Con il primo articolo con cui si è iniziato il racconto sulla vita del magistrato Emilio Biondi, si è vista in parte la sua storia e quella della sua famiglia, quand’è che con il capostipite Agostino venne a stabilirsi in Barga da San Marcello Pistoiese, in quale e certa misura si diffuse tra noi. Ovviamente abbiamo tenuto la barra a dritto verso il nostro Emilo, così come vuole il soggetto dell’argomento.
Qui annotiamo che il padre di Emilio, l’ingegnere Giovanni Biondi, fu funzionario a Lucca del Genio Civile, impegnato anche nel 1902 con la stima delle aree verdi che stava acquistando Pascoli insieme alla casa. Con l’impegno professionale a Lucca dell’ing. Giovanni Biondi, da questa evidenza, ora si è capito perché la famiglia fosse dimorante in quella Città, dove nacque, lo stesso Emilio.
Oggi inizio a scrivere del personaggio, prima di tutto, volendo ancora ringraziare chi mi ha spronato a realizzare questa ennesima ricerca barghigiana, si tratta di Gabriele Chiara, uno dei discendenti del personaggio. Tra le tante riscoperte di personaggi barghigiani che ho portato a termine, ecco che ora si è aggiunto questo importante personaggio che, in qualche misura, dopo molti anni di silenzio, ora stiamo celebrando. Grazie a Gabriele per aver voluto collaborare inviandomi su richiesta delle foto che ritraggono Emilio Biondi, come nel caso di questa che apre quest’ultimo racconto, dove Emilio Biondi è con sua moglie Carolina Iacopetti, ma anche altre e per le risposte ricevute alle mie domande dirette a capire meglio la discendenza, che facciamo conoscere a seguire e altro. Delle mie grazie vadano anche alla collaborazione di Sara Moscardini per i riferimenti a Pascoli.
Tra le cose inviatemi da Chiara c’è un appunto che riguarda la carriera di Emilio Biondi e che trascrivo integralmente, utilissimo perché ci dà una misura del suo curriculum. Pensiamo sia servito per il suo necrologio, oppure potrebbe essere una copia di un articolo in morte apparso su qualche giornale o rivista dell’epoca, ossia, dopo la sua morte che avvenne a Firenze il 10 luglio 1960, all’età di settantadue anni. Questo scritto è molto importante per il suo valore documentario circa il nostro personaggio, che altrimenti, resterebbe troppo sfumato, ma poi vedremo altri e interessanti ricordi. Ora però è tempo di leggere quanto di lui si dice nel sopradetto appunto dattiloscritto:
Emilio Biondi è nato a Lucca il 4 gennaio 1888.
Entrato in magistratura nel marzo del 1910, a 22 anni, vi ha ininterrottamente prestato servizio fino all’ottobre 1955.
La sua carriera è trascorsa prevalentemente in Toscana con brevi assenze in seguito a promozione: nel 1933 quale presidente del Tribunale di Udine e nel 1947 quale presidente di Sezione della Corte d’Appello di Perugia.
A Firenze, dove ha svolto un lungo periodo di lavoro, lo ha raggiunto il massimo grado della sua carriera destinandolo a Roma presso il Ministero della Giustizia per studi legislativi.
La sua mente naturalmente aperta e il suo costante desiderio di approfondire le proprie cognizioni non solo nel campo giuridico, ma anche in quello della cultura in genere, fecero di lui un giudice di antica rettitudine, di profonda dottrina e di grande umanità.
Abbiamo letto qui sopra che Emilio Biondi avesse attitudine anche alla cultura in genere e di ciò fa testimonianza la cerimonia in onore di Giovanni Pascoli che si volle tenere a Barga domenica 11 settembre dell’anno 1949, nell’ambito della rinascita della Città dopo il secondo conflitto bellico che qui volle dire la drammatica Linea Gotica, che dal settembre 1944, all’aprile 1945, arrecò al Comune un mare di distruzioni, materiali e morali. La cerimonia prese le mosse dalla casa del Poeta a Castelvecchio, poi ci fu l’arrivo a Barga con l’inaugurazione della nuova biblioteca comunale per finirsi al Teatro dei Differenti. Della giornata di grande cultura leggiamo le parole del Giornale di Barga nel momento in cui appare sulla scena il nostro Emilio, che intervenne all’inaugurazione della rinnovata biblioteca intitolata al Poeta:
S’inaugura alla presenza di un pubblico d’intellettuali e di appassionati di cultura, la nuova Biblioteca Comunale con una lunga e simpatica conversazione di S.E. Emilio Biondi. Egli inquadra la figura del Poeta in una cornice di vecchi barghigiani, di reminiscenze, racconta con parole piane ed efficaci la storia della vecchia Biblioteca.
Si chiuse l’inaugurazione con le importanti parole della Sig. Anita Mondolfo, presidentessa della Biblioteca Nazionale di Firenze, la quale, dopo aver lodato l’iniziativa, ricordò a tutti che la biblioteca di Barga era la prima risorta in Toscana nel dopo guerra.
Come già accennato, la presenza di Emilio Biondi alle manifestazioni popolari di Barga era molto ricercata, specialmente nei periodi estivi in cui faceva ritorno alla sua casa di Barga. Di quanto detto ne fa fede un articolo apparso sul Giornale di Barga dell’agosto 1951, anno in cui era morta nel gennaio sua moglie Carolina, che riporta la cronaca di una corsa ciclistica denominato Gran Premio Città di Barga che si svolse domenica 22 luglio. La partenza fu alle ore 14,30 e il via fu dato proprio da Emilio Biondi, dopo che lo stesso, in nome di Barga, aveva dato il benvenuto a tutti gli intervenuti alla gara. Inoltre, in nome del Comitato organizzatore, premiò anche il vincitore, che fu Gianneschi Mauro dell’Assi Firenze. Della manifestazione abbiamo anche una foto che ritrae Emilio Biondi in mezzo alle due madrine della corsa, che da sinistra sono Giuliana (Iana) Pieri ed Elda Corrieri.
Nella precedente estate 1950 aveva premiato il vincitore della caratteristica corsa barghigiana con i testardi muli che fu Bruno Bilia di Barga detto “Beccaccino”, che aveva condotto al successo il mulo “Rondine”. Era questa una caratteristica festa della Campagna di Barga, che vedeva, oltre alla corsa dei muli, anche la sfilata di carri allegorici. L’allegra e finale competizione con i muli, dopo una sfilata cittadina con carri allegorici inneggianti alla campagna, si teneva all’allora campo sportivo di via della Crocetta, oggi cambiato in campi da tennis. Anche di questa premiazione abbiamo una foto che proviene, come la precedente, sempre da Gabriele Chiara e che oggi, anche per lui, entrambe ora hanno assunto un ben preciso momento riguardante l’antenato.
Gli anni procedono in avanti con Biondi che nelle estati, e forse non solo per quelle occasioni, torna al suo luogo del cuore, a quella Barga che va orgogliosa di tanta personalità, e grata di averla vicina. Poi si arriva al fatidico addio, che giunse, come accennato, il 10 luglio 1960. Sul mensile Giornale di Barga compare allora un articolo a firma del suo fondatore e direttore Bruno Sereni, il titolo è In ricordo di Emilio Biondi- L’Uomo e il Giudice.
L’articolo occupa tre quarti della terza pagina del numero d’agosto 1960 e inizia con il ricordo di Gerolamo Mocchia al secolo, il direttore Bruno Sereni, che raccontò di quando si era recato, chissà per quale motivo, al palazzo di giustizia di Firenze.
Entrato, titubante procedeva lungo un corridoio e sentiva, riconoscendo la voce, Biondi che era in ufficio, ma la voce era irritata. Incontrato un usciere, Sereni gli chiede del presidente Biondi, questi, “dopo averlo squadrato, pesato e misurato” soggiunse: Mattinataccia! Sereni sarebbe voluto tornar via ma certamente non poteva permetterselo, seppur l’usciere glielo avesse consigliato: “Ripassi Domani”. Sereni ebbe anche l’ardire di chiedere a quell’usciere: “Ma con chi ce l’ha?”, lui gli rispose “Con una celebrità del foro fiorentino”, fu allora, dice Sereni, “Che sull’istante decisi di ripassare”, magari più tardi. Fu allora che sull’uscio dell’ufficio apparve, “L’alta e imponente figura del presidente, seguita da un gruppo di giudici in tocco e toga e di avvocati.”. Biondi, cui difettava la vista, inquadrando meglio la persona che era nel corridoio assieme all’usciere e visto che era Sereni di Barga, gli andò incontro allargando le braccia: “Ahha Carissimo! Che fai tu qui?”; l’irritazione di prima era svanita, con gran sollievo degli astanti e nell’imminenza decise, rivolto a quell’importante avvocato fiorentino, va bene rimandiamo l’udienza a dopo domani, così come lei vuole: “Grazie Eccellenza, grazie!”.
L’articolo, terminato questo episodio, non si ferma ma seguita con altri due racconti di Sereni illustranti la personalità di Biondi. Ora eccolo raccontare di quando un tale di Barga, un barghigiano della montagna, che aveva perso alla locale pretura e in tribunale una causa per furto di carbonella, e ora si trovava con il suo avvocato, al palazzo di giustizia di Firenze, lì dovendo essere giudicato in ultimo grado per quel furto subito, anzi, essendo stato già condannato per diffamazione: oltre al danno l’amara beffa. Sconsolato perché di ciò non riusciva ad avere giustizia. Cos’è la carbonella? A qui tempi la carbonella, prodotto minuto di carbone prodotto nelle montagne, posta nei fornelli era molto utile per fare da mangiare e altri usi artigianali, prima che si usasse il gas in bombole, ecc.
La questione era molto ingarbugliata, al punto tale che il poveretto, appunto, si era visto incolpato di calunnia per aver denunciato gli autori del furto della detta carbonella eseguito alla macchia della montagna di Barga, dove si faceva il carbone.

Nella foto da sinistra si riconoscono Antonio Corsi, Aristodemo Casciani, Emilio Biondi, una Ignota signorina, Antonio Da Prato e Manlio Giannotti.
La questione par di capire che non avesse mai trovato degli attenti ascoltatori all’accaduto e fortuna volle che a Firenze, a presiedere la seduta di giustizia che avrebbe emesso il verdetto finale, ci fosse stato Emilio Biondi, il quale esordì: “Siete di Barga? Come vi chiamate? Con quale soprannome vi conoscono? Arrossì il montagnolo di Barga ma poi disse: “Sono il figlio dì …”, “Ah! Esclamò il presidente Biondi, sì, sì, sì, e sorrise contento. Raccontatemi tutto.”
Dopo un poco i colleghi del presidente Biondi si erano annoiati dal racconto, appunto, ingarbugliato, e avrebbero voluto confermare la condanna già irrogata, mentre Biondi, invece, ascoltava e annuiva a ogni passaggio, e con l’ausilio dell’avvocato difensore ebbe la giusta cognizione del fatto, al punto tale che tutto finì con “Il barghigiano figlio di … che venne assolto con formula piena. Finalmente aveva avuto giustizia e, si mise a piangere.”.
Termina l’articolo necrologio con delle note personali sul magistrato che tanto amava Barga e che ogni estate vi tornava alla casa del padre Giovanni. Si racconta fosse metodico nelle sue passeggiate che conduceva lungo la via che va al borgo di Catagnana, distante da Barga poco più di un chilometro. Era comunemente vestito di bianco e camminava assorto, incutendo rispetto in chi lo incontrava ma “era tanto buono e comprensivo quanto severo e giusto”. Continua Sereni dicendo che in quarantacinque anni di servizio raggiunse le massime cariche della magistratura ritirandosi con il titolo di Primo Presidente Onorario della Suprema Corte di Cassazione. Verso i suoi vecchi compagni di giochi di Barga conservò sempre una gioviale amicizia e s’informava di ogni cosa dei suoi concittadini, che conosceva tutti per nome e soprannome, riuscendo sempre utile a chi si fosse rivolto a lui per un consiglio o un aiuto professionale.
Abbiamo sunteggiato quanto scrisse il direttore del Giornale di Barga circa il personaggio, ma il mese successivo, nel numero di settembre, ecco apparire sempre sulla stessa testata una lettera che era stata inviata dal Sostituto Procuratore della Repubblica di Pisa, il dott. Giovanni Sellaroli, presentato ai lettori come già esercitante con l’incarico di giudice presso la Pretura di Castelnuovo Garfagnana e di Barga, mentre la lettera come un’importante testimonianza circa il valore del defunto magistrato Biondi. La sunteggiamo dicendo che inizialmente elogia e rende onore al quarantennale servizio del collega defunto, seppur non sia stata quella la motivazione del suo scritto, cioè di commemorarlo, perché “La statura morale non ha certo bisogno di parole e in particolare delle mie, per sfidare e vincere le barriere del tempo”.
Si sofferma poi Sellaroli circa la sua conoscenza di Biondi, ricordando di averlo incontrato “nella sua Barga che egli adorava”. Lui era ai primi anni di carriera e Biondi quasi alla fine, e parlando tra loro del caso di un magistrato, “Che per un trascurabile neo della sua vita privata, era stato sottoposto a un durissimo procedimento disciplinare, mi disse: ricordati che noi siamo come gli specchi, non è necessario romperli, ma basta solo alitarci sopra per appannarli.” Finiva dicendo: “Che la nobile città di Barga possa essere sempre più fiera di avere avuto e averci dato un così nobile Figlio”, che la Magistratura Italiana consegna quale esempio a coloro che si apprestano ad affrontare il cimento diretto verso la verità e la luce.
Qui a fianco nell’immagine descritta vediamo la discendenza, sino al 2025, nata dai coniugi Emilio Biondi e Carolina Iacopetti.
Da loro due la figlia Giovanna che sposò Giuseppe Chiara, poi Angelo Chiara, e ancora Giuseppe e Massimo Chiara con tre figle e infine Gabriele e Giulio Chiara.
La storia di Emilio Biondi, lui morto e come già accennato nel precedente articolo, si conclude in maniera molto triste, diremo drammatica nel 1970, dopo che a Barga ci fu l’inaugurazione del largo in suo nome. Infatti, con il rientro in macchina a casa, ci fu un bruttissimo incidente sull’autostrada.
Intanto, vediamo dall’immagine l’invito alla cerimonia che ci fu la mattina di domenica 4 ottobre 1970. Primo appuntamento in Comune e poi l’inaugurazione del largo, allora detta piazza, al nome del Cav. di Gran Croce Emilio Biondi, già presidente di Corte di Cassazione.
L’intitolazione fu sancita con delibera del Consiglio Comunale di Barga, presieduto dal sindaco Cav. Uff. Felice Menichini. Per la celebrazione del Magistrato, a dieci anni dalla morte, fu invitato l’allora presidente della Corte d’Appello di Firenze, il dott. Aldo Sica.
Il Giornale di Barga dell’ottobre 1970, che avrebbe certamente voluto dare risalto alla bella giornata della cerimonia, invece si trovò a dover dare anche la tristissima notizia della tragedia automobilistica, in cui aveva perso la vita la figlia di Emilio Biondi uscendo con in prima pagina un lungo articolo listato a lutto e senza un titolo e per capire di cosa si parla occorre iniziare a leggerlo. Infatti, che titolo poteva avere una simile notizia?
Inizia molto mestamente rilevando che il giorno dopo della bella giornata di memoria di Emilio Biondi, era il cinque ottobre, in Barga corse repentina una voce che in breve tempo raggiunse ogni angolo, ogni persona, che tutti stentavano a credere fosse vera:
“Il Colonnello Medico Dott. Giuseppe Chiara, anni 70, la sua consorte Giovanna Biondi, anni 55, il fratello del Colonnello, Avv. Francesco Chiara anni 67, la consorte signora Agata Grassi, di anni 66 entrambi provenienti da Catania erano morti sul colpo in un incidente automobilistico sull’Autostrada Firenze-Mare, allo svincolo di Pistoia.”, solo il figlio di Francesco, Salvatore, era rimasto in vita. L’incidente era avvenuto circa alle ore 13,30 di quel 5 ottobre, dopo la partenza da Barga, dall’appartamento del palazzo di famiglia. Tutti erano felici della bella dimostrazione d’affetto che il giorno precedente i barghigiani avevano tributato a Giovanna nel nome del padre Emilio Biondi. Poi l’articolo dà la notizia di cosa fu fatto a Barga per la memoria “Dell’illustre figlio della terra barghigiana.”.
La mattina del quattro, dopo la cerimonia, il Colonnello Chiara aveva accompagnato diverse autorità intervenute in visita a Casa Pascoli a Castelvecchio, mentre a Barga Giovanna Biondi s’intratteneva con tutti coloro che andavano a salutarla. Non parlava tanto del padre magistrato, se non velatamente delle sue ansie a dover giudicare il prossimo, ma della sua vita familiare accanto alla madre Carolina.
Ora tutto era già un ricordo senza la possibilità di un riscontro, magari a una domanda rimasta lì in sospeso, comunque la gente in genere stentava a credere che fosse successa una simile disgrazia, che solo il giorno successivo, tramite la stampa, si manifestò in tutta la sua dimensione.
Dice Sereni nel suo articolo che il Colonnello Chiara era affezionatissimo a Barga, che amava come amava sua moglie Giovanna. Aveva una forte considerazione del suocero Emilio, voleva bene a ognuno e comunemente era appellato “il Colonnello”.
Da Barga era partito per la camera mortuaria dell’ospedale pistoiese “Il Ceppo”, anche il sindaco Felice Menichini, assieme all’amica di Giovanna Biondi, Bruna Bertola e con loro anche il direttore del Giornale di Barga Bruno Sereni, incontrandosi con i parenti: il figlio di Giovanna e del Colonnello, il Dott. Prof. Angelo Chiara, assieme a un figlio dell’Avv. Francesco, giunto in nottata da Catania. Narra l’articolo che il figlio non ebbe un momento di cedimento di fronte a tanta disgrazia, anche durante il rito funebre che si tenne nel Duomo di Firenze, dove da Barga erano giunti sia il sindaco Menichini, che l’assessore Stefano Tognozzi, con il consigliere Mario Da Prato per la minoranza consiliare, poi ancora Sereni con il figlio Umberto, altre persone erano giunte a Firenze, chi con mezzi propri, altri con una corriera organizzata dal proposto Mons. Baroni e dalla Pro Loco di Pietro Marroni.
Chiudo questo lavoro di ricerca con la scritta che Emilio Biondi volle fosse pitturata sull’ingresso della sua casa, la quale ci chiarisce molto del suo pensiero umano:
Di Puri affetti e semplice costume,
Ricercò il vero, il bello amò innocente:
E passo l’età mia, tranquillo il cuore,
Sana la mente.
Barga MCMLI, a cura di E. B.
Dall’ode alla Musa di Giuseppe Parini.
(Fine della seconda e ultima parte)
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