei nel campo del rame e delle leghe non ferrose, rappresenta ancora un presidio fondamentale per il tessuto produttivo italiano. E’ fondamentale che anche la metallurgia civile riceva l’attenzione che merita”. Lo scrive Massimo Braccini, coordinatore nazionale Fiom gruppo Kme secondo il quale il gruppo, con una solida tradizione industriale alle spalle, mantiene una presenza rilevante in Italia, dove gestisce importanti siti produttivi a Fornaci di Barga, Serravalle Scrivia, Mortara e un sito amministrativo a Firenze.
“KME dichiara – ha saputo rafforzare il proprio posizionamento a livello europeo anche attraverso operazioni strategiche. Tuttavia, anche una realtà di queste dimensioni si trova oggi a fronteggiare gli effetti della crisi del comparto. Negli stabilimenti italiani il ricorso agli ammortizzatori sociali è diventato strutturale, a fronte di una produzione in flessione e una domanda di mercato instabile. In questo scenario, il dialogo sindacale si è confermato uno strumento essenziale”. Ma la tenuta sociale e industriale non può poggiare solo su strumenti difensivi o iniziative aziendali: “E’ necessaria una visione politica nazionale ed europea capace di rilanciare il settore in modo strutturale”. Braccini poi si sofferma sul rischio legato in particolare al riarmo europeo dove l’Europa sta accelerando, con piani straordinari di investimento nel settore militare. Fato che sta orientando ingenti risorse pubbliche verso l’industria bellica, con fondi nazionali ed europei sempre più consistenti: “La scelta di potenziare il comparto militare non può però avvenire a scapito della manifattura civile, né tantomeno compromettere filiere industriali strategiche per la transizione ecologica, l’autonomia tecnologica e la sostenibilità economica. La metallurgia del rame, è centrale per la realizzazione di impianti fotovoltaici, infrastrutture elettriche, batterie, cavi e componenti essenziali alla digitalizzazione. Trascurare questa filiera significa indebolire le basi materiali della transizione verde tanto promossa a parole dalle istituzioni europee. Il rischio, concreto, è che l’attuale sbilanciamento verso la spesa militare distolga risorse da settori produttivi come quello metallurgico, lasciando indietro stabilimenti, lavoratori e territori”
Secondo Braccini c’è bisogno di una strategia industriale per l’Italia e per l’Europa anche perché la crisi di KME non è un caso isolato: “Come sindacato, ribadiamo dunque la necessità di un confronto strutturato anche con le istituzioni, per difendere l’occupazione e sostenere un settore che può e deve restare un’eccellenza produttiva italiana ed europea”.
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