Arandora Star

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E’ uscito oggi, sul giornale lucchese online Lo Schermo.it (che ringraziamo per averci concesso di pubblicarlo anche sulle nostre pagine) un bellissimo articolo del nostro concittadino Vittorio Lino Biondi, dedicato alla tragedia dell’Arandora Star; una rticolo scritto dopo un suo viaggio in Irlanda e che come barghigiani, come popolo che ha versato un pesante tributo a quella tragedia, ci sentiamo di condividere ringraziando ancora una volta Lo Schermo e l’amico Biondi.

 

 

Una gita agostana, pianificata da un gruppo di amici del mare, giusto per far stare insieme i figli, mi ha portato sei giorni in Irlanda.

Dopo un paio di giornate passate a girovagare tra paesaggi bellissimi della pianura irlandese, il terzo giorno era prevista una sosta a Galway, una città della costa occidentale davanti alle Isole Aran che avremmo visitato il giorno successivo.

Ma l’occasione era troppo allettante. Mi sgancio dal gruppo per una mattinata con l’appuntamento all’albergo che avevamo fissato e mi prendo la giornata libera per me e la mia famiglia.

Destinazione Nord.

Volevo raggiungere un piccolissimo paesino sulla costa nord, Ballycastle, nella contea di Mayo. Un paesino così piccolo, che anche il navigatore faceva fatica a trovare.

Un viaggio non da poco, 170 km di stradine strettissime, interne, e soprattutto con la guida a sinistra…!

Ma ci siamo arrivati.

Quando la Storia chiama, si risponde. E questa storia è una storia italiana di dolore; italiana ma non solo. E’ una storia che si chiama Arandora Star.

L’ Arandora Star era una nave da crociera britannica requisita per esigenze belliche dalla autorità militari del Regno Unito. In seguito alla dichiarazione di guerra che il governo fascista emise nei confronti del Regno Unito, Churchill dette ordine di catturare tutti i cittadini italiani residenti nell’isola, sospettati di essere potenziali spie o comunque simpatizzanti dell’Italia, quindi nemici a tutti gli effetti. La stessa cosa avveniva in tutti gli altri paesi in questi casi, noi compresi. Insieme agli italiani furono catturati i cittadini tedeschi e austriaci residenti.

Erano molti. La comunità italiana poi era integratissima.

Fu una vera tragedia. Vite spezzate.

Furono riuniti in un campo di concentramento  a Whart Mills, vicino a Liverpool, da dove sarebbero salpati per il Canada. Per il trasporto fu scelta una nave da crociera, la Arandora Stars, requisita per esigenze militari.

Fu caricata, in dispregio a qualsiasi norma di sicurezza marina, al massimo della potenzialità, stivando i prigionieri sottocoperta.

Il 2 luglio 1940, di notte, al largo delle coste irlandesi, la Arandora Stars fu intercettata da un sommergibile tedesco, lo U-Boot tedesco U-47 comandato dall’asso dei sommergibili Günther Prien, che erroneamente la scambiò per una nave da guerra, a causa della sua livrea grigia, del fatto che la navigazione notturna fosse senza luci e grazie anche alla assoluta mancanza di contrassegni di alcun genere.

Un solo siluro fu sufficiente.

Poi il sovraccarico bestiale, il rapporto critico scialuppe /imbarcati, la gestione disastrosa dell’emergenza, che vide addirittura un Comandante tedesco prigioniero, Otto Burfeind della nave tedesca Adolph Woermann, prendere in mano la situazione e dirigere le operazioni di evacuazione nave, coadiuvando il comandante inglese….

Ma ugualmente vi furono 865 vittime. Moltissimi prigionieri e anche soldati di guardia inglesi.

Il governo inglese, responsabile per la gestione disumana della navigazione, non ha mai chiesto scusa per questa tragedia” provocata” da una navigazione assolutamente fuori da qualsiasi norma di sicurezza marina. Ma questa è un’altra storia.

Molte vittime venivano dall’Appennino, 15 di essi dal mio paese, Barga; morirono tutti.

Le vittime furono ritrovate sparse sulle coste scozzesi, sulle isole Ebridi e sulle coste nord occidentali dell’Irlanda.

Durante il mio viaggio in auto, riesco a contattare ( potenza della rete!) Maura Maffei, una delle autrici di libri sull’argomento -“Quel che abisso tace”- che ha avuto un parente disperso su quella nave.

L’autrice mi indica alcuni paesini della costa, dove la pietà degli irlandesi ha avuto il sopravvento sulla crudeltà della guerra e hanno provveduto a tumulare i prigionieri spiaggiati sulle coste. In alcune città hanno costruito addirittura delle cappelle ricordo.

Per me, il punto relativamente più vicino, è Ballycastle.

Dopo due ore di viaggio, arrivo in mezzo a quattro case lungo una strada, di fronte l’Oceano Atlantico. Praticamente la Finisterre dell’Irlanda.

Nessuno in giro. All’ufficio postale, che fa un po da tutto, pub, market ecc, una signora capisce il mio inglese militare ( li parlano quasi esclusivamente il gaelico…!) e mi indirizza al cimitero, spiegandomi che in effetti, un morto della nave è sepolto ancora lì, nel “left corner”. Mi fa capire che, al tempo, lì misero anche alcuni resti dei prigionieri raccolti sulla spiaggia, in quel punto.

Cerco di chiedergli dove poter acquistare un mazzo di fiori. Mi guarda come se fossi matto, e mi indica i numerosi fiori lungo le strade; il suo gesto inequivocabile con la mano destra mi dice che posso prenderli. Faccio un mazzolino.

Al cimitero, in un angolo isolato a sinistra, in effetti trovo una tomba solitaria di un soldatino inglese. Isolata completamente dai “residenti” di BallyCastle.

Il “Private” E.G. LANE del “The Devonshire Regiment”, matricola 5619142, morto effettivamente il 2 luglio 1940 alla età di 21 anni.

Il soldato Lane era uno di quelli destinati al servizio di guardia dei prigionieri. Anche lui imbarcato. Anche lui morto annegato il 2 luglio 194°. Assieme agli altri 800 e passa trasportati.

Uno scherzo della guerra, uno di quei tanti.

Il mio mazzolino di fiori vale per tutti loro.

Il mio viaggio in Irlanda ha avuto il suo scopo. La Arandora Star siamo tutti noi.

 

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