Abitare

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Nubi

 

Non vi sarà mai cosa che non sia
una nube. Lo son le cattedrali
di vasta pietra e bibliche vetrate
che il tempo spianerà. Lo è l’Odissea,
che cambia come il mare. Se la riapri
sempre cambia qualcosa. Anche il riflesso
del tuo viso è già un altro nello specchio
ed il giorno è un dubbioso labirinto.
Siamo chi se ne va. La numerosa
nuvola che si disfa all’occidente
è nostra effigie. Incessantemente
la rosa si tramuta in altra rosa.
Sei nuvola, sei mare, sei l’oblio.
Sei anche tutto quello che hai smarrito.

Jorge Luis Borges

 

Borges mi porta sempre in dono viaggi inattesi nel mio immaginario: le nubi, il mare, l’Odissea, la rosa, il labirinto. Il cambiamento.

Io cambio casa due volte l’anno e l’estate è sempre a sud. Quest’anno parto più tardi del solito e così, in questi giorni ancora barghigiani, attraverso luoghi non “miei” e mi rendo conto di averli nel tempo assorbiti fino al midollo. Case, strade, libri, musica, fotografie di una storia non mia sono mescolati al mio sangue. È qui la magia e la fatica dell’abitare altrove da dove si è nati, saltare fuori da sé e respirare un’aria diversa.

Le cose che guardo sono fragili, forse, insignificanti, ma a me pare che mi sappiano svelare la chiave segreta di questo posto, a suo modo, altrettanto segreto, arcano, certamente bellissimo.

“Perché, dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore. La lampada del corpo è l’occhio; perciò, se il tuo occhio è semplice, tutto il tuo corpo sarà luminoso, ma se il tuo occhio è cattivo tutto sarà tenebre.”

(Vangelo Matteo 6,19-23)

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