In margine della mostra «la Nuova Barga». Villa Caproni a Barga: il fregio più bello dell’800

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All’ingresso della Fondazione Ricci, nella Villa Caproni in via Roma a Barga si trovano due pezzi di un fregio in gesso, con due scene ben riconoscibili. Si tratta dell’ingresso di Alessandro Magno a Babilonia, fregio realizzato dallo scultore danese neoclassico Bertel Thorvaldsen (1770-1844) per Napoleone Bonaparte.

Il gusto di Napoleone per Giulio Cesare, i Faraoni e Alessandro Magno servivano ad enfatizzare il suo ruolo come imperatore e re. I gessi rappresentano: a sinistra il corteo con gli astronomi, con davanti i regali per Alessandro: cavallo, leone e pantera. Sul bordo destro del gesso (cast) si legge la firma della ditta: «Caproni cast Boston». La lastra destra rappresenta il cavallo Bucefalo tenuto da due scudieri dietro due soldati.

I fratelli Pietro e Emilio Caproni di Barga, emigrati a Boston negli anni 70 dell’800 avevano creato un’attività di riproduzioni di qualità per le scuole d’arte, importanti università e musei negli Stati Uniti e all’estero. L’azienda era stata sotto la loro proprietà dal 1892 al 1927, anno della vendita e fino a un anno prima della morte di Pietro. È rimasta un marchio di qualità tanto che tutt’oggi esiste ancora una piccola galleria allestita al 105 di Salem Street a Woburn, nel Massachusetts, dove i pezzi sono tutti realizzati a mano, continuando cosi ad utilizzare i metodi tradizionali della colata in gesso per poi essere spediti in tutto il mondo. I famosi cataloghi dei Caproni, oggi di libero accesso, fanno capire quanto fu ricca e diversificata la loro produzione di copie di opere d’arte classiche e neoclassiche. Pietro, noto per la sua eccezionale abilità nel realizzare riproduzioni di qualità, viaggiò per l’Europa realizzando stampi direttamente dai capolavori dei più noti musei come il Louvre, il Vaticano, gli Uffizi, il Museo Nazionale di Atene e il British Museum. Dopo che suo fratello Emilio si trasferì a Boston nel 1900, i due fondarono la Galleria Caproni al 1920 di Washington Street, che ospitava oltre 2.500 calchi.

Il fregio Thorvaldsen caposaldo dell’arte neoclassica. L’opera è nota in più versioni: l’originale, in stucco, si trova nella Sala delle Dame al Palazzo del Quirinale e fu realizzato nel giugno 1812 in occasione della visita di Napoleone a Roma. Tuttavia Bonaparte fu costretto a rinunciare al viaggio, a causa della disastrosa campagna di Russia, ma ordinò una riproduzione in marmo per il Pantheon della capitale francese, che tuttavia non arriverà mai a destinazione. Nel 1818 la commissione venne rilevata dal Marchese Giovan Battista Sommariva per la sua residenza di Villa Carlotta a Tremezzo (lago di Como). Accanito sostenitore di Bonaparte, il Marchese era un uomo d’affare astuto ed avido. Il fregio è tuttora in loco, al secondo piano del Museo di Villa Carlotta, e si compone di trentatré lastre che illustrano la storia antica e contemporanea: Napoleone è un nuovo Alessandro e Roma una nuova Babilonia.

La leggenda narra che il re Filippo il Macedone, padre di Alessandro, avesse acquistato un cavallo tanto straordinario quanto impossibile da domare e volesse restituirlo al venditore. Il giovane Alessandro, ancora adolescente, fu l’unico capace di montare l’animale, capendo che la causa della irrequietezza era la paura della sua stessa ombra. Lo chiamò Bucefalo. In omaggio alla passione di Alessandro, per primi gli vengono offerti dei magnifici cavalli, seguiti da belve feroci, pantere e leoni, portate alla catena dai loro domatori. Dietro il corteo dei doni compaiono tre vegliardi dall’aria assorta: sono i magi, i sacerdoti della religione più diffusa nell’impero persiano, lo Zoroatrismo. Accanto un astronomo raffigurato con il globo in mano, a indicare la sua capacità di interpretare il corso degli astri e predire il futuro, ricordandoci che l’area della Mesopotamia fu la culla dello studio dei moti celesti fin dal III millennio avanti Cristo.

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