Castagni e funghi di Renaio. Intervista a Ettore Benedetti

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Potrebbe essere quasi scontato dire: chi è Ettore Benedetti? Infatti, chi è attento alle cose che si muovono in Valle, intesa come realtà che si apre da Ponte a Moriano sino alla foce Carpinelli, probabilmente ha già sentito nominare il suo nome o più semplicemente lo conosce, sia per la sua attività all’interno dell’Asl Toscana nord-ovest, dove è incaricato di sicurezza alimentare e micologia, ma anche per la sua passata attività di amministratore.  Assessore alla Comunità Montana della Garfagnana e al Comune di Castiglione di Garfagnana, in entrambi gli impegni, si dirà politici, sempre svolgendo un’attività positivamente costruttiva; per Castiglione contribuendo alla valorizzazione delle sue più importanti figure storiche, che oggi ne arricchiscono l’identità culturale ma curando anche l’ingresso dell’antico castello lucchese tra i Borghi più belli d’Italia.

Recentemente ha dato alle stampe un bel libro, di cui il Giornale ne ha già parlato, ma ora desideriamo conoscere meglio Benedetti e con lui approfondire ciò che ha mosso quest’interesse per gli alberi monumentali e nel caso, di quelli della nostra montagna, i castagni e i loro funghi, argomento a noi barghigiani molto piacevole e che ben si compendia nel libro: “I castagni monumentali di Renaio e i loro funghi”.

Prima di porgli alcune domande ricordiamo ai lettori che Ettore Benedetti, oltre al lavoro all’Asl, ha una sua attività culturale che si fa esplicita e si distingue all’interno del direttivo del Gruppo Micologico e Naturalistico Lucchese, come anche nell’Associazione Amici del Castagno di Pratofosco. Inoltre, è vice presidente della Pro-Loco di Castiglione Garfagnana, il paese che, nonostante la nascita a Viareggio avvenuta nel 1964, lo contraddistingue per i saldi legami familiari che affondano le radici nella sua storia. Sposato con la maestra Amarita Marchetti, abita a Filecchio, lo abbiamo incontrato e dopo uno scambievole e caloroso saluto ecco la prima e quasi scontata domanda che gli abbiamo posto:

Quando è nata la tua passione per gli alberi monumentali?

Negli anni 90, trovai in una libreria un libro di Valido Capodarca (un pioniere dei cercatori di alberi) dal titolo “Toscana Cento alberi da salvare”, da quel momento, via via, aumentò il mio interesse per l’argomento ed iniziai a visitare prima alcuni esemplari delle nostre zone, poi in Toscana e piano piano ho visitato esemplari un po’ in tutta Italia.

Perché hai voluto dedicare questo libro ai castagni e funghi di Renaio?

Sono stati tra i primi esemplari da me conosciuti e visitati. Come dico nella premessa “La loro storia secolare e il loro aspetto possente mi hanno affascinato sempre di più facendo nascere in me il desiderio di raccontarli.” Renaio è anche un “posto” da funghi e i funghi hanno importanti legami con l’albero del castagno. 

Qual è l’esemplare o quali alberi hanno maggiormente colpito la tua attenzione?

L’albero che mi ha sempre affascinato è l’esemplare chiamato “Capanno del Marchi”, per la sua forma particolare, presenta infatti una grossa cavità interna, accessibile, in grado di ospitare diverse persone e per  l’uso che ne veniva fatto, ovvero quello di capanno di caccia.

Interessanti sono poi il Castagno di Annibale, al quale è legata una leggenda sul condottiero cartaginese e il Castagno di San Paolino, vicino all’omonima chiesa dalla quale ha preso il nome.

Molto belli e giganteschi sono poi gli esemplari che si trovano a Cima Abetaio: quattro grossi castagni, il più grande dei quali presenta una circonferenza di m 11,60.

Infine i due castagni che si trovano nel paese fantasma di Bacchionero: il Sindaco e il Nascondiglio, così chiamati per storie ed usi a loro legati.

Merita secondo te che i luoghi dei castagni o nel senso più largo, la montagna di Barga, sia maggiormente valorizzata?

Sicuramente. Renaio è già conosciuto e famoso per le castagne e per i funghi. Gli esemplari di castagni monumentali possono rappresentare un valore aggiunto. Come pure le bellissime faggete.

Credi che oltre agli esemplari di castagni di cui parli nel libro, celebre quello dell’Eva, ce ne possano essere altri che forse erano sfuggiti alla tua attenzione?

Ho cercato di descrivere gli esemplari più noti e più grandi presenti a Renaio, Cima Abetaio e Bacchoionero.

Ciò non esclude che da qualche parte possano nascondersi altri esemplari ragguardevoli.

Un’ultima domanda o richiesta ce la suggerisce la dedica con cui apri il libro: A Lorenzo Marchetti che tanto frequentò questi luoghi. Ci vuoi dire dunque qualcosa di tuo suocero?

Lorenzo Marchetti frequentava assiduamente queste zone soprattutto nella stagione dei funghi che per lui rappresentavano una grossa passione. Mi piace raccontare questo aneddoto: ormai anziano e con una deambulazione non certo ottimale, si recò nelle faggete intorno al Col del Vento alla ricerca di funghi. Al calare della sera, poiché si era allontanato un po’ troppo, non riuscì a ritornare all’auto.

Non vedendolo rientrare furono allertate le forze dell’ordine e si attivarono le ricerche. Nella tarda mattinata del giorno successivo, al culmine delle stesse, lui tranquillo, apparve e si presentò ad alcuni soccorritori dicendo: “Scusate! Ma chi state cercando?”. Possiamo ben comprendere la reazione di questi… 

Grazie Ettore e restiamo in attesa di altri tuoi lavori. 

 

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