Il dibattito che si è creato attorno ai ragazzi che si sono rifiutati di sostenere la prova orale della maturità ha assunto dei caratteri grotteschi.
Sto leggendo cose da far sanguinare gli occhi.
C’è chi vorrebbe tornare a spezzare le reni, chi addita i ragazzi come pavidi opportunisti, i soliti che invocano il ritorno dei bei vecchi tempi, chi è sempre schiavo volontario del proprio passato e pretende che sia recuperato a modello spartano per i giovani che in quanto tali sono ovviamente dei rammolliti.
Di tutto questo fiume reazionario vomitato sui ragazzi non rimane che un amaro distillato: il paternalismo. Ebbene sì, c’è sempre il pater di mezzo, quello stramaledetto fallo, il potere, messo sempre peggio e impermeabile ad ogni critica, anche la più ingenua.
Da qualunque prospettiva la si guardi, la rincorsa all’invettiva che tutti i paternalisti si sentono di scagliare contro i ragazzi è il sintomo delle contraddizioni che le istituzioni non vogliono ammettere ma dalle quali sono attraversate ormai da parecchio tempo, scuola in primis.
Dov’erano gli inquisitori quando la scuola veniva ridotta ad azienda costretta e oggi volontariamente abituata a vendersi sul mercato delle iscrizioni? Con chi se la stavano prendendo quando la centralità delle discipline e della cultura veniva sostituita dall’ideologia delle “competenze”, da quella roba che vuole lo studente un imprenditore di sé stesso, capitale umano, tirocinante infinito? Dov’erano i nostri intellettuali dei tempi andati quando finanziavano le scuole private, introducevano l’alternanza scuola-lavoro (lavoro gratuito), accorpavano gli istituti, sforbiciavano le risorse per l’istruzione, militarizzavano la scuola, accentravano il potere nelle mani dei presidi, esautoravano gli organi collegiali, riducevano la conoscenza ad abilità, la libertà di interpretazione all’esecuzione di procedure, l’esercizio della critica ad attività di tutoraggio?
Dov’erano? Dov’erano quando si andava delineando proprio questo modello di scuola-azienda fondata sulla logica stringente del merito individuale, del talento, della competizione?
È in questo deserto pedagogico e sociologico che i ragazzi sono stati costretti a farsi largo: alcuni vi resistono, altri lo abbracciano, altri ancora non sanno cosa fare, ci sono quelli che si immobilizzano, chi si arrende, chi grida aiuto sotto varie forme, ci sono questi ultimi poi che cercano di contestare il sistema in modo individuale rifiutandosi di completare l’esame.
Ebbene, che diritto abbiamo di dire ai ragazzi 𝑐𝑜𝑚𝑒 o addirittura 𝑠𝑒 esprimere il loro dissenso verso le procedure asfittiche e asettiche dell’attuale sistema di istruzione quando siamo stati proprio noi i primi a lasciare che ci distruggessero la scuola pubblica sotto gli occhi?
Dietro ogni protesta c’è sempre una proposta: siamo in grado di leggerla oppure ci nascondiamo dietro il dito giudicante della nostra autorità?
Andrea Salvoni
Guido
15 Luglio 2025 alle 9:45
Lucida analisi. Da condividere in toto, purtroppo. Ma ormai lo sappiamo: le contraddizioni sono da tempo il pane quotidiano dei nostri mediocri governanti. Bravo Salvoni. Che iddio volesse che la tua critica non fosse una voce nel deserto.
Gesualdo PIERONI
15 Luglio 2025 alle 11:01
” Le regole ” caro Andrea quelle che a te e ai tuoi compagni di partito stanno così strette, tanto da non perdere un solo attimo quando avete l’opportunità di trasgredirle ….. il resto è noia !!!
Gianmarco
15 Luglio 2025 alle 11:25
Caro Salvoni, e’ facile protestare e rimanere muti all orale Della maturita quando si ha la certezza Di essere promossi. Queste persone avrebbero protestato lo Stesso se non ci fosse quella sicurezza? Penso Di no. Purtroppo la scuola e I docenti sono cambiati si pagano i problemi del 68, gli studenti Che chiamano i docenti prof invece Che professori, addirittura gli chiamano per nome. Quando studiavo c era il rispetto per gli insegnanti, ci si Alzava in Piedi quando entravano in aula nonostante cosa si pensasse Di loro. Nessun insegnante imponeva o cercava Di imporre idee politiche come succede ora specialmente di sinistra. Ha ragione il colonnello Biondi nel suo articolo sul giornale Di Barga se si protesta si protesta per cose serie e si pagano le conseguenze, cosa Che non succede in Questo Caso. Caro Salvoni invece di sventolare la bandiera palestinese cerchi invece di far tornare il rispetto verso i docenti e verso la scuola.
Valter Ghiloni
15 Luglio 2025 alle 11:30
Non posso condividere quanto dice Andrea, se non in parte. Lo sfacelo, la distruzione del sistema, la ormai cronica disfatta della scuola è certamente un dato di fatto. Ma non è rifiutando il sistema, o meglio ancora sfruttando le pieghe delle regole (fiscalmente si chiama elusione) che si può cambiare il sistema. Se vogliamo lottare per cambiarlo devono essere intraprese altre strade. A quei quattro opportunisti che hanno eluso le regole, perchè di questo si tratta, ricordo solo che fuori c’è un mondo diverso, molto, ma molto più competitivo, nel quale un no può essere interpretato molto ma molto male. E, comunque, un paio di punticini in più nel finale male non gli avrebbero fatto. Poi, se vuoi il mio pensiero reale, la scuola dovrebbe tornare ad essere selettiva, non necessariamente tutti devono essere avvocati, ingegneri, medici, ma solo chi vuole veramente farlo ed ha forza e capacità per raggiungere il risultato. Ormai una laurea vale molto meno, in termini di preparazione, di un professionale di quaranta anni fa. Pensiero opinabile, ovviamente.
Lorenza Cardone
18 Luglio 2025 alle 16:06
Rimango sempre perplessa di quanto poco oggi ci si attenga al testo e ai fatti, forse il vecchio sistema scolastico (alzarsi in piedi, Buongiorno Professore) non è riuscito in uno dei compiti che oggi appare sempre più una missione impossibile: leggere un testo, una notizia, commentarla o solo esprimere un sentimento al riguardo senza necessariamente sentirsi obbligati a giudicarla: buona/cattiva, bianco/nero. riusciamo a polarizzarci anche di fronte a un fatto come questo: smidollati, bamboccioni/eroi.
E nel farlo leggiamo senza troppa attenzione, andando a cercare subito quello che riteniamo giusto e non vediamo proprio se c’è scritto qualcosa che non dà conferma al nostro pensiero.
Mancato rispetto delle regole – al momento attuale quello che hanno fatto questi ragazzi è assolutamente consentito e gli permette di essere promossi se hanno già raggiunto i punti necessari alla maturità.
Protesta senza alcuna conseguenza – e chi lo dice? il voto più alto alla maturità può voler dire una borsa di studio all’università, l’ammissione a un corso di laurea, la graduatoria in un concorso e un curriculum diverso.
Politica equivale a cosa sporca – la politica occuparsi di qualcosa che trascende noi stessi e riguarda la società che viviamo ogni giorno, discuterne in classe, cercare di appassionare i ragazzi a guardare oltre il loro orizzonte per mirare a qualcosa di più grande di “io, la mia famiglia il mio piccolo paese” – ma speriamo che questi ragazzi spendano la loro vita non solo a raggiungere un proprio traguardo personale ma qualcosina di più.
Han fatto bene, han fatto male ma davvero ci dobbiamo ridurre a questo? Hanno agito, prendiamone atto, si sono presi un loro spazio, proviamo a stare al fianco di questi giovani e non davanti a esprimere giudizi, dopo tutto chi siamo noi per farlo?
Gianmarco
19 Luglio 2025 alle 19:14
Completamente sbagliato. Gli studenti Di Ora pagano le conseguenze del disatro Che ha generato a livello di insegnanti il 68.
Lorenza come ho detto questi studenti avrebbero protestato se non avessero avuto la certezza di essere promossi?
Voti bassi o alti non cambia purtroppo nulla a livello di concorsi o borse Di studi. Conosco gente Che si e’ diplomata con il Massimo dei voti e nonostante cio nessuna borsa Di studio. Concorsi?? Per I concorsi be si potrebbe aprire un discorso a parte, conoscenze e iscrizione a determinati partiti, Toscana e Emilia Romagna sono il Classico esempio..
Questi studenti non hanno le palle per protestare in maniera forte e non subiscono conseguenze.
Io in piu sono favorevole alla divisa nelle scuole, cosi si evita Che studenti vadano a scuola vestiti in maniera inappropriata e si eviterebbero anche discriminazioni tra studenti agiati e meno agiati.
La politica Di sinistra Che molti insegnanti cercano Di inculcare nella testa degli studenti e’ sbagliata in primis e se non la pensi come loro vieni giudicato come un fascista ed e’ sbagliato.
Forza Meloni speriamo Che riesca a far tornare la scuola quella Che era.
Valter Ghiloni
23 Luglio 2025 alle 13:18
Qualche anno fa, ormai un paio di decenni e oltre, ebbi a dire ad una dirigente scolastica che dalla scuola primaria mi aspettavo che i miei figli imparassero a leggere, scrivere e far di conto… e mi prese per matto. Ma sono tutt’ora convinto che questo manchi. E in questo la tua parte iniziale è significativa. Ciò comporta poi tutte le conseguenze che emergono dopo, a tutti i livelli, nella gestione del rapporto studente scuola, lavoratore datore di lavoro e così via. Quanto al resto l’analisi è condivisibile, ciò che non lo è è il sistema che consente questo. Quanti secoli sono passati dal mio esame quando una risposta “satirica” al presidente mi è costata diversi punti sulla valutazione…E se non fosse stato che le prove sostenute mi davano ragione sarebbe potuta costare anche l’anno.