La mulattiera di Rampica, tra realtà e fantasia

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Da oggi il giornale di Barga online ha un altro e nuovo collaboratore, la signora Bruna Guidi che vive nel comune di Barga in loc. Domenichetti. Insegnate elementare adesso in pensione, prima che a Catagnana ha vissuto in giovane età anche ai Battisti e fino ad un anno fa, da quando si era sposata con Giovanni Biagi, ha abitato alle Case Operaie di Fornaci.
Le origini della sua famiglia sono però sicuramente legate alle tradizioni della vita della montagna barghigiana tanto che il padre Enrico Guidi è stato uno degli ultimi carbonai di Ponte di Catagnana. Molto di quello appreso nella nostra montagna si ritrova anche nei suoi scritti.
Si chiama Bruna Guidi, ma si firmerà d’ora in poi come Guina. Le diamo il benvenuto ed ospitiamo questo primo racconto tra verità e fantasia…

 

La mulattiera che passa da Rampica è lì da chissà quanti anni; le sue pietre sono antichissime e se potessero parlare racconterebbero con esattezza la storia, gli usi, i costumi della zona in un arco temporale molto vasto.

Delle popolazioni viventi sui nostri monti tantissimo tempo fa sono giunti fino a noi solo resti di vita vissuta, reperti litici che testimoniano una presenza umana antichissima, ma non ci dicono da chi furono fabbricati. (“Introduzione  ai Canti della montagna barghigiana “ di  M. V. Stefani).

Nella ricostruzione storica  è possibile risalire fino ai Liguri, dopo il territorio fu occupato dai Romani (180 a. C.). Una mulattiera di collegamento tra la zona pianeggiante e Sommocolonia si rese presto indispensabile anche perché questo paese diventò nel tempo un avamposto romano; quindi, forse, questa lastricata  fu costruita  più di duemila anni fa…. partendo probabilmente  dal Ponte verso Catagnana e su, fino a Sommocolonia. La prima pietra, la più antica, dovrebbe quindi essere stata posata giù, vicino alla Corsonna e ci potrebbe raccontare di essere stata pestata da migliaia di cavalli dei vari eserciti locali in lotta fra loro, da muli carichi di legna o carbone o prodotti di contrabbando provenienti dalla Lombardia (Emilia) o dal mare; da carri di tutti i tempi che sono stati per secoli l’unico mezzo di trasporto delle merci, insieme, oltre che ai muli, ad asini, cavalli e buoi.

In quanti anni sarà stata costruita ? Dove saranno state raccolte tante pietre simili ? Domande che  non troveranno mai risposte certe, ma solo ipotesi.

Il terreno   della zona è ricco di frane dormienti che possono aver  causato nel tempo  scivolate di sassi ed altro materiale verso Catagnana; anche un cimitero, forse quello di Sommocolonia,  ed alcune tombe liguri sono stati ritrovate sotto Rampica. Forse il terreno franò per un forte terremoto, la zona infatti ha subito nei secoli molte disastrose scosse (1625 -1650 – 1739 – 1740 – 1746 – 1902 – 1920).

Ma la nostra mulattiera c’era già? Forse sì, perché quasi sicuramente opera dei Romani .

In tempi relativamente più recenti essa, negli anni in cui i raccolti erano buoni, veniva percorsa quotidianamente da molte persone che andavano a vendere i loro prodotti ai mercati della zona, ma quando una carestia colpì il territorio per ben tre anni (1811 – 1812 – 1813 -)  la mulattiera venne quasi abbandonata. I vecchi chiamano ancora questo periodo “le cattive annate” e la bisnonna di mia madre affermava addirittura che gli anni di carestia furono sette.

Con l’Unità d’Italia calò o sparì del tutto anche il contrabbando e così l’abbandono della mulattiera fu quasi inevitabile. Le sue pietre non sono più state curate e, se necessario, rimesse al loro posto.

Se potessero parlare si lamenterebbero per gli scossoni che subiscono al passaggio dei mezzi moderni e per lo stato di abbandono in cui versano, eppure hanno servito l’uomo anche nei secoli più bui, attraversati da guerre, pestilenze e fame… Senza la nostra mulattiera i contadini della zona non avrebbero potuto scambiare con altri, anche al di là dei monti, i vari prodotti dei campi e dei boschi: patate, granturco, castagne, segale, legname, carbone…

Anche il medico poteva raggiungere le nostre case  con la carrozza, mentre in altri luoghi sperduti della Val di Corsonna non riusciva proprio ad arrivare e la gente moriva di stenti e di malattie.

Un vecchio canto locale recita così: “Quando il malato li manda a chiamare (il medico e la levatrice ), dicon :’La strada un’ c’è, falla finita , per te non vo’ a rimetterci la vita !’ “

Oggi, per fortuna , la nostra mulattiera è stata inserita in un progetto di recupero e speriamo che venga valorizzata adeguatamente e non solo a livello locale.

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