A Barga con l’inizio del Novecento la fotografia prende sempre più campo, così come in tutti i luoghi italiani e da noi vediamo che alcune persone, oltre a Valentino Bonaccorsi, iniziano questa pubblica professione. Da una Guida Itineraria d’Italia e di parte dei paesi limitrofi, uscita nel 1906, vediamo che a Barga si è affiancato a Bonaccorsi un altro pubblico fotografo e questi è Pietro Jacopetti, seppur ci sia la possibilità che anche altri, forse quattro o più, se non subito rispetto al citato anno, inizieranno la professione nella stessa Barga e questi erano Vladimiro Bertoi, Alfredo Stefani, Alfredo Da Prato e poi, a seguire, anche Giovanni Cecchini detto “Pentolino”.
È questo un tempo in cui, come vedremo, da noi la fotografia va assumendo anche un valore scientifico artistico o improntato all’immagine d’arte. Nel primo campo citiamo Michele Bertagna per i concreti e positivi esperimenti precursori la stampa di foto a colori, mentre nel secondo si evidenzia Giuseppe Magri, con foto dedicate ad aspetti storici dell’arte di Barga e paesaggi in genere, un tutto dove traspare il suo particolare sentimento d’artista. Di questi due personaggi avremo occasione di parlarne più avanti, aggiungendo che con loro si possono citare altri fotografi che, seppur non avessero svolto una pubblica professione in Barga, comunque hanno lasciato lavori fotografici di un buon livello e che si possono ammirare nel libro voluto dalla Fondazione Ricci “Barga in cartolina”, curato da Antonio Nardini e pubblicato l’anno 2003. Si tratta di A. Conti, Ugo Puccetti, Giovanni Simi, A. Canale, C. Togneri e Rino Santi, che potremmo definire fotografi occasionali.
Intanto restando su Valentino Bonaccorsi, vediamo che come famiglia forse era rimasto quasi solo perché si ricorda che la figlia Nelly, nata l’anno 1871, sposata con il dott. Ezio Lucignani, era morta a trentuno anni partorendo il primo figlio. Dell’altro figlio emigrato, Primo, non sappiamo niente. Valentino ha settanta anni, quando il 10 giugno 1913, lascerà questa terra, lasciando detto che sulla sua lapide, oltre ai dati anagrafici, ci fosse scritto quanto segue: “Valentino Bonaccorsi a memoria di se questo monumento volle”. La lapide si può ancora vedere al cimitero di Barga presso un edicola della Misericordia.
Per dire ancora della professionalità raggiunta da Valentino Bonaccorsi da una pubblicità apparsa su di un numero del giornale locale La Corsonna del 1909, apprendiamo che si definisce premiato con medaglia d’oro e diploma d’onore all’Esposizione Campionaria di Palermo. Inoltre, che produce istantanee a bambini, qualunque sia il numero e l’età, a “stampa moderna inalterabile”. Poi, che nel suo “stabilimento fotografico”, si possono avere ingrandimenti pagabili a rate mensili, foto su ceramica per monumenti funebri, “ritratti per reclame a prezzi popolari, e gratuiti per pose artistiche da esposizione”, ecc.
Da uno studio dello scrivente pubblicato il 2 novembre 2019 su Il Giornale di Barga online: “Il Comune di Barga all’inizio della Guerra 1915-18 – Socialità, commerci e professioni”, nella quinta e ultima parte, parlando del barghigiano Alfredo Stefani, condirettore con il fratello Italo del giornale locale La Corsonna, così lo descrive:
“per ultimo lasciamo l’attività di Stefani Alfredo, di là dalle altre che aveva in testa, che ora lo vediamo in una veste nuova: il fotografo, con un suo studio in via del Duomo n. 5. La storia di questo studio fotografico ci dice che prima fosse gestito da Vladimiro Bertoi, passato a Da Prato Alfredo e da questi allo Stefani proprio in questo 1916. Comunque, nel ricordato anno c’è anche un altro studio fotografico sfuggito al censimento dell’Annuario ed è quello Jacopetti in via Giannetti, che già era stato condotto dal ricordato Alfredo Da Prato e ora gestito da Giuseppe Lenzi”.

Quando Alfredo Da Prato si sposterà in Via del Duomo, dove inizierà a operare anche Alfredo Stefani, lo Stabilimento Fotografico di Via Giannetti, qui sopra ricordato, passerà a Giuseppe Lenzi. Si ricorda che in questo studio operò anche per un certo periodo Alfredo Stefani, già prima di Da Prato, come dichiara questa sua pubblicità del 1912.

Pubblicità dello Stabilimento Fotografico di Alfredo Stefani in via Giannetti a Barga, dove si dice che fosse stato già di Jacopetti.
Questo studio fotografico più avanti lo rincontreremo quando parleremo direttamente di Pietro Rigali
Abbiamo detto di uno studio al N. 5 di Via del Duomo e questo potrebbe essere stato quello di Vladimiro Bertoi, la cui attività ebbe vari passaggi di conduzione.
Si è detto dello studio Jacopetti in via Giannetti, posto all’incrocio con quella di Borgo, poi gestito da un Lenzi e di quest’ultimo gabinetto fotografico abbiamo anche una foto che mettiamo a seguire.

Andando avanti con le nostre note che ci porteranno al fotografo Pietro Rigali cui si dedica tutta questa ricerca, vediamo in un Annuario Toscano del 1923 che i fotografi censiti a Barga sono Pietro Jacopetti e Vladimiro Bertoi, probabili proprietari di un loro studio poi affidato ad altre persone.
In altro Annuario Generale D’Italia dell’anno 1933, abbiamo una prima visione dei fotografi su tutto il territorio comunale, infatti, alla specifica voce ecco apparire per Barga ancora Jacopetti Pietro e Bertoi Vladimiro, mentre a Ponte all’Ania opera un certo Pellegrini e a Fornaci di Barga un Rigoli (Rigali?) Antonio.
Nel corso del Novecento, ovviamente, i fotografi hanno preso campo anche nei centri maggiori del territorio comunale di Barga. Alcuni di loro, come il barghigiano Vladimiro Bertoi, sono stati ricercati da scrittori che hanno intrapreso pubblicazioni a livello nazionale che parlano di Giovanni Pascoli, segno che lo stesso Bertoi fosse un buon professionista, parimenti possiamo dire di altri, specialmente del fotografo Giuseppe Magri.

Per quanto si è detto ora, va rilevata una cosa importante, ossia, che il fotografo, seppur facesse delle belle immagini, spesso con un importante senso dell’arte, non era ritenuto a tutto titolo un artista ma un artigiano cui magari poter “sottrarre immagini”, nel senso che diremo. Faceva ritratti, gruppi di famiglie, bei panorami, foto a opere d’arte, ecco l’appunto cui si allude, molte volte pubblicate in libri senza essere citati; ci si appropriava dei loro lavori, che poi magari erano citati in appendice senza nominare i suoi e vari autori. Vero che non sempre era così, però molte volte ciò è chiaro. Qualcuno accortosi di questo agire finì per porre la sua firma su alcune lastre che poi tornava evidente nella stampa fotografica, com’è il caso di Giuseppe Magri. Di questo fotografo ne parleremo nel prossimo e ultimo articolo del nostro lavoro.
Fine terza parte – continua)
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